Siria: la Russia, il summit turco e la malafede degli interlocutori.

[su_quote style=”flat-light”]Da quando sono entrato in politica, ho avuto modo di raccogliere opinioni in privato da molti personaggi importanti negli Stati Uniti nel campo del commercio e della produzione, ognuno mi ha confidato che ha paura di qualcuno, ha paura di qualcosa.

Sanno che c’è un potere organizzato in qualche luogo, così sottile, così attento, così collegato, così invadente, così pervasivo, tanto che ritenevano era meglio non parlare di quel potere se non con circospezione qualora se ne parlava in termini di critica o di condanna .[/su_quote]

Così diceva – Woodrow Wilson, accademico americano , uomo politico e 28° presidente degli Stati Uniti (source).

Ma allora era l’inizio del 1900, stupisce che oggi le cose sono peggiorate: i potentati travalicano i poteri dei leader politici dei singoli stati e gli stati agiscono in maniera illegale mettendo in atto violente e indebite ingerenze nella vita politica di altri stati sovrani.  E’ una lotta senza quartiere per il profitto e per il predominio che lascia da parte ogni altra considerazione etica e morale adottando il metodo della dissimulazione per prevaricare i principi democratici e le costituzioni.

Benchè additato continuamente come lo ‘zar’ dai media ‘liberi’ ma proni al potere, il presidente russo Vladimir Putin è stato l’unico al Summit di Antalya ad aver avuto il coraggio di dire qualcosa che ‘tutti sanno’ ma che ‘non è conveniente’ dire. Non male per un presidente accusato da Stati Uniti e Canada di ‘bullismo’…

Della circostanza ci riferisce l’articolo della Stampa del 17 nv. 2015  intitolato ‘ La verità scomoda di Putin: “All’Isis soldi da Paesi del G20 ‘ : Putin nel corso del summit del G20 (in Turchia) «ha rivelato che sauditi, Qatar, Emirati e Turchia sono implicati in finanziamenti “privati” al terrorismo e complicità nel traffico illegale di petrolio e che lo Stato Islamico “si alimenta” in una zona grigia di complicità finanziarie che include cittadini di molti Stati». La delegazione russa ha consegnato agli altri delegati un dossier contenente dati sul finanziamento dei terroristi.

I dati sono tratti da informazioni che il Dipartimento del Tesoro americano che ha raccolto nel 2013 e che hanno portato, nella primavera 2014, a pubblicare un rapporto che chiama in causa «donazioni private» da parte di cittadini del Qatar e dell’Arabia Saudita trasferite a Isis attraverso il sistema bancario del Kuwait.

Alla fine del vertice, Putin rivolgendosi ai giornalisti nella conferenza stampa finale , ha così sintetizzato:

[su_quote style=”flat-light”]Isis è finanziato da individui di 40 Paesi, inclusi alcuni membri del G20.[/su_quote]

In verità, la Russia diplomaticamente, ha lanciato accuse mitigate.

Infatti, Putin ha detto che il finanziamento di ISIS avviene tramite un coinvolgimento di ‘privati’ mentre il supporto è molto più esteso e conosciuto ai governi: è noto da tempo che l’Arabia Saudita ha addirittura organizzato ponti aerei per trasferire militanti jadisti in Siria per farli combattere contro l’esercito siriano. Non è credibile che la monarchia non sapesse. Ryad ha aperto le porte delle carceri a delinquenti comuni chiedendo in cambio di sposare la causa anti-Assad e che ha provveduto alle paghe dei mercenari mandati in Siria attraverso la Turchia. La Turchia commercia correntemente con il petrolio dell’ISIS e carichi di armi sono stati intercettati in frontiera in più di un’occasione contrapponendo pericolosamente servizi segreti e guardie di frontiera che hanno avuto la peggio.

Il motivo per cui Putin non ha accusato più chiaramente la casa reale saudita e gli altri imbroglioni è evidente: sarebbe stato sciocco e non produttivo. Per una composizione pacifica della crisi siriana occorre la collaborazione di tutte le parti, anche dei nemici. Non è possibile una schiacciante vittoria militare sul campo tale da assicurare una pace duratura.

In definitiva è più auspicabile una pace vicina che l’incerto ritorno ad una sovranità piena. Meglio prendere tempo e non umiliare i nemici altrimenti si rischia di rimanere ‘impantanati’ nella prospettiva di esiti incerti ed in una guerra senza esclusione di colpi e  la Russia non può permetterselo.

Nella conferenza stampa finale Putin ha parlato anche del lucroso traffico del petrolio venduto a ‘buon prezzo’ attraverso la frontiera turca.

La dimensione di questo traffico è tale che non è possibile che il governo turco non sappia.

Ha detto Putin :

[su_quote style=”flat-light”]Ho mostrato ai vostri colleghi foto scattate dallo spazio e da aerei che dimostrano chiaramente l’entità del commercio illegale di petrolio e prodotti petroliferi[/su_quote]

Ed ha aggiunto:

[su_quote style=”flat-light”]Il corteo di veicoli di rifornimento si estendeva per decine di chilometri, in modo che da un’altezza di 4.000 a 5.000 metri si la colonna di veicoli va oltre l’orizzonte” – ed ha proseguito – ‘’Non è il momento giusto per cercare di capire quale paese è più e che è meno efficace nella battaglia con Stato islamico, come ormai uno sforzo internazionale unita è necessaria contro il gruppo terroristico.[/su_quote]

Il che, ‘tradotto’, starebbe a dire: ‘’ non infierisco più di tanto dato che dobbiamo cambiare rotta e unirci contro il terrorismo in uno sforzo internazionale, perché della situazione attuale, ormai insostenibile non ne beneficia e non ne uscirà indenne nessuno”.

Il nostro è un mondo imperfetto in cui per  la pace servono punti di unione anche se si conosce la malafede degli interlocutori.

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