Le elezioni presidenziali siriane sono previste entro il corrente anno. Secondo l’attuale legislazione del Paese, dovrebbero svolgersi tra il 16 aprile e il 16 maggio, anche se a tutt’oggi, la loro data esatta non è stata ancora determinata, probabilmente anche a causa di problemi di varia natura, compreso la crisi sanitaria.
Tuttavia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia, per esprimere la loro disapprovazione, non hanno aspettato che le consultazioni si svolgessero. Questa volta lo hanno fatto prima.
Inoltre, dicono: “Le proposte di elezioni presidenziali in Siria quest’anno non saranno libere o eque e non dovrebbero portare ad alcuna normalizzazione delle relazioni tra la comunità internazionale e il regime siriano…(..)
Ma vediamo di che si tratta…
I suddetti cinque paesi hanno preparato una dichiarazione unitaria, in cui – oltre che riprendere la falsa narrativa della rivoluzione di popolo (vedi qui e qui), sconfessata a suo tempo dagli stessi attori (e che non è sostenuta più neanche dalla stessa Arabia Saudita e Qatar) – dicono:
“Le proposte di elezioni presidenziali in Siria quest’anno non saranno libere o eque e non dovrebbero portare ad alcuna normalizzazione delle relazioni tra la comunità internazionale e il regime siriano. Qualsiasi processo politico richiede la partecipazione di tutti i siriani, compresa la diaspora e gli sfollati, a tutte le voci sono state ascoltate ” (..)
inoltre, nella stessa si legge che essi auspicano “una soluzione pacifica [al conflitto] che protegga i diritti e la prosperità futura di tutti i siriani”.
ed infine affermano:
“Continuiamo a chiedere con forza un cessate il fuoco a livello nazionale e un accesso illimitato agli aiuti ai bisognosi lungo tutte le rotte possibili”.
Questa dichiarazione è fatta ‘a prescindere’: esprime un giudizio aprioristico e colpisce un paese dignitoso in forte difficoltà.
Lo scopo del testo è ben preciso: è screditare le elezioni stesse prima che si svolgano. Più chiaramente: l’obiettivo è quello di accentuare proprio il conflitto che si dice di voler spegnere.
La comunità internazionale sa bene che la cosiddetta opposizione ormai è costituita solo dai mercenari filo-turchi e da Tharir al Sham, che hanno legame con al Qaeda.
Quel che è più grave è che delegittimare le elezioni vuol dire auspicare che si svolgano attentati e che ci sia una recrudescenza delle ostilità, è un preciso segnale alle ‘cellule dormienti’.
Queste cellule sono – per esempio – ad Aleppo dove è noto che è stato costituito un gruppo di infiltrazione, pronto a muoversi al momento opportuno. Questo gruppo si chiama ‘The Youth of Aleppo al-Shahba’ Squadron for Special Assignments’ e che è dedito ad attività di spionaggio e operazioni ostili contro il governo siriano e gli alleati all’interno della città di Aleppo.
Quindi, l’appello occidentale non costituisce un ‘appello alla democrazia’ ma un invito ad una resa incondizionata, affinche si compia il regime change’ in armi ordinato con l’ausilio di Arabia Saudia e Qatar.
I paesi firmatari della dichiarazione congiunta, sono parti in causa nel conflitto siriano perchè hanno supportato direttamente i militanti (le forze speciali occidentali hanno addestrato i ribelli in Turchia ed ad al Tanf ) e hanno supportato le sanzioni, il che – in un paese in guerra contro l’ISIS e contro terroristi riconosciuti a livello internazionale -, è chiaramente un crimine internazionale).
Inoltre, è da notare che l’invito a far votare anche la diaspora sembra soffrire di grave amnesia, dato che le passate elezioni sono stati proprio i paesi occidentali a non far votare presso le ambasciate o a chiuderle, come in Italia (l’ambasciata siriana in Italia è a Vienna…).
In Siria dal 2012 vige il multipartitismo e chiunque può presentarsi come candidato, a patto che non sia implicato il crimini contro la collettività e atti di terrorismo.
Ma ovviamente tutto questo non importa.
In altri termini, i paesi occidentali che non permetterebbero mai ciò che è accaduto in Siria contro i proprio governi, nel caso della Siria auspicano la presa del potere tramite l’elezione di uomini di proprio gradimento. Altrimenti in ogni caso, essi diranno che le votazioni non sono valide.
E’ da osservare che gli Stati Uniti invitati ai negoziati di pace di Astana, mai hanno accolto l’invito, semplicemente perchè escludono un finale che non sia quello deciso da loro stessi.
Vale la pena segnalare che lo stesso giorno l’ambasciatore russo a Londra, Andrei Kelin, ha esortato i paesi occidentali a prendere parte alla ricostruzione del paese invece che persistere ad esercitare la pressione delle sanzioni, che ovviamente sono destabilizzanti, portano corruzione e genererebbero il malumore della popolazione verso qualunque governo.
patrizioricci by @vietatoparlare
Ecco la dichiarazione congiunta :
La seguente dichiarazione è stata rilasciata dal Segretario di Stato degli Stati Uniti Antony J. Blinken, dal ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian, dal ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas, dal ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio e dal ministro degli Esteri britannico Dominic Raab in occasione del 10- anniversario della rivolta siriana:
La giornata di oggi segna dieci anni da quando il popolo siriano è sceso pacificamente in piazza chiedendo riforme. La risposta del regime di Assad è stata di una violenza spaventosa. Il presidente Assad ei suoi sostenitori hanno la responsabilità degli anni di guerra e delle sofferenze umane che seguirono. Lodiamo le persone e le organizzazioni coraggiose che negli ultimi dieci anni hanno smascherato la verità dalla Siria, documentato e perseguito abusi, atrocità di massa e gravi violazioni del diritto internazionale per ritenere i responsabili responsabili e fornire assistenza vitale alle comunità. Quel lavoro resta essenziale.
Dopo anni di conflitto, corruzione diffusa e cattiva gestione economica, l’economia siriana è a pezzi. Più della metà della popolazione, quasi 13 milioni di siriani, dipendono dall’assistenza umanitaria. I milioni di rifugiati siriani, generosamente ospitati dai vicini della Siria, Turchia, Giordania, Libano, Iraq ed Egitto, nonché gli sfollati interni non possono ancora tornare a casa senza timore di violenze, arresti arbitrari e torture. Il continuo conflitto ha anche creato spazio per i terroristi, in particolare Daesh, da sfruttare. Prevenire la rinascita di Daesh rimane una priorità.
È imperativo che il regime ei suoi sostenitori si impegnino seriamente nel processo politico e consentano che l’assistenza umanitaria raggiunga le comunità bisognose. Le elezioni presidenziali siriane proposte quest’anno non saranno né libere né eque, né dovrebbero portare a qualsiasi misura di normalizzazione internazionale con il regime siriano. Qualsiasi processo politico richiede la partecipazione di tutti i siriani, compresi la diaspora e gli sfollati, per consentire a tutte le voci di essere ascoltate.
Noi ministri degli Esteri di Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Stati Uniti non abbandoneremo il popolo siriano. Le nostre nazioni si impegnano a rinvigorire la ricerca di una soluzione pacifica che protegga i diritti e la prosperità futura di tutti i siriani, sulla base della risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. L’impunità è inaccettabile e continueremo fermamente a premere per la responsabilità per i crimini più gravi. Continueremo a sostenere l’importante ruolo della Commissione d’inchiesta e del meccanismo internazionale, imparziale e indipendente. Accogliamo con favore gli sforzi in corso da parte dei tribunali nazionali per indagare e perseguire i crimini commessi in Siria all’interno della loro giurisdizione. Non tollereremo il mancato rispetto della Convenzione sulle armi chimiche da parte della Siria e sosterremo pienamente il lavoro dell’OPCW a tale riguardo.
A tal fine ribadiamo il nostro fermo sostegno all’inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria, gli sforzi di Geir Pedersen per fornire tutti gli aspetti della risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite come l’unico modo per risolvere questo conflitto. È essenziale compiere progressi chiari verso un processo politico inclusivo e porre fine alla repressione del popolo siriano. Non possiamo permettere che questa tragedia duri un altro decennio.
Un documento del Pentagono è stato declassificato a seguito di una inchiesta giudiziaria di un’associazione progovernativa conservatrice. Il documento rivela che già dal 2012 gli USA ed i loro alleati consideravano altamente probabile l ‘unione dello “Stato islamico con altre organizzazioni terroristiche in Iraq e Siria. ” Questa valutazione non ha impedito però ai “paesi occidentali, ai paesi del Golfo e la Turchia di sostenere gli sforzi”, delle “forze di opposizione” siriane ( e quindi anche di ISIS) che lottano a “regioni di controllo d’Oriente (Der Zor e Hasaka ) adiacenti alle province irachene occidentali (Anbar e Mosul) “. ( qui la notizia è ripresa da medium Corporation, qui Zerohedge ed altre.
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