Il quotidiano inglese ‘The Guardian’ rivela che il governo britannico sta conducendo in Siria una occulta guerra di manipolazione dell’informazione a favore di alcuni gruppi ribelli combattenti che esso appoggia.
di Patrizio Ricci
La campagna mira ad aumentare la reputazione di quella che il governo chiama “opposizione armata moderata”, finanziando operazioni mediatiche indirizzate alla diffusione di una realtà costruita ed addomesticata . Come sappiamo, il grosso delle forze ribelli sono caratterizzate dal loro radicalismo islamico: come la guerra civile da cinque anni è andata avanti
, molti di tali gruppi si sono fusi con altri ancora più estremisti. Il servizio del quotidiano londinese, giustifica così la scelta del governo inglese di non assumere il rischioso incarico direttamente ma di assumere appaltatori. Infatti, di tutta l’organizzazione ed il lavoro è stata incaricata la Regester Larkin, una società di consulenza di comunicazione internazionale. Questa, a sua volta, ha messo in piedi una società denominata ‘Innovative Communications & Strategies’, o ‘InCoStrat‘, che ha rilevato il contratto a partire da novembre 2014.
E’ così che «gli assunti dal Ministero degli Esteri, supervisionati dal Ministero della Difesa producono video, foto, rapporti militari, trasmissioni radiofoniche, prodotti per la stampa e post di social media di marca con i loghi dei gruppi che combattono, ed eseguono così in modo efficace tutta la gestione di un ufficio stampa per i combattenti dell’opposizione».
In definitiva, la Gran Bretagna agisce come un cobelligerante, schierato dalla parte dell’opposizione armata. E’ chiaro che sono gli stretti legami con la Turchia, l’Arabia Saudita e il Qatar che hanno fatto fare al Regno Unito una tale scelta di campo e non certo la democrazia o l’aspirazione per la libertà dei popoli.
La disinvoltura delle azioni messe in atto da una delle massime democrazie planetarie fa rabbrividire; dice The Guardian che «il Regno Unito considera le informazioni come elemento vitale di un conflitto moderno» – e che perciò, il Ministero della Difesa inglese ha elaborato una dottrina che tratta la propaganda come una vera potente arma da utilizzare per fornire alla pubblica opinione ignara, la gestione di informazioni e “comunicazioni strategiche” appositamente confezionate.
The Guardian descrive come il primo ministro Cameron non si è per nulla scoraggiato di non essere riuscito ad ottenere consenso in Parlamento a favore di un intervento più deciso del Regno Unito contro Assad: «Lo sforzo di propaganda del Regno Unito a favore dell’opposizione armata siriana è iniziata dopo che il governo non è riuscito a convincere il Parlamento a sostenere l’azione militare contro il regime di Assad. In autunno del 2013, il Regno Unito ha intrapreso dietro le quinte un lavoro per influenzare il corso della guerra modellando la percezione (da parte dell’opinione pubblica – NdR) dei combattenti dell’opposizione».
Naturalmente sconcerta come una volta presa una decisione in sede parlamentare, questa possa essere opportunamente cambiata in seguito, utilizzando ambiti occulti in grado di capovolgere completamente la volontà espressa democraticamente. Ma tant’è, la messinscena va avanti: Londra sta spendendo 2,4milioni di Sterline destinati ad appaltatori privati che lavorano da Istanbul per fornire “comunicazioni strategiche e operazioni mediatiche a sostegno dell’opposizione armata moderata”.
La propaganda ha anche funzione “di promuovere i valori moderati della rivoluzione” e contribuire a plasmare un senso di identità nazionale che respinga sia il regime di Assad che Isis. L’apparato mediatico para-governativo, interviene e intercetta ogni evento che avviene in Siria, compreso probabilmente anche l’esecuzione di stragi. Le ultime due settimane ci forniscono cognizione di quanto la percezione della realtà possa essere appositamente falsata e distorta: pur essendo stati colpiti due ospedali (l’uno situato in area governativa e l’altro in una zona detenuta dalla guerriglia), il clima di esacrazione e di condanna è avvenuto solo nel primo caso, quando gli ordigni sono caduti in zona ribelle. Invece, quando ieri è stato colpito l’ospedale pediatrico in zona governativa, la notizia è passata pressochè nel silenzio o è stata messa insieme ad altre di segno diverso.
Il lavorìo disinformativo ha i suoi effetti deleteri sul conflitto ma altrettanto gravi, sono le conseguenze di tale comportamento: il governo britannico ha subordinato il diritto di informazione dei cittadini alle necessità strategiche della guerra che rende consigliabile un uditorio addomesticato e la costruzione di un nemico malvagio ed inumano.
Se guardiamo poi, chi sono i gruppi che il governo inglese ha aiutato, rimaniamo ancor più sbalorditi: il giornale londinese cita tra questi gruppi beneficiati dai servizi di ‘Spy Ops’ inglesi, il gruppo Harakat al-Hazm, che ha ricevuto assistenza militare dagli Stati Uniti, ed il gruppo Jaysh al-Islam , quest’ultimo un gruppo paradossalmente istituito e finanziato (insieme ad altri) dalla dittatura saudita. Si tratta di una milizia che mira a creare uno stato islamico sotto la legge della Sharia. A Damasco la milizia è tristemente famosa perchè ha usato come scudi umani contro gli attacchi governativi, civili imprigionati in gabbie (foto n°2). Il primo gruppo citato, Harakat al-Hazm (quello appoggiato dagli USA), è stato invece sconfitto dall’esercito arabo siriano e le sue forze residue si sono fuse con al Qaeda, il Fronte al Nusra.
Alla fine del servizio giornalistico leggiamo: «Un portavoce della Difesa ha detto: “Il Regno Unito è stato un sostenitore di lunga data della opposizione moderata in Siria , che stanno in piedi sia davanti alla tirannia del regime di Assad e sia all’ideologia velenosa e assassina di Daesh ». Resta da capire ora, se il portavoce quando ha detto queste assurdità, stava facendo ancora campagna propagandistica o la sua fosse ‘spontanea’ imbecillità.