Rilancio per gentile concessione del sito amico Ora Pro Siria:
Damasco, ricostruzione e speculazione
L’Italia post bellica dovette misurarsi con i gravi danni prodotti dalla guerra e con difficoltà e problematiche di vario genere inerenti la ricostruzione, spesso purtroppo dovuti anche a maneggioni e speculatori che, per arricchirsi, contribuirono allo snaturamento del carattere artistico e architettonico e alla disgregazione delle comunità urbane. Lo hanno raccontato Rosi nel suo film ‘’Le mani sulla città’’, Pasolini, Calvino e tanti altri intellettuali.
Oggi la Siria, sebbene la guerra non sia ancora terminata, si trova ad affrontare gli stessi problemi.
Nadia Khost, una grande intellettuale damascena impegnata da tempo nella denuncia dei pericoli relativi alla degradazione dei centri urbani siriani e in particolare della plurimillenaria città di Damasco, scrive spesso sull’argomento. ‘’Spazio pubblico’’ è uno dei suoi testi.
Nadia Khost, nata nel 1935, laureata in filosofia presso l’Università di Damasco è autrice di numerosi saggi sulla storia, sull’architettura e sulla conservazione del patrimonio artistico siriano.
Salima Francesca Karroum
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Spazio pubblico
di Nadia Khost
Traduzione di Salima Francesca Karroum
La giornalista Maha Naameh ha raccontato per sommi capi l’indignazione generale contro l’occupazione dei parchi urbani (di Damasco, NdT), menzionando in particolare il ristorante che è stato ricavato dal Parco Tishreen e il Parco chiuso di al-Talaa. Io ho toccato con mano l’evidenza dell’attacco agli spazi pubblici della città. Ritagliano negozi privati dallo stadio Tishreen per costruire un grande albergo, empori e ristoranti ornati con insegne esterofile, che disdegnano l’alfabeto arabo persino davanti alla facciata del Ministero dell’Informazione, e sottraggono alle persone semplici il Caffè all’aperto al-‘Hijaz per costruire un hotel per l’élite. Bisogna forse ricordare che gli orti e i giardini pubblici sono espressione della classe o della categoria che amministra la città? É per questo che le celebrazioni pubbliche si svolgono all’aperto nelle ricorrenze importanti, mentre le riunioni avvengono in piccole sale quando il popolo si disperde per tornare alle brighe quotidiane. I giardini si espandono quando l’obiettivo è la serenità delle persone e si atrofizzano quando la città è invasa dal settore immobiliare da un lato e dalle baraccopoli dall’altro. Percorrendola, deduciamo lo status sociale dei residenti.
Tuttavia, il capitalismo è giunto alla conclusione che i produttori abbiano bisogno di comodità per migliorare la resa nel lavoro. Sono stati ampliati i grandi parchi, hanno escogitato nuove feste culturali, l’industria del turismo contempla anche la storia delle città e l’abbellimento dei musei, arrampicate in montagna, percorsi forestali, segnaletica per gli escursionisti, Comuni e organizzazioni impegnati in progetti per la depurazione dei fiumi.
Nonostante la guerra alle ricchezze vitali avesse superato la teatralità delle commedie di “Molière”, nel nostro Paese vigevano standard rigorosi per proteggere le foreste, i terreni agricoli, l’identità delle città e degli spazi pubblici. Ci chiediamo dunque: siamo nella fase di un attacco barbarico del denaro alle città e alle campagne? Perché la terra della Fiera Internazionale di Damasco è stata lasciata in rovina anche se il presidente Hafez al-Assad si era rifiutato di costruirci il Panorama di Tishreen e l’Ebla Hotel, affermando che apparteneva al popolo? Non vi è dubbio che ne apprezzava la storia, poiché lì si celebrò la prima ‘Aid al-Jalaa (Festa della Liberazione) e avvenne l’esercitazione della resistenza popolare durante la guerra di Suez. Lì si innalzò il canto di Fayrouz, i gruppi dei Paesi socialisti presentarono le loro opere artistiche e gli abitanti della città erano colmi di gioia. Perché è trascurata la Hadiqa al-Talaa (Giardino dei giovani esploratori), forse perché lo sguardo degli imprenditori immobiliari è rivolto verso quella direzione?
Le attività economiche e sociali sono state riavviate, investendo nell’agricoltura e nel settore alimentare della costa siriana con gli stabilimenti che producono succhi di frutta, chiusi per la guerra, con gli allevamenti di mucche e con altre attività industriali, ripristinando quindi con imprese di produzione e piani di sostegno le fabbriche distrutte e non realizzando hotel e ristoranti per ricchi.
Nel 2018, pubblicai il dramma “Zona sicura” di cui riporto la scena seguente:
Scena ventisette. Due vecchi e altri uomini. Sullo sfondo, un’immagine di edifici distrutti. In un lato del palco i due vecchi si scaldano intorno al falò dentro una tanica.
Primo vecchio – Pensavo che sarei morto di freddo, ma l’inverno è finito e sono ancora vivo. Durante la guerra, mia figlia ha sposato un uomo che non conoscevo. Quando le chiesi: ‘’Lo ami?’’ mi rispose: ‘’In guerra, chi pensa all’amore?! Lo sposerò per migliorare la nostra situazione. Gli uomini armati trafficano con lo zucchero e il riso, e spartiscono gli alberi che hanno abbattuto e che vendono come legna da ardere.’’ L’ammonii: ‘’Tuo fratello sta combattendo con l’esercito. Non importa quanto tema per mio genero, temo di più per mio figlio. Segui tuo marito! Questo è meglio per te e per me!’’ Lasciò la casa e non ho avuto più sue notizie. Non credetemi se dico che non sono triste per lei! La guerra finirà, ma finora né mio figlio è tornato né ho avuto notizie di mia figlia. In sette anni sono invecchiato più di settant’anni. In questi tempi, a chi chiedere dei dispersi? Dirò a testa alta: datemi notizie di mio figlio che ha difeso la patria, ma a chi dovrei dire: datemi notizie di mia figlia che ha sposato uno degli uomini armati che hanno distrutto il Paese?
Secondo vecchio – Se conosci le disgrazie altrui, la tua sventura ti sembrerà più lieve. Eravamo sulla strada io e mia moglie, i miei due figli e mia figlia. Cinque o sei uomini ci fecero scendere dall’automobile, ci svuotarono le tasche, violentarono mia moglie e mia figlia. I miei figli, che si precipitarono a liberarle, furono uccisi e uccisero il conducente. Gli uomini armati salirono sulle loro auto e restammo in una landa desolata. Mi sono gettato sui due ragazzi a piangere per loro. Mia moglie cercava di farmi alzare e mia figlia piangeva con noi. La disgrazia mi ha spezzato. Come se fossi morto. Ci era rimasto il figlio maggiore. Ci chiamò e mi lamentai della nostra tragedia. Lui impazzì e decise di uccidere sua sorella. Gli urlai: ‘’Pazzo, la uccidi perché non l’hanno uccisa loro? Non darci altre preoccupazioni! Se fossi giovane, mi arruolerei nell’esercito per combattere quei bastardi. Arruolati figlio al posto di tuo padre! Ecco come potrai vendicare tua sorella!
Primo vecchio – Capì le tue parole?
Secondo vecchio – Non so. Scappammo da casa. Dal giorno dell’accaduto, non ho più posato gli occhi su mia moglie o su mia figlia. Il mio cuore è rotto. Temo che questi bastardi si tolgano i loro abiti e vivano tra noi. La guerra finirà e perderanno i loro datori di lavoro. Se non si sono arruolati in un esercito fuori dal Paese, potremmo incontrarli tra noi.
Primo vecchio – Potrebbero diventare una banda di ladroni.
I due vecchi continuano a parlare sottovoce. La luce illumina un uomo. Alle sue spalle, altri tre uomini.
Investitore (osservando gli edifici distrutti) – Tutto terreno da lavorare, ma non mi avventurerò nell’edilizia. Questa è una rete di cui fanno parte Governatorati e Municipi in cui risiedono i proprietari di case diventate ruderi che ai loro occhi sono un tesoro. Nell’edilizia, la tua mano è sempre dentro la tua tasca, mance, mazzette, dammi e ti do, passami una strada per qui, mettimi un giardino di là, alza questo edificio di dieci piani, abbassa quell’edificio di due piani.
Primo uomo – Noi ci assumiamo il fastidio degli accordi.
Secondo uomo – Alla fine a pagare quello che tu spendi in mance è il consumatore.
Investitore – Il ristorante è un progetto accettabile, nonostante abbia i suoi problemi e il Paese sia pieno di ristoranti.
Terzo uomo – Scegli un posto, del resto ci occupiamo noi. Hai un cuoco, non sporcarti le mani!
Investitore – Qui c’era un giardino. Questo è un posto conveniente. Aperto.
Primo uomo – Le mie informazioni dicono che gli alberi del giardino sono stati tagliati per riscaldarsi durante la guerra. Ma il giardino resta e il direttore dei parchi ha preparato alberelli da piantare.
Secondo uomo (come se stesse indicando l’ingresso del giardino) – Questo è un luogo adatto. Prendiamo la parte anteriore del giardino. Installiamo per i poveri visitatori una capanna che vende panini e falafel e costruiamo un ristorante per i ricchi, che dalle vetrate possono godersi il giardino senza soffrire il freddo e il caldo o bagnarsi con la pioggia.
Investitore (pensoso) – Sono d’accordo. Sistemate la parte anteriore del parco con una mancia adeguata.
Terzo uomo – Agli ordini, signore!
Primo uomo – Considera conclusa la faccenda, come se fosse nelle tue tasche.
Secondo uomo – Ho sottomano un architetto di qualità. Ti fa un ristorante occidentale se vuoi, oppure orientale come un palazzo da mille e una notte o parigino o cinese.
Investitore – Affare fatto, con la benedizione di Dio; ma non voglio casini e contestatori che gridano “Si è ingoiato il parco pubblico”!
Secondo uomo – Stai tranquillo. La stampa è occupata con altre faccende.
Investitore (si volta sorpreso) – Cosa ti preoccupa?
Terzo uomo – Da mesi non vedo un giornale.
Investitore – Siamo d’accordo, con la benedizione di Dio.
fonte: Ora Pro Siria