In un recente articolo, la pubblicazione Il Post (https://www.ilpost.it/2024/12/16/vescovo-cattolici-siria-jolani-siria/) riporta le dichiarazioni del vescovo Hanna Jallouf, vicario apostolico della Chiesa cattolica in Siria, il quale ha espresso un cauto ottimismo nei confronti della nuova leadership del paese, guidata da Abu Mohammed al Jolani, leader del gruppo islamista Hayat Tahrir al Sham (Hts). Questo gruppo ha recentemente preso il controllo del paese dopo aver spodestato il regime di Bashar al Assad. Il Post definisce sorprendente la posizione del vescovo, considerando che Hts è nato da gruppi islamisti legati in passato a Stato Islamico e al Qaida, alimentando timori per possibili discriminazioni contro le minoranze religiose.
Tuttavia, secondo quanto riportato, Jallouf spiega che negli ultimi anni ha sviluppato un rapporto diretto con al Jolani, osservando un progressivo cambiamento nel suo atteggiamento verso i cristiani. Al Jolani avrebbe promesso di garantire la protezione delle loro libertà e dei loro beni. Il vescovo ricorda episodi di gravi discriminazioni subite dai cristiani sotto il dominio islamista a Idlib, ma sottolinea come dal 2018 Hts abbia cercato un dialogo con le minoranze religiose, migliorandone gradualmente le condizioni di vita.
Tra gli episodi significativi, Il Post riporta un incontro riservato tra Jallouf e al Jolani, durante il quale il leader islamista si sarebbe scusato per le discriminazioni passate e avrebbe assicurato un cambio di approccio. Nei mesi successivi, i diritti e i beni dei cristiani sarebbero stati progressivamente restituiti, con particolare attenzione alle vedove e agli orfani. Jallouf ha definito al Jolani un uomo leale, intenzionato a trasformare il suo gruppo da forza rivoluzionaria a una vera autorità statale.
L’atteggiamento del vescovo Jallouf riflette, in generale, quello di molti responsabili cristiani in Siria. È comprensibile che un pastore cerchi di affrontare la realtà dei fatti e preparare un futuro di convivenza il più possibile pacifico e fraterno. Tuttavia, è evidente che questo non sia il momento per recriminazioni, nonostante il peso del passato rimanga. Sarebbe compito della comunità internazionale ricordare le atrocità e agire di conseguenza, ma se così fosse stato, non ci sarebbe stata la guerra per procura in Siria. Gli ultimi anni, a partire dal 2011, sono stati dominati dalla menzogna, e difficilmente oggi qualcuno farà un “mea culpa”. È più probabile che si cerchi di celebrare la cosiddetta liberazione, dipingendo un futuro radioso che segue alla caduta del “malvagio” Assad.
In questo contesto, è evidente che la posizione dei cristiani sia estremamente vulnerabile. Oggi, senza uno stato di diritto e con le forze di polizia sciolte subito dopo la presa di Damasco, i cristiani sono in balia dei miliziani rivoluzionari. L’unica possibilità è cercare un equilibrio basato su reciproche convenienze. La realtà è che i siriani sono stati sacrificati per calcoli geopolitici, in un gioco mirato a danneggiare la Russia e, probabilmente, anche l’amministrazione Trump.
Hayat Tahrir al Sham ha ora bisogno di legittimità internazionale, della rimozione delle sanzioni e di essere tolto dalla lista delle organizzazioni terroristiche. Senza queste concessioni, il rischio di nuove insurrezioni popolari resta concreto, alimentato dalla presenza di armi e tribù armate organizzate come milizie.
Va detto, tuttavia, che Hts si distingue per non aver saccheggiato la popolazione di Aleppo durante il suo dominio e per aver amministrato una forma di giustizia, seppur basata sulla Sharia. Un approccio simile è stato adottato anche a Idlib, dove Jallouf, insieme ai pochi cristiani rimasti, è riuscito a mantenere una relativa libertà di culto. Negli ultimi tempi si è effettivamente notato un cambiamento di atteggiamento verso i cristiani.
Rimane, però, l’incertezza. È troppo presto per dire come si evolverà questa nuova fase. Solo quando i riflettori si spegneranno sarà chiaro come il regime intenda consolidare il proprio potere. Storicamente, solo gli Assad sono riusciti a governare in Siria per un periodo prolungato, e la stabilità di questo nuovo ordine è tutt’altro che garantita.
Il comportamento di Jallouf, sebbene criticabile da alcuni, appare comprensibile: si tratta di un tatticismo psicologico, una mano tesa per costruire fiducia, anche partendo da una posizione subordinata. Probabilmente, il futuro si svilupperà secondo un modello di relazione tra benefattore e beneficiario.
Certo, resta l’amarezza. In un paese dove i cristiani rappresentano una realtà storica, questo scenario è profondamente doloroso. Eppure, si può capire la posizione del vescovo. Tuttavia, è importante che il mondo non prenda alla lettera certi messaggi, ma che mantenga la consapevlezza della loro prospettiva. Altrimenti essi rischiano di diventare strumenti di propaganda, utilizzati dai jihadisti per mostrare all’Occidente un’immagine di normalità, mascherando una realtà ben più complessa.
Per capire da quanto tempo si è evoluta la sitiuzione a cui fa riferoenmtno Hanna leggere: HTS concede ai cristiani di Idlib la riapertura della chiesa di Sant’Anna, dopo 10 anni