Si susseguono i tentativi da parte dell’esercito siriano (SAA) di riprendere le principali città minacciate dal Fronte al Nusra (al Qaeda) e dalle milizie affiliate. Per questa ragione, le giornate di domenica e lunedi sono state contrassegnate da una rappresaglia generalizzata messa in atto da quasi tutti i gruppi ribelli: è stata stata indirizzata, come sempre, non contro il grosso delle truppe nemiche (SAA) ma verso l’interno delle città.
Ieri i ribelli hanno lanciato contro i quartieri residenziali di Aleppo numerosi missili di elevata potenza che hanno ucciso 17 persone tra le quali 3 bambini ed una donna. I lanci di ordigni, dopo che i ribelli sono usciti dai negoziati di Ginevra, sono ripresi quotidiani, preevalentemente compiuti tramite lanci di bombe di mortaio e bombole di gas riempite di chiodi ed esplosivo.
La maggior parte delle vittime si trovavano nel quartiere prevalentemente cristiano di Sulaimaniya liberato nel maggio 2012 dall’esercito siriano. Da allora il Free Syrian Army e le varie sigle jadiste, colpiscono indiscriminatamente la popolazione residente prendendo di mira anche le chiese. E’ stata più volte colpita la Chiesa ortodossa siriaca, la Chiesa del rapito vescovo Yohanna Ibrahim. La stessa sorte ha avuto anche il convento francescano: semidistrutto dai ribelli nel 2012, l’ultima volta è stato colpito nella notte tra il 3 e il 4 febbraio, quando due missili lanciati dagli jihadisti hanno colpito la zona di Soulaymanieh-Ram).
I cristiani di Aleppo vivono in quartieri molto vicini tra loro: Sulaymaniyah, Aziziyah, Villas,Telefon Hawaii, Al Jabiriyah, Al Maydan, Al Surian, Al Tilal, sono tutti costantemente sotto tiro. Difficile che sono i siriani a volere che la carneficina continui: il vicario apostolico di Aleppo mons. Abou Kazen, in una sua recente dichiarazione ha detto che sono “i terroristi stranieri” e non i siriani a voler continuare il conflitto, e che “i jihadisti stranieri avrebbero ricevuto il disco verde per intensificare i bombardamenti sui civili”.
Sulla pervicace distinzione tra ribelli ribelli moderati e gruppi jadisti sostenuta dall’occidente, il vescovo Kazen si è espresso chiaramente (Agenzia Zenit): “Questi bombardamenti provengono dal cosiddetto fronte ‘moderato’ (Free Syrian Army – ndr), e come tale difeso, protetto e armato. In realtà non differiscono in nulla dagli altri jihadisti (Stato Islamico e al Nusra) se non per il nome solamente”.
Sempre ieri, è stata attaccata la città cristiana di As-Suqaylabiyah che dista 48 km da Hama. L’attacco ha provocato la morte di 6 persone ed ha causato il ferimento di 25. Questo fine settimana non ha risparmiato la capitale Damasco, colpita nel sobborgo denominato “Sayyeda Zeneb”. Qui l’esplosione di un’autobomba ha causato 3 morti e diversi feriti nei pressi di un checkpoint governativo.
Sayyeda Zeneb è in uno dei luoghi più sacri per gli sciiti dove si piange la nipote di Maometto.
A gennaio furono uccise 60 persone in un attentato rivendicato da Isis. Evidente che colpendo questo luogo sacro si vuole colpire gli sciiti: è un altro promemoria che la dice lunga sulla natura del conflitto.
E’ chiaro che un minimo di approfondimento e contestualizzazionedegli avvenimenti, sarebbe sufficiente a fare più chiarezza e distinguere tra retorica più o meno interessata e realtà.
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