È comprensibile che i siriani oggi festeggino, anche se sappiamo da un lato potrebbe essere considerato discutibile. Questo perché, sebbene Assad non fosse più colpevole [colpevole secondo un punto di vista suprematista occidentale] di molti altri leader mediorientali con cui l’Occidente intrattiene rapporti, nel suo paese aveva instaurato un ottimo grado di libertà, rispetto e sicurezza per le diverse etnie e religioni. Tuttavia, non si può pretendere il martirio del popolo, inclusi i cristiani che ora rinnegano tutto e dipingono Assad come un oppressore sanguinario. Probabilmente ora con la sua caduta, non ha senso sacrificarsi inutilmente per un sistema che non tornerà. Questo è un popolo che ha già dato molto, probabilmente almeno un familiare per ogni nucleo famigliare.
Ora, Hay’at Tahrir al-Sham (HTS) richiede a tutti una manifestazione di fedeltà, il che probabilmente delineerà agli occhi del nuovo potere chi sono gli amici e chi i nemici. Essere neutrali potrebbe essere considerato come reticenza o ostilità. Le dichiarazioni dei responsabili dei cristiani siriani può lasciarci perplessi, ma forse cercano di emanciparsi dall’immagine di sostenitori di Assad. Non è giusto, molti soldati siriani sono morti anche per loro, ma il coraggio non si può pretendere. In questo caso, è probabilmente meglio non rischiare la vita e cercare di migliorare almeno il tenore di vita e ottenere una certa sicurezza. Spero solo che non esagerino nell’enfasi e che il futuro della Siria sia effettivamente quello che pensano. Lo spero sinceramente.
Ma almeno noi in Occidente dovremmo dirlo: la realtà è che ora la Siria è governata da terroristi che controllavano Idlib, dove gli stessi abitanti anti-Assad hanno protestato e chiesto la destituzione di al-Jolani anche quest’anno. Molti di loro sono stati incarcerati per le proteste e 12 sono morti durante la detenzione a causa di torture, come riportato dall’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani con sede a Londra.
Richard Medhurst fa presente che Jolani, leader di Hay’at Tahrir al-Sham (HTS), un gruppo estremista islamista, è noto per atti brutali come decapitazioni e violenze sistematiche. Mettere Jolani al potere in Siria al posto di Assad è un paradosso. #Syria pic.twitter.com/Wg3eBYbvHU
— Patrizio Ricci (@vietatoparlare) December 14, 2024
Si auspica ogni bene per la Siria, anche se la caduta di Assad appare come una beffa dopo anni di lotta e sacrifici per preservare un Paese indipendente, laico e libero. Una beffa, sì, per tutti i siriani, e per un sistema di governo che, pur con le sue criticità, offriva almeno credenziali più solide rispetto a quello attuale. Non mi riferisco al periodo in cui il governo di Assad si trovava sotto attacco, ma a quello precedente, quando la Siria prosperava sotto la sua guida, avviandosi verso riforme e progresso, e rappresentando un modello di riferimento in diversi ambiti del Medio Oriente.
Tuttavia, bisogna accettare la nuova realtà per il bene del popolo siriano, che non può continuare a vivere sotto la condanna della comunità internazionale, stretta tra isolamento e sanzioni. Ciononostante, risulta difficile digerire la narrazione mediatica che dipinge il governo di Assad come spietato e sanguinario, mentre descrive Hayat Tahrir al-Sham (HTS) come una forza “moderata” e “democratica”. Questa rappresentazione è palesemente falsa e profondamente ingiusta.
In realtà, l’amministrazione di HTS nella provincia di Idlib non è così diversa da come il leader di HTS, Abu Muhammad al-Jolani, descrive Assad. Un esempio significativo si è verificato all’inizio di quest’anno, in particolare nel mese di maggio, quando nella Idlib controllata dai jihadisti si sono tenute proteste per chiedere la liberazione di prigionieri.
Forces affiliated with Hay’at Tahrir al-Sham resort to intimidating demonstrators and dispersing them by shooting bullets, trying to run over civilians, and throwing tear gas bombs, in Binnish city, rural Idlib pic.twitter.com/aHkTaKSF0P
— Ali Haj Suleiman (@AliHajSuleiman) May 17, 2024
Durante quelle manifestazioni, le forze di sicurezza affiliate a HTS hanno attaccato i dimostranti nelle città e nei villaggi della provincia nordoccidentale siriana. Le proteste chiedevano la rimozione di al-Jolani, e la repressione è stata brutale: a Binnish e Jisr al-Shughour, le forze di HTS hanno utilizzato manganelli, gas lacrimogeni, veicoli blindati e persino armi da fuoco reali per disperdere i raduni, come documentato da post e video sui social media. I manifestanti, a loro volta, hanno reagito lanciando pietre e altri oggetti. Diversi civili sono rimasti feriti, insieme a un numero non precisato di membri di HTS.
Abdul Rahman Talib, un trentenne della provincia di Latakia, ha partecipato alle proteste contro HTS sin dal loro inizio, avvenuto a febbraio, dopo la morte in custodia di un uomo arrestato dalla fazione. Sotto la pressione delle manifestazioni, HTS ha rivelato il luogo di sepoltura del corpo nella parte occidentale di Idlib. Fadel Abdul Ghany, direttore del Syrian Network for Human Rights (SNHR) con sede nel Regno Unito, ha riferito: “La fazione ha guidato un convoglio militare fino al sito, ha riesumato il corpo in stato di decomposizione e lo ha consegnato alla famiglia della vittima”.
“Si è scoperto che l’uomo era stato torturato”, ha raccontato Talib a Syria Direct.
Queste proteste riflettono il crescente malcontento della popolazione di Idlib nei confronti della gestione autoritaria e repressiva di HTS, nonostante i tentativi del gruppo di presentarsi come un’amministrazione più moderata e pragmatica.
Se non si crede ai report di Siria Direct si sappia che menzione di queste proteste sono riportate persino da Wikipedia e da organizzazione come Human Rights
Se dunque la realtà attuale in Siria è quella che è, e bisogna farsene una ragione, i media dovrebbero evitare accostamenti forzati e narrazioni distorte che non convincono. Una narrazione equilibrata è essenziale per comprendere la complessità del contesto siriano senza cedere a semplicistiche reinterpretazioni della realtà.
Si legge: Il movimento popolare nella città di Idlib, nel nord-ovest della Siria, continua tra le richieste di caduta di Abu Mohammad al-Jolani, il leader di Hayat Tahrir al-Sham (HTS), che detiene il controllo militare, e il rifiuto della sua politica e del monopolio delle decisioni.
Le dimostrazioni si sono estese fino a includere più di 15 punti di protesta, nonostante le promesse e le riforme dell’HTS e del suo ombrello politico, il Governo di salvezza siriano (SSG), che non hanno ridotto la voce della gente e le richieste dei dimostranti, tra cui attivisti, civili e personale militare, sono diventate chiare per la caduta di al-Jolani.
Inoltre, il gruppo Hayat Tahrir al-Sham (HTS), guidato da al-Jolani, e ancor più alcuni tra gli altri gruppi che compongono la cosiddetta “opposizione siriana”, sono accusati di gravi crimini contro i diritti umani e il diritto internazionale. Le accuse contro HTS includono: