Situazione operativa sui fronti siriani al 11-2-2018

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Terminato il Congresso per la pace in Siria procede la situazione di grande confusione sotto i cieli di Damasco.

L’intervento turco di cui ancora non si comprendono le reali mire, la difficoltà crescente delle forze curde nel contenere le milizie jihadiste, l’arrivo in zona Idlib di colonne di militari turchi, l’atteggiamento aggressivo degli USA nell’est della Siria che aggrediscono le truppe siriane impegnate nel combattere l’ISIS (fatto già accaduto in passato), i continui attacchi con missili da parte di Israele, lasciano presumere che quello che appariva come un momento favorevole per la conclusione del conflitto si sta rivelando per ciò che, temendolo, avevamo denunciato già a partire da questa estate anche nelle nostre video sitrep.

Potete trovarle su questo canale You Tube: https://www.youtube.com/channel/UClUH-0YUMxi9PqB88eSHv8Q

Vi segnalo subito lo scambio di idee con la giornalista di Pandora Tv Leni Remedios a questo link:

in cui parliamo delle prospettive in evoluzione in Siria e intorno, nel Medio Oriente.

Oggi, come siamo soliti fare, inserirò gli aggiornamenti già pubblicati sulla pagina social media e in seguito affronteremo gli ultimi aggiornamenti. L’abbattimento del Su-25 russo, i turchi ad Afrin, la sacca ISIS e l’attacco USA contro forze siriane a Deir Ezzour.

Iniziamo con gli aggiornamenti dei giorni scorsi.

Aggiornamento flash dai fronti siriani del 6-2-2018

Nord est di Hama, sacca ISIS

Sacca ISIS a nord ovest di Hama , pomeriggio del 6-2-2018

Procede spedita l’offensiva siriana dedicata all’eliminazione della sacca ISIS formata dai fuoriusciti della fu sacca di Hama-Homs.
L’attacco partito due giorni fa da tre direzioni sta dando immediatamente frutti tangibili.
Come potete osservare, da stamattina sono già evidenti i progressi, tra la fase uno e la due è passato un solo giorno ma evidenzia come le Unità Tigre stiano conducendo al meglio questa campagna di semplificazione dei fronti.

Sacca Idlib 6-2-2018 la sera

Per poter procedere nella provincia di Idlib, le forze armate siriane SAA devono infatti mettere al sicuro le retrovie e al contempo liberare tutte le truppe che si possono liberare. Imperativo dunque togliere di mezzo ogni sacca di resistenza dalle retrovie che distoglierebbe truppe e risorse di mezzi dalla prima linea.

Abbattimento SU-25 russo

E’ stato abbattuto un caccia russo SU-25 durante una missione di attacco contro le milizie jihadiste.
Sono passati ormai tre giorni dall’abbattimento ed il corpo è già stato restituito. Faylaq al sham, la milizia che avrebbe abbattuto il caccia bombardiere con un missile Manpad (probabilmente un IGLA) ha consegnato il corpo alle forze armate turche più vicine che lo hanno fatto rimpatriare in Russia, un evidente segno di intervento diretto da parte turca per mediare. Un atto nobile in una guerra sporca.

Aggiornamento flash dai fronti siriani del 7-2-2018

Procedono i combattimenti su diversi fronti.
I principali al momento sono quelli del settore di Afrin e due fronti distinti a cavallo delle province di Idlib-Hama e Aleppo.

Afrin

Afrin i fronti da nord

Come da programma, nonostante una resistenza coraggiosa e tenace, da parte curda, le truppe a guida turca, formazioni jihadiste, affiancate da esercito turco ed aviazione, avanzano ogni giorno un po’. Non sembrano ancora sicuri delle loro manovre ed in grado di sfruttare al meglio il maggior potere di fuoco a loro disposizione, questo per la poca esperienza sul campo dei comandi turchi, raramente impiegati in maniera diretta nei combattimenti, inoltre col tempo le motivazioni dei miliziani pare siano calate. Comunque si stanno adattando alla guerra difensiva dell’YPG che non si lancia quasi mai in attacchi limitandosi a contenere e talvolta a punzecchiare.
Oggi ad esempio l’esercito turco, con milizie di terra, ha conquistato tre cime e altri tre villaggi sono passati di mano.
L’aviazione procede nel suo lavoro e con le settimane questo lavoro costante darà i suoi frutti.
Interessante notare come le forze jihadiste, messe in difficoltà dalla resistenza curda, abbiano denunciato attacchi chimici da parte curda mediante granate come vettori del gas. Ancora più interessante notare come nessun organo di stampa mainstream abbia ricevuto ordine di far partire una campagna di denuncia per tale presunto uso. Quando è capitato durante degli scontri con l’esercito siriano non mi pare vi sia stato tale disinteresse…

Idlib

Ancora protagonisti i Turchi che si stanno insediando nella provincia di Idlib, quasi a volersi frapporre tra le forze siriane e i territori degli jihadisti che loro stessi hanno chiamato a combattere nel nord.
Stanno occupando, al momento, una importante base militare per elicotteri dell’SAA (già occupata 4 anni fa dagli jihadisti). La base di Taftanaz ad est di Idlib e a ridosso della sacca assediata di Fuah.

Sacca di Idlib 7-2-2018

Ricordiamo che un contingente si è anche insediato nei pressi di El Eiss a ridosso della linea di contatto del sud di Aleppo, dove oggi non sono mancati scontri a fuoco e tiri di artiglieria.
Più a sud ha avuto luogo una importante offensiva jihadista. Tesa a raggiungere Abu ad Duhur, l’offensiva si è svolta lungo una delle strade principali che portano in città dalle linee dei terroristi di Al Qaeda.
L’esercito siriano ha risposto per le rime infliggendo pesanti perdite ai terroristi, sia in materiali che in miliziani.
Dobbiamo notare un cambiamento nella conduzione di questa offensiva che dura ormai da due giorni, avviene infatti su un settore di territorio vasto, e gli attacchi si alternano in luoghi differenti. Questo fatto significa che, a differenza di prima, gli jihadisti non si pongano un obbiettivo chiaro a tutti e attacchino in massa fino al suo ottenimento, come ad Aleppo per esempio. Qui l’impressione è che, al contrario, non abbiano altro obbiettivo che la ricerca di un punto debole nello schieramento siriano per individuarlo e farvi breccia. Significativo cambiamento: non hanno più le risorse di un anno o due fa e devono modificare le loro tattiche di conseguenza.

Sacca ISIS a nord est di Hama

Sacca ISIS a nord est di Hama 7-2-2018

Procede a vele spiegate la demolizione di questa sacca. Credo sarebbe bastato loro starsene tranquilli e non andare ad infastidire le operazioni SAA, invece settimane or sono tentarono di occupare alcuni villaggi  già liberati dalle SAA (come Saraa, ad esempio) per cui ora le attenzioni dell’esercito , guidato dalle Unità Tigre, sta avendo facilmente la meglio di questi 800-1000 jihadisti ISIS chiusi in una sacca desertica che nulla offre per difendersi.

9-2-2018

Sacca ISIS ad nord est di Hama

Idlib i combattimenti nella ex sacca a nord est di Hama 9-2-2018

Le forze armate siriane hanno completato l’eliminazione della sacca formatasi tempo fa dolo la distruzione di quella di Hama-Homs sita poco più a sud. In quella occasione circa 1000 miliziani erano fuggiti a nord formando la suddetta sacca. Anche ora questi sguscianti jihadisti hanno eluso le maglie dell’assedio e si sono proiettati tra le linee di Al Qaeda, colpendo gli altri terroristi antagonisti con mirabile violenza tanto da provocarne la fuga dalle prime postazioni difensive.

I villaggi di cui hanno preso il controllo per ora sono Luwaibidah, Mushayrifah e Umm al Khalakil. Anche qui saranno alla ricerca di risorse e mezzi per garantirsi la sopravvivenza e la capacità a combattere, come fatto in precedenza.

Afrin

Afrin giono 9-2-2018 fronti da sud

Procede la violenta campagna turca nell’enclave curda di Afrin, in Siria. Oggi hanno conquistato diversi villaggi e montagne strategiche, e questo lo hanno fatto non su un solo fronte dei 7 dei 9 fronti attivi nella avanzata, segno che stiano prendendo le misure delle difese curde che, passate le prime linee difensive (come anche per i terroristi in Idlib,  analizzati in precedenza), le linee secondarie siano meno difendibili rispetto alle fortificazioni del primo fronte difensivo. Dopo due giorni di sosta i bombardamenti aerei dell’aviazione turca sono ripresi oggi su tutto il settore.

Fronti da nord 9-2-2018

Le perdite di mezzi turchi ci sono, i curdi sono armati con numerosi sistemi anticarro e li sanno usare, ma i turchi hanno tali disponibilità di mezzi da poter ben reggerne la perdita.

La partita si fa via via più difficile per i curdi che ancora sperano in qualche miracolo invece di riconoscere, in tutto il paese, di essere stati ingannati da false promesse da parte americana e che il loro futuro di pace si può avere solamente nella democratica Siria di Assad e della Costituzione repubblicana, che riconosce e tutela tutte le minoranze etniche presenti nel Paese.

Contemporaneamente è in atto un ridispiegamento delle forze turche lungo la linea di contatto del fronte. Unità turche sono state segnalate a Tel Eiss, presso la base di Taftanaz nei pressi di Idlib e ora anche a Tel Sultan, località che avevamo più volte indicato come strategica per proseguire alla volta di Saraqib. La loro presenza qui ci da implicitamente ragione.

Chiaramente lo schieramento turco indica una contropartita in cambio del grande supporto che gli jihadisti stanno garantendo in funzione anti-curda, con buona pace dei radical-chic italici che si ostinano a dipingerli come forze democratiche in Siria. Allucinante che ancora si dia spazio e credito anche agli Elmetti bianchi, “white Helmets”, che mille indizi dimostrano essere legati ad Al qaeda.

Forze USA occupanti parte della Siria

L’altro ieri è avvenuto un altro attacco contro le truppe siriane nella provincia di Deir Ezzour.

Il luogo è la riva est del fiume dove le forze siriane sono a diretto contatto con i tagliagole delle SDF al soldo americano. Qui è nato uno scontro a fuoco molto violento, forse per un maldestro tentativo delle milizie siriane di prendere il controllo di una installazione petrolifera.

Qui erano illegalmente presenti unità statunitensi che hanno immediatamente richiesto l’intervento dell’aviazione, che è arrivata.

Ho letto che abbiano partecipato diversi caccia bombardieri, una cannoniera volante C-130 e un paio di elicotteri Apache, non abbiamo purtroppo conferme certe delle vittime, stimate tra le 25 e le 100 a seconda delle fonti.

Il fatto però ci dice due cose, il primo è che si sia trattato non di un incidente ma di uno scontro ricercato per provocare una risposta USA. Risposta che è arrivata fornendo molteplici dati: unità utilizzate, mezzi impiegati, basi di provenienza, tempi di reazione, presenza di forze usa sul terreno, entità di fuoco della risposta e capacità di interdizione. Dati preziosi per i siriani e ancora di più per i russi.

Seconda cosa, le modalità della risposta USA ci fanno capire come abbiano voluto dare una prova di forza, prova che si rende necessaria quando in realtà si sappia di essere in difficoltà. Per motivi che non conosciamo, ma che possiamo immaginare, gli USA temono di perdere credito presso i loro alleati in Siria.

In realtà hanno sbagliato, i siriani credo abbiano dimostrato, principalmente ai curdi, che gli USA difendano e siano pronti a difendere soltanto se stessi ed i loro diretti interessi. Lasceranno i Curdi al loro destino se chiamati a scegliere tra loro e gli interessi USA, parlo della Turchia ovviamente.

Non credo che i curdi, i loro capi, riusciranno ancora a lungo a mascherare questo evidente fattore. La moria di miliziani curdi in Afrin supera ormai il migliaio di caduti ed è destinata ad aumentare notevolmente, perché la forza dimostrata nella resistenza indica che i timori turchi fossero fondati e che gli USA avessero veramente fornito loro armi e addestramento, ritenuti pericolosi per la Turchia. Il dado è stato tratto e la guerra evolve velocemente verso una nuova fase di cui stiamo solo osservando gli albori.

Aggiornamento flash dai fronti siriani del 10-2-2018.

Due ore fa é stato abbattuto nei cieli del sud della Siria un caccia F16 israeliano.
Dalle prime notizie il caccia aveva compiuto una missione di bombardamento sul suolo siriano.
L’abbattimento sarebbe avvenuto grazie a un sistema Tunguska e non come in prima battuta indicato, un Pantsir S-1.
Il governo di Tel Aviv é riunito per decidere il da farsi, la contraerea siriana al massimo stato di allerta.
Restiamo in attesa degli sviluppi.

Aggiornamento dai fronti siriani del 11-2-2018

Attacco israeliano e USA contro la Siria

In questi giorni abbiamo dato la notizia dei due attacchi. Ieri è stato abbattuto un caccia F16 israeliano e altri due tra cui un F15 gravemente danneggiati (fonti Israeliane e Al arabiya). Uno dei due piloti del caccia bombardiere IAF è morto nella serata in conseguenza delle gravissime ferite riportate. Nel pomeriggio, dopo la necessaria e tempestiva riunione del governo di Tel Aviv, sono partiti altri raid israeliani. Sono state colpite diverse le basi, in particolar modo la T4, daneggiata in parte.


Proprio la base T4 è stata indicata come base di lancio dei droni di sorveglianza che tanto infastidiscono il governo israeliano, tanto da usarli come scusa, ridicola, di questi attacchi. Naturalmene il disegno è chiaro, intimidire i loro tanti nemici dall’azzardarsi a colpire i loro jet, ma in realtà credo che ora siano intimoriti a loro volta, gli scandali politici minano dall’interno l’autorevolezza di un Netanyahu ormai caricatura di se stesso che ricerca un conflitto a tutti i costi per sviare l’attenzione dai suoi problemi giudiziari.

Gettano quindi l’Iran in pasto al loro alleato USA. Sappiamo bene quanto gli USA e Trump in particolare abbiano da sempre indicato l’Iran come loro obbiettivo nel settore Medio Orientale ed anche questi attacchi vengono giustificati come provocati da Teheran, che invece nulla ha da guadagnare in questo delicato momento dal aumentare la tensione nel settore. Come sempre i sionisti cercano di mistificare i fatti reali con invenzioni tese a mettere l’uno contro l’altro i loro nemici, gioco ormai vecchio che speriamo sia riconosciuto dalla diplomazia tutt’altro che ingenua dell’Iran e ancorpiù della Siria.

I raid del pomeriggio non hanno visto abbattere altri caccia ma ancora una volta sono stati impiegati solo vetusti missili S-125 e S-200, risalenti agli anni 60-70. Missili difficilmente in grado di gestire bersagli muniti di dissimulazioni elettroniche moderne come di solito hanno a bordo i mezzi con la stella di David.

Vediamo ora di analizzare l’attacco USA contro unità siriane in Deir Ezzour. Anche qui la disinformazione la fa da padrona.
Innanzitutto resterei ai fatti. Nei comunicati ufficiali siriani e russi si è solo parlato di alcune decine di vittime, delle quali 10 appartenevano all’unità delle forze speciali denominata “Cacciatori dell’ISIS”, che coordinano in genere unità NDF ( Forze Difesa Nazionale), civili arruolati ma non troppo ben addestrati e per questo affiancati da forze speciali. Ufficialmente stavano inseguendo una piccola unità dell’ISIS che stava agendo in territorio sotto controllo SDF (Syrian Democretic Forces), il comando delle milizie ex ISIS ora SDF potrebbe aver preparato anche una trappola alle forze siriane, riutilizzando le bandiere da loro dismesse dell’ISIS, per attirare le forze siriane sotto il fuoco dei caccia USA. In effetti l’immediata presenza di tanti mezzi, compresi due elicotteri Apache ed una cannoniera C130, deporrebbe in tal senso.

I luoghi dove sono avvenuti i bombardamenti da parte USA

Una volta attirati in trappola sono stati bersagliati dalle bombe e dal fuoco USA, che ha avuto gioco facile nel annientare l’unità.
Trovo assolutamente inattendibile le stime di più di 500 soldati siriani impegnati nell’azione e ancorpiù illogico ed inusuale la presenza in questo settore di truppe paramilitari russe dell’agenzia di contractor Wagner. Meno che mai che questa stessa abbia subito 217 vittime, quando gli stessi SDF parlavano di un centinaio di vittime, già cifra esageratamente gonfiata.

Le unità russe non mi risultano essere al di la del fiume ma nei pressi della sacca ISIS si Suknah, e li non è stato colpito nessuno. Inoltre non sono soliti inviare truppe russe in avan scoperta e mai lo farebbero in zone dove operino unità statunitensi, per ovvie ragioni di prudenza. Perchè dunque utilizzare tanti mezzi nel diffondere informazioni inventate? Semplice, la riposta e nelle scadenze temporali, tra meno di due mesi si voterà in Russia per le presidenziali e gli USA intendono mettere in difficoltà il presidente Putin, loro bestia nera.

Non credo si limiteranno alla Siria, temo invece che il grosso della pressione mediatica arriverà al seguito di qualche grosso incidente nel Donbass occupato dalle forze ucraine e tenteranno di riaccendere il conflitto e assestare un colpo secco all’immagine vincente del presidente russo.

Quindi prima di dare peso a voci di propaganda, è meglio attendere e riflettere sulle modalità solite in cui operano le unità nella guerra siriana, un esempio: 500 soldati tutti assieme, in prima linea durante un attacco, li abbiamo visti solo in occasione di qualche grossa offensiva a qualche città come Palmira, mai nell’assalto a unità di terra o posti di controllo o fortificati che non fossero villaggi di una certa dimensione. Ragionare e riflettere sono armi che dobbiamo usare sempre per evitare di cadere nelle trappole della propaganda.

Stefano Orsi

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Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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