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Proseguono sempre più intensi i combattimenti del settore occupato dalle milizie curde in Afrin. L’esercito turco, finora rimasto in disparte, inizia ad affacciarsi ai combattimenti in maniera diretta. Il suo apporto fino a questo momento si limitava al supporto di artiglieria ed aereo e qualche unità corazzata di carri M60, Leopard 2 e ACV115. Occorre specificare che le forze armate turche dispongono di circa 13.000 carri armati, divisi tra M60 e Leopard 2 e tra questi un migliaio di Altay (carri moderni di fabbricazione turca). Per loro perdere uno, 5, 10, 20 carri armati non significa assolutamente nulla o poco più: dispongono di almeno 240 cacciabombardieri F16, mezzi versatili nati per la supremazia aerea che si sono rivelati ottimi anche per il bombardamento a terra. Questi velivoli possono quindi sostenere un lungo lavoro di ammorbidimento delle difese curde.
Esaminiamo ora la situazione, daremo la priorità a questo fronte, mentre seguiremo in seconda battuta sulla prossima SITREP anche l’attuale situazione sul fronte siriano di Abu ad Duhur.
Ormai siamo quasi ad una settimana dall’inizio delle operazioni belliche nell’enclave di Afrin, occupata dalle milizie YPG curde. Dico occupata in quanto al momento non rispondono al legittimo governo siriano di cui sono cittadini.
Stiamo monitorando gli sviluppi e dobbiamo ora iniziare a raccogliere alcuni dati.
Innanzitutto ci è subito parsa buona la resistenza opposta dalle milizie curde contro le milizie FSA, che rappresentano il grosso della prima ondata dell’attacco di terra turco, ma occorre precisare alcuni elementi chiave.
Le operazioni di ammorbidimento, bombardamento aereo di precisione e artiglieria, hanno avuto brevissima durata, troppo breve perché potessero avere un effettivo esito immediato. Stanno ora procedendo parallelamente alle operazioni di terra, questo permette all’esercito turco di osservare, mediante Awacs e droni (di cui è fornita e anche produttrice) sia le difese curde, nella loro disposizione tattica, sia nella loro organizzazione di catena di comando. Perché questo? Se torniamo con la memoria all’inizio dell’operazione russa in Siria, scopriremo che anche da parte loro le operazioni iniziarono così, con l’acquisizione di informazioni da parte dell’intelligence e dei droni. Scoprirono come fossero disposti ed organizzati i nemici, mappatura che portò i suoi frutti immediati nel lavoro di demolizione delle catene di comando, lavoro durato a lungo, e nella distruzione graduale ma metodica dei depositi militari di munizioni e rifornimenti in genere. Un lavoro difficile a causa dell’accuratezza dei nascondigli, in genere scavati sotto colline o zone abitate. Alla lunga è servito a indebolire i nemici. Sul fronte ISIS ad esempio ha giovato moltissimo la distruzione della flotta di cisterne che servivano per il contrabbando del petrolio e del carburante per i mezzi, cosa che abbiamo potuto apprezzare mesi dopo l’inizio dei combattimenti.
Difficile quindi ora che i turchi riescano a fare altrettanto in poche settimane, ma alcuni fattori giocano a loro vantaggio.
Innanzitutto i curdi di Afrin non hanno giovato di un programma di armamento enorme come quello per l’FSA, letteralmente inondato di armi anticarro americane, soldi e equipaggiamento di ogni genere, per cui non possono avere scorte per sostenere ancora a lungo un livello bellico di tale portata. Vi sono infatti attivi ben 8 fronti caldi, in cui si affrontano senza sosta i combattenti di ambo le parti.
Questo comporta un flusso costante di rifornimenti di viveri e medicinali. I caduti YPG si contano già in diverse centinaia, molti di più i feriti che assorbono a loro volta risorse e personale.
Si comprende bene che il fattore tempo giochi, al momento, tutto a favore della Turchia, che ha finora utilizzato truppe prese in prestito dalla guerra contro la Siria: le famigerate FSA, più molti dei gruppi jihadisti che ha sempre controllato ed utilizzato per scatenare la guerra nel vicino paese, con buona e tombale pace sulle balle raccontate da troppi radical chic, che ci propinavano storie di fantasia su terroristi raccontati come partigiani, che con ogni probabilità saranno esistiti solo nelle loro malate fantasie. Aggiungo che anche l’aviazione si sta parzialmente limitando, dai 70 velivoli impiegati nelle prime 24h di bombardamenti siano passati a circa la metà di questi utilizzati a rotazione, presumo per ragioni di costi e manutenzione.
Resta il fatto che i risultati dei bombardamenti mirati si vedono solo nel medio periodo.
Difficile al momento valutare l’impiego efficace o meno degli attacchi aerei a diretto supporto delle prime linee di combattimento in quanto ci mancano elementi e testimonianze chiave in merito.
Abbiamo visto schierare invece gli Agusta T129 in dotazione all’esercito, mezzi d’attacco davvero efficaci che stanno portando un buon supporto di fuoco soprattutto nelle ore notturne.
I fronti più attivi al momento restano: Azaz e Qastal, Marsawa, in territorio siriano. Bulbul, Adama, Maskanli e Raju,Umar Ushaghi, Qarmanluq, e Qushlah, valico di frontiera. Il resto delle località citate, Azaz a parte, è tutta all’interno dei territori controllati dalle milizie YPG.
Da ieri si sta inseguendo la voce di una richiesta di aiuto da parte dei curdi alla Siria, per essere difesi dagli attacchi della Turchia.
Il primo di questi appelli, pare essere stato emesso da parte di un comandante militare, il secondo, invece sembra arrivare direttamente dalle autorità politiche locali. In ogni caso la Siria non può di certo valutare la situazione di Afrin in maniera disgiunta dal resto della Siria occupata, per nome e per conto degli USA, proprio dalle milizie YPG.
Avvieranno ora delle immediate trattative per capire quanto si siano ravveduti e disposti a riconoscere il legittimo governo siriano. Se verranno giudicati sinceri e saranno convinti dei loro sbagli allora la Siria non mancherà di intervenire in loro difesa, non solo ad Afrin ma su tutta la fascia nord del Paese. Chiaramente dovranno garantire il loro disarmo, causa questa dell’intervento turco. Occorre precisare che mesi fa il governo turco avesse intimato agli USA di cessare l’armamento delle forze YPG, avvertimento del tutto ignorato. In seguito gli USA hanno promesso di aver fermato ogni programma di forniture, salvo smentirsi poco dopo annunciando l’inizio di un programma di addestramento in territorio YPG di 30.000 nuovi combattenti, cosa non passata inosservata da parte turca e neppure da parte russa o siriana.
La posizione degli USA è proprio quella forse più in pericolo in tutta questa situazione.
Essi infatti hanno un insostituibile alleato nella Turchia, per le basi sul territorio e per il peso che la macchina bellica turca rappresenta in ambito NATO. Peso ben maggiore di quello dei poveri Curdi. Allo stesso tempo, i comandi di Washington, sognavano di sostituire totalmente le milizie curdo arabe, definite SDF, principalmente YPG, all’ISIS, caduta in disgrazia presso l’opinione pubblica occidentale e quindi non più spendibile in funzione anti Assad. Abbiamo infatti notato bene come i miliziani del Califfato cedessero strada alle SDF-YPG, mentre nel contempo si spendessero fino all’ultimo sacrificio contro l’esercito arabo siriano. Abbiamo lungamente spiegato come questi comportamenti illogici dell’ISIS trovassero come unica ragione fondante il dover combattere i siriani anziché difendere il loro califfato farlocco. In seguito è emerso evidente come diversi comandanti ISIS si fossero ripresentati sotto insegne SDF ed il gioco fu chiaro a tutti.
Quale è il problema degli USA nei confronti dell’attacco turco.
Essi si trovano ora chiusi tra un incudine ed un martello, non possono condannare l’attacco turco, si sono infatti limitati a dire che i comandi turchi, correttamente, li avessero avvisati dell’inizio delle operazioni, e quindi dal loro punto di vista non sono tenuti a lamentarsi di nulla. Dal punto di vista dei curdi da lamentarsi ce ne sarebbe, infatti sono state le promesse USA di sostenere un territorio siriano a controllo (leggasi occupazione) curdo unitamente al pesante armamento fornito, a scatenare le furie di Ankara.
Ma non basta, procedendo l’operazione Olive Branch, si è fatto evidente che i curdi desiderino fortemente soccorrere i loro fratelli e sorelle di Afrin, sentimento nobile e atteso da parte loro, ma i comandi americani si sono affrettati a minacciare (con un modo di fare molto coloniale, quelli che evidentemente considerano servi) che tutti i miliziani SDF-YPG che abbandonassero i fronti ad est dell’Eufrate per soccorrere i miliziani di Afrin verrebbero immediatamente espulsi da ogni programma di aiuti e tutela, leggasi soldi ed armi. Trovo che questo sia un fatto gravissimo, non capisco proprio come le milizie YPG possano tollerare un simile ed umiliante atteggiamento da parte americana.
Resta il fatto che a breve i nodi verranno al pettine, credo tra giorni, non settimane, i Curdi di Afrin si troveranno in forti difficoltà nel sostenere un livello di combattimento che non accenna a diminuire e a quel punto le tensioni in atto tra USA e YPG esploderanno.
Gli appelli lanciati alla Siria potrebbero già essere un primo evidente segnale di ripensamento delle alleanze in atto e una sirena d’allarme per gli USA, un primo avviso di sfratto imminente.
Riprende dopo una breve pausa di maltempo, l’offensiva delle milizie FSA e gruppi filoturchi in Afrin, con il sostegno dell’esercito turco.
Dopo le due giornate di stallo riprende quindi il supporto aereo per colpire le difese ed i rinforzi in movimento curdi, i depositi, le telecomunicazioni, le riserve energetiche e naturalmente il supporto alle prime linee in avanzata.
Vediamo ora che dai settori di Adama e di Maskanli le milizie siriane filoturche si stano per saldare, da Adama infatti stanno avanzando verso sud. Nei pressi di Rajo è stata catturata la posizione di quota 740 vicino Ali Beskim villaggio anch’esso catturato.
Anche sul fronte più a nord, presso Mahmud Ubasi, l’aviazione turca sta bombardando le postazioni curde-siriane.
Numerosi elicotteri da battaglia vengono segnalati sui vari fronti, impiego che non mancherà di pesare sull’esito degli scontri.
Oggi le forze unificate FSA, formazioni jihadiste e esercito turco hanno ultimato la cattura di quota 855 vicino alla cittadina di Qastal a nord est di Afrin. Battaglia sanguinosa per la difesa di un caposaldo strategico per le difese di Afrin. Ora la strada di una valle che porta alla capitale risulta sicuramente accessibile, benchè ben presidiata.
La presenza massiccia di difese sulla via di Afrin agevolerà senza dubbio i bombardamenti via cielo da parte dei turchi.
Prosegue ad ovest la pressione sulle difese curde che cedono di poco, ma cedono un po’ ogni giorno.
Non ci possiamo attendere su questo tipo di terreno delle avanzate veloci, qui si combatte di cima in cima, è territorio montuoso.
Nel video potete apprezzare il TAI T128 ATAK in dotazione all’esercito turco, di produzione turco-italiana che si sta molto ben comportando sia di giorno che nottetempo. Sviluppato a partire dal modello A129 Mangusta della Agusta.
Dobbiamo segnalare come la diplomazia turca, per voce del ministro degli esteri turco Mevlut Cavusoglu, abbia chiesto, anzi intimato, agli USA di ritirare le proprie truppe dal settore di Mabij, segno che a breve il conflitto turco-curdi siriani potrebbe estendersi.
Attendiamo ancora che da parte curda si arrivi a capire l’insostenibilità delle loro posizioni, tese ad approfittarsi della guerra in Siria per cercare di occupare territori a maggioranza arabo-siriana, per creare il loro stato immaginario definito Rojava.
Gli Usa, per bocca di un funzionario minore, avrebbero già fatto sapere di non volersi spostare, il che significa che tutto sia pronto e che attendano solo l’ordine di ritirarsi.
Impensabile si mettano contro una potenza regionale come la Turchia, secondo esercito della NATO oltretutto.
Da notare come trapelino di continuo foto di miliziani curdi armati, in violazione di ogni accordo e assicurazione data dagli USA alla Turchia, di sistemi ATM come il TOW o il più recente Javelin, sistema questo di tipo lancia e dimentica, caratterizzato dall’aggancio del bersaglio direttamente dal razzo lanciato.
Molta attività anche oggi da parte dell’aviazione, ieri erano impiegati nelle 90 e più missioni, 25 caccia bombardieri turchi.
In questi giorni il fronte si è quietato, abbiamo dato notizia della liberazione di Abu ad Duhur nella nostra ultima scorsa. Purtroppo ancora una volta la controffensiva jihadista ha riportato le milizie di rinforzo dentro la città e solo oggi l’esercito siriano è riuscito, forse per la volta definitiva, a liberare l’abitato.
Se ricorderete nelle fasi di avvicinamento, avevamo indicato come ottimo avvicinamento un attacco su tre assi, dai fianchi e frontale, per minimizzare la possibilità di un rientro dei miliziani dalle vie lasciate aperte dietro il fronte, è stato proprio il differente piano seguito dalle forze siriane a lasciare due vie libere per i rinforzi alle spalle del fronte. Ieri invece le Unità Tigre hanno attaccato proprio due dei villaggi chiave da noi indicati ad est della città, precisamente Khafiyah e Jafar, appena ad est di Abu ad Duhur. E’ bastato questo a lasciare solo una via di uscita ai miliziani che si sono ritirati sotto la spinta dell’offensiva siriana sulla città.
Anche a nord della città il fronte sta avanzando, portandosi verso Tall Sultan. Hamish Dair, Tal al vaz e altri villaggi sono stati liberati nei giorni scorsi e pian piano si sta posizionando la futura linea di fronte.
Parte delle forze offensive siriane è in ridispiegamento su altri fronti. Parte delle Unità Tigre e della 4 divisione verranno impiegati per l’eliminazione delle sacche ISIS a Deir Ezzour, rimasta in sospeso dalla liberazione di tutta la valle dell’Eufrate e anche quella a nord est di Hama che rimarrebbe alle spalle del fronte principale distraendo un numero eccessivo di truppe.
Sono attesi oggi a Sochi i primi dei più di mille delegati per il Congresso per il dialogo sulla Siria. Saranno assenti i delegati curdi per via dell’operazione turca su Afrin, e le opposizioni filoeuropee. I gruppi jihadisti guidati dai turchi avevano chiesto invece un cessate il fuoco sul fronte di Idlib, ma essendo le formazioni qaediste impegnate nello scontro, i siriani lo hanno giustamente negato, avendo HTS rifiutato di riconoscere la zona di de-escalation.
Proseguono chiaramente, a sostegno delle offensive siriane, i raids aerei siriani e russi. Ieri è stata ad esempio una giornata piena per l’aviazione siriana impegnata in più di 50 missioni su questo settore. Altrettanto stanno facendo chiaramente i russi, chiamati spesso a colpire obbiettivi nelle ore notturne e con una precisione al momento impossibile per i piloti siriani.
Vi propongo questo video che mostra l’evoluzione dei fronti, con una buona precisione a partire dal 2011, anno in cui hanno inizio le operazioni di destabilizzazione della Siria, fino ai noovembre 2017.
Vi prego di notare come ISIS arrivi a eliminare i settori sotto controllo siriano e poi, senza mai portare alcuna controffensiva, ceda sistematicamente i territori alle truppe appoggiate dagli USA, a nord-est SDF-YPG a sud est il NSA, mentre sul fronte dell’esercito siriano vi siano in continuazione resistenza e offensive da parte del Califfato, a ulteriore prova dell’operazione che è stata condotta e che, leggendoci, ben conoscete.
Terminata ieri la Kermesse di Sochi con la presenza di più di 1000 delegati da tutta la Siria in rappresentanza di innumerevoli comunità locali, etniche e religiose. Grande unità di intenti per riportare la pace nella Siria unita sotto la loro bandiera.
Oggi l’esercito siriano ha iniziato una pesante offensiva contro HTS, Al Qaeda in Siria, partendo proprio dal fronte di Abu ad Duhur, villaggio definitivamente riconquistato proprio ieri.
Mi preme far notare, con non poca soddisfazione personale, come si stiano portando a ridosso della roccaforte di Tell Sultan, seguendo la strategia che avevamo immaginato adattando le esigenze belliche al terreno di confronto che cambiava rispetto alle pianure finora affrontate. Le forze siriane risalgono infatti lungo una strada che da Abu ad Duhur risale le colline lungo la loro sommità e porta direttamente a sud della roccaforte. Contemporaneamente si muovono anche lungo la pianura avvicinandosi da est.
In questo modo prenderanno su due fronti la roccaforte annullando ogni vantaggio che le alture alle spalle del villaggio avrebbero offerto.
Presa Tell Sultan non vi saranno ostacoli apparenti per portarsi fino a ridosso di Saraqib, il vero punto di resistenza qaedista lungo la strategica arteria autostradale della M5.
Stiamo parlando di una importante partita, ovvero liberare tutta l’autostrada per Aleppo, e nel farlo eliminare ogni resistenza terrorista lungo tutto il suo percorso, da Aleppo fino a Marrat al Numann e ancora più a sud Khan Shaykhun. Obbiettivi davvero molto ambiziosi e difficili da raggiungere, ma in questo periodo l’esercito siriano è riuscito più volte a sorprenderci con imprese che fino a poco tempo fa avremmo ritenuto irrealizzabili in questi tempi e modi.
Supporto aereo presente ad ogni passo che muovono le Unità Tigre, caccia bombardieri russi e siriani volteggiano nei cieli pronti a scaricare sulle difese dei terroristi i loro carichi di razzi e bombe che devastano i depositi di munizioni e le linee nemiche. Le colonne militari jihadiste tentano di muoversi di notte per riuscire a spostarsi e manovrare, aiutati dalla presenza di soli equipaggi russi a dare loro la caccia.
Nelle ultime 48 ore le missioni aeree sono state sul solo teatro di Idlib, ben 200, che stabilisce un nuovo record di intensità. Gli effetti sul campo di battaglia sono evidenti.
A margine di queste vicende belliche assume un particolare rilievo la ventilata presenza di una colonna turca nel settore di Al Eis vicino al fronte sud di Aleppo, presenza che ha riportato in stato di massima allerta le postazioni siriane che hanno sorvegliato ogni possibile movimento sospetto. In realtà la colonna mai sarebbe giunta al fronte nel sud del fronte di Aleppo, in quanto sarebbe stata attaccata da non meglio identificate unità locali, che hanno distrutto alcuni mezzi causando la morte di tre soldati turchi e il ferimento di altri sei. La colonna è poi ritornata immediatamente verso il luogo di partenza. L’attacco dovrebbe essere avvenuto nei pressi del villaggio di Atareb.
Due sole settimane sono state quindi sufficienti all’esercito siriano per ripristinare le unità al fronte e preparare la logistica a sostegno di questa nuova offensiva che da subito sembra procedere nel migliore dei modi.
Il bel tempo sta giocando in favore delle truppe turche e delle milizie al loro servizio, Jihadisti e FSA innanzitutto. Recentemente abbiamo appurato che almeno una unità di Al Qaeda stia operando in supporto della Turchia contro i Curdi YPG di Afrin.
Stiamo spiegando ormai da quasi due settimane come il lavoro di preparazione da parte turca proceda bene, i raid aerei stanno martellando le postazioni YPG, che non hanno modo di rispondere. Sono stati trovati molti materiali bellici sofisticati nei depositi catturati dall’esercito turco e dalle milizie. Tra questi segnalo Javelin, missili anticarro e antielicottero di produzione americana,missili ATGM TOW, meno sofisticati dei Javelin ma micidiali contro i carri, di produzione americana anche questi e alcuni lanciatori di missili antiaereo spalleggiabili (questi invece di produzione sovietica). Il dubbio però c’è sull’origine e provenienza di questi missili in quanto non sappiamo se pervenuti attraverso fornitura recente o da saccheggio di caserme siriane ai tempi dell’inizio della guerra. La Siria infatti ha in dotazione i modelli IGLA 1E esattamente come quelli trovati e fotografati dai soldati turchi e loro milizie FSA.
Assistiti dai carri Leopard 2 le milizie si stanno facendo strada, villaggio dopo villaggio, cima dopo cima, tra le difese curde.
La resistenza curda si fa sentire e forti dei sistemi d’arma forniti loro dagli USA, stanno causando danni alle forze corazzate turche, che però hanno riserve davvero notevoli di mezzi.
Come vedete in mappa, i punti delle offensive non sono mutati ma si stanno evidentemente espandendo, segno che la strategia turca porta dei risultati. Col tempo, anche contro i curdi, la velocità dell’avanzata tenderà ad aumentare, a patto che vi sia un costante supporto all’azione offensiva e prosegua con adeguata precisione la campagna di bombardamenti aerei sulle difese e si concentri nella demolizione e distruzione sia della catena di comando che della logistica curda.
Vi lascio alcuni video delle operazioni in corso.
Noterete l’ampio e diffuso utilizzo di missili ATGM
Le truppe siriane hanno sfondato le difese jihadiste e si stanno portando a ridosso di Saraqib. Oggi pomeriggio erano di fronte a Tell Sultan, che era da noi ritenuta come una prima possibile linea di difesa sulla strada per la città più importante del settore. Nel giro di poche ore anche questa linea è stata spezzata e le forze di proiezione offensiva, guidate come sempre dalle Unità Tigre, si sono portate oltre, e i combattimenti sono segnalati presso la località di Tall Tuqan, a meno di 8 Km da Saraqib. Non so se decideranno di fermarsi, magari constatando una migliore difesa jihadista o se invece, trovando il campo relativamente sguarnito, si getteranno con grande coraggio a ridosso della roccaforte.
L’offensiva quindi sta procedendo nel migliore dei modi, purtroppo sappiamo che è attesa una risposta delle milizie che non tarderà ad arrivare. Se ben sostenuta potrebbe portare ad un rallentamento o una sosta dell’avanzata, se invece mal condotta, le forze siriane riusciranno comunque ad aprirsi la strada verso l’obbiettivo strategico.
Da notare un fattore importante, con le operazioni di questi due giorni è stata interamente liberata la ferrovia che da Hama porta ad Aleppo, linea di collegamento vitale per la città e per la sua rinascita.
Nota comica: le milizie jihadiste, hanno comunicato oggi di ritenere l’osservatorio siriano per i diritti umani, nota agenzia in aperto contrasto con il governo siriano, di essere un’organizzazione pro-Assad… …sono davvero messi malissimo!!
Procedono le operazioni turche e jihadiste, sono quasi mille le vittime curde mentre quelle degli jihadisti circa 400 se non erro, i turchi hanno confermato solo 35 vittime tra le loro fila.
I bombardamenti procedono nel loro meticoloso lavoro di ammorbidimento della risolutezza curda, intaccando sempre più la catena di comando e i depositi di armi, viveri e munizioni.
Per oggi è tutto ed il materiale non vi manca di certo.
Stefano Orsi
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