Soluzione germanica per l’Italia: prelievo forzoso del 20% nelle tasche delle famiglie italiane

L’articolo di  Daniel Stelter apparso il  22/4/2020 sulla rivista tedesca Manager Magazin esprime in pieno il punto di vista germanico: “Gli italiani devono fare da soli e la Germania non permetterà mai la ridistribuzione del debito” Questa in sintesi è la linea tedesca e dei paesi del nord. Su questa linea Berlino non ha mai indietreggiato:  la Germania lo ha messo in Costituzione. Per questo, l’opinione espressa sul Manager Magazin chiarisce il motivo per cui la Germania  rimanda ogni volta nelle trattative con l’Italia una qualsiasi soluzione. La strategia è quella di portare l’Italia in un cul de sac finchè non sarà costretta a ricorrere al MES (la Germania è contraria anche al Recovery Fund e ritiene che lo strumento per l’Italia sia principalmente il MES) ed a una patrimoniale .

In merito a quest’ultima soluzione, l’economista tedesco ritiene che lo stato italiano dovrebbe effettuare un prelievo forzoso sul patrimonio privato italiano di circa il 20%. In questo modo azzererebbe il debito pubblico completamente. Però Stelter  naturalmente evita di dire come il debito pubblico italiano si è formato. Non dice cioè che il debito pubblico italiano si è ingigantito soprattutto per  lo stesso meccanismo di produzione della moneta e per l’austerity imposta da una Unione Europea priva di una vera moneta e di una vera Banca Centrale. Allo stesso modo non cita nemmeno la possibilità della monetizzazione del debito o di finanziamento diretto – come avviene in tutti i paesi del mondo – da parte della Banca Centrale..

Quindi, in definitiva la domanda fondamentale da porsi  è:  essendo l’Italia contributore netto da 15 anni –  siccome continuano a trattare come se fossimo loschi imbroglioni – che ci stiamo a fare in questa Europa non integrata che ci impone continuamente i propri diktat in politica interna ed estera, con il risultato del progressivo impoverimento del nostro paese?
La risposte cominciano ad essere chiare a molti italiani. Anche tenendo conto che l’opinione espressa dall’economista Stelter è l’opinione condivisa dalla Merkel e dalla totalità dei paesi del nord Europa.

patrizio ricci @vietatoparlare

[su_divider divider_color=”#2d0dc8″]

Ecco i passaggi più significativi della teoria esplicitata nell’articolo che costituisce la ‘linea guida tedesca’:

Lunedì in un’intervista con la Süddeutsche Zeitung , il primo ministro italiano Giuseppe Conte ha criticato la posizione dei governi tedesco e olandese. La loro prospettiva “bisogna cambiare ora”. È necessaria la solidarietà europea nella crisi per il coronavirus e è necessaria una solidarietà comune.

Questo giovedì i capi di governo dell’UE si incontrano per decidere su un fondo per la ricostruzione. Nel frattempo, si parla di un volume di 1500 miliardi di euro e tutto si riduce al fatto che vengono concordati rimborsi congiunti a seconda della forza economica. Tradotto questo significa: la Germania dovrebbe pagare il 29 percento dei rimborsi, anche se non riceviamo nulla dal fondo per la ricostruzione. Dovremmo quindi raccogliere 435 miliardi di euro nei prossimi decenni e effettivamente distribuirli  ai nostri partner europei.
(…) Ma le famiglie italiane, secondo tutti i dati disponibili, sono significativamente più ricche di noi, ma [non solo ] sono anche meno indebitate.

Lo scorso fine settimana, ho sottolineato su Twitter che l’Italia potrebbe risolvere da sola il problema del debito. Un prelievo una tantum del 20 percento sarebbe sufficiente per ridurre il debito pubblico italiano del 100 percento del PIL, a un livello inferiore a quello tedesco. Anche dopo un simile taglio, le famiglie italiane avrebbero più risorse di quelle tedesche.

In tal modo si ridurrebbe il debito pubblico italiano ma questa tesi scatenò accese discussioni e culminò nella dichiarazione di un importante economista tedesco che si trattava di un dubbio calcolo e che avrebbe inevitabilmente portato a una grave depressione in Italia.  Questo è il motivo per cui non è un’opzione praticabile e si dovrebbe aiutare l’Italia mediante l’emissione di obbligazioni comuni.

(…)

Questo è stato un motivo sufficiente per farmi dare un’occhiata più da vicino ai numeri. Perché se si respinge con veemenza la tassazione della ricchezza privata nel paese che chiede solidarietà e allo stesso tempo non si riscontrano problemi nell’imporre oneri aggiuntivi ai contribuenti locali, deve essere davvero impossibile.

Ma è il contrario.

Il punto di partenza per le mie considerazioni sono i seguenti fatti (tutti i numeri arrotondati):

Gli italiani hanno un patrimonio privato di 9.900 miliardi di euro.
Il debito dello stato italiano è di 2500 miliardi di euro.
Il PIL italiano prima della crisi indotta dal  coronavirus  era di 1.800 miliardi di euro.
Una tassa del 20 percento sulla ricchezza privata comporterebbe 1980 miliardi di euro: lo stato avrebbe quindi debiti per 520 miliardi di euro, che corrispondono a meno del 30 percento del PIL. Se si voleva ridurre il debito al 60 percento del PIL, una tassa del 14 percento sulla ricchezza privata era sufficiente per ridurre il debito pubblico.

(…)

L’alternativa sostenuta dai miei critici è che gli altri stati dell’UE – soprattutto la Germania – dovrebbero assumersi i debiti. Ma questo non è altro che un rimborso basato sulla forza economica, motivo per cui questa idea mi soddisfa solo in misura limitata. Come ho sottolineato più volte, anche qui, sono favorevole ad aiutare l’Italia. Ma il paese dovrebbe e potrebbe fare qualcosa per se stesso.

(…)

È completamente facile applicare un prelievo alle proprietà private una tantum. Secondo i dati del Credit Suisse, le famiglie italiane hanno la più grande ricchezza rispetto al PIL di tutti i paesi. La Banca d’Italia riferisce regolarmente sullo sviluppo della ricchezza privata. Nel 2017 erano 9743 miliardi e queste erano le posizioni più importanti (in miliardi ciascuna):

fonte: https://www.manager-magazin.de/politik/europa/italien-hohe-privatvermoegen-brauchen-keine-eurobonds-a-1306445.html

Lascia un commento

Current status of direct hire.