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di PAOLO SPIGA
Repubblica scende l’ennesima volta in campo per difendere l’onore e il prestigio del “miliardario-filantropo di sinistra”, George Soros, una vera icona secondo il quotidiano diretto da Mario Calabresi.
Stavolta la story è incentrata sulla bagarre che si è scatenata negli Usa tra Facebook e lo stesso Soros. Nel mirino dell’inviato speciale in bretelle dagli Usa, Federico Rampini, è finita la numero due di Facebook, Sheril Sandberg, una delle più note giornaliste americane, stimata per le sue qualità investigative.
Ecco cosa scrive il bretellato, riportando quanto riferisce un articolo del New York Times (non si è neanche scomodato più di tanto, Rampini, per scrivere la paginata pro Soros di Repubblica): “Fu lei in persona – scrive il super corrispondente – a commissionare ‘fango’ su Soros, per il solo fatto che il miliardario-filantropo di sinistra aveva osato criticare Facebook. Tutto ebbe inizio a gennaio, all’ultimo World Economic Forum di Davos. Vi partecipavano sia Sandberg che Soros. Lui criticò pubblicamente Facebook e Google, li definì pericolosi per la democrazia, invocò nuove regole e maggiori controlli sui giganti oligopolisti dell’economia digitale”.
Ma eccoci al cuore della singolar tenzone. Riprendono le trombe di Rampini anti Sandberg: “Ma la Sandberg anzichè ripondere nel merito (alle accuse di Soros, ndr), chiese ai suoi collaboratori di indagare su Soros, sui suoi moventi, su eventuali interessi finanziari. Per esempio, se stesse effettuando ‘vendite allo scoperto’ in Borsa per arricchirsi dopo aver fatto scendere il titolo di Facebook. In cerca di prove per accusarlo di aggiotaggio, insomma: perchè se uno ti critica deve essere un delinquente che ci specula sopra”.
Non basta. Il prode Rampini non ha terminato la genuflessione nei confronti del suo magnate-filantropo: “Soros risultava indigesto da tempo ai vertici dei social media, ma tutte le sue campagne si svolgevano alla luce del sole, per esempio finanziando un’associazione che si chiama ‘Free from Facebook‘ e denuncia da tempo i pericoli di questa rete sociale”.
Non è certo finita, ci sono altre cartucce nel cinturone del pistolero Rampini: “Sandberg ha fatto ingaggiare una nota società di relazioni pubbliche legata alla destra repubblicana, Definers Public Affairs, che ha cominciato una campagna anti Soros, rispolverando anche argomenti antisemiti. Proprio come si usa fare nel campo dei suprematisti bianchi, per i quali Soros è il capro espiatorio ideale, il regista del ‘complotto giudaico-plutocratico’ di hitleriana memoria”.
E il tric trac finale: “Quando sul NYT cominciarono ad uscire le prime rivelazioni, Zuckerberg e l’intero vertice aziendale fecero quadrato intorno alla Sandberg per difenderla. E lei cominciò ad accumulare bugie su bugie”.
“La Sandberg sapeva tutto fin dall’inizio e fu la vera regista”.
Sorgono spontanee un paio di domande. Sulle ‘prodezze’ di Soros, a cavallo della sua Open Society Foundation tanto umanitaria, se ne conoscono in dettaglio di tutti i colori e da un bel pezzo.
Dalla narrazione rampiniana, invece, sembra sia tutto spuntato fuori oggi come il cavolo a merenda.
Secondo punto. Ma conosce qualcosa mister Rampini del giornalismo d’inchiesta? Sa che è l’anima della vera informazione, e non i lecchinaggi di palazzo? Cosa c’è di strano se lady Sandberg ha sguinzagliato i suoi reporter a caccia di notizie sulle tante acrobazie finanziarie dal magnate? Sui suoi giganteschi affari? Sulle sue malefatte internazionali? Sa mister Rampini che Soros con una mano finanzia le Ong e con l’altra cerca di divorarsi interi Paesi pezzo pezzo, come da qualche anno sta cercando di fare con la Macedonia, mentre l’Italia potrebbe entrare presto nel suo mirino?
Finalmente qualcuno cerca di alzare i veli sull’impero Soros. Anche se a Rampini non piace…
fonte http://www.lavocedellevoci.it/2018/12/01/soros-la-strenua-e-continua-difesa-griffata-repubblica/
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