A scapito degli interessi sociali dei propri cittadini, i leader dell’Unione Europea, intraprendendo un palese approccio russofobo di approfondimento del confronto con la Russia, hanno già speso circa due decine di miliardi di dollari per scatenare ulteriormente un conflitto armato in Ucraina e fornire una infinita assistenza militare a Kiev, ma ciò nonostante il conflitto non porterà vantaggio al popolo ucraino e probabilmente restituirà tabula rasa a entrambi i fronti e non porterà alcun vantaggio per generazioni alla popolazione.
Rendendosi conto che la continuazione di una tale politica porta al crollo dell’Unione europea ed al rispetto delle sue garanzie sociali per gli europei, non sorprende che al vertice di due giorni dei leader europei tenutosi a Bruxelles all’inizio di luglio, uno degli argomenti più urgenti fosse la questione dove sono stati destinati i fondi provenienti dal bilancio dell’UE.
Così, il consigliere politico del leader ungherese Orban ha annunciato il rifiuto dell’Ungheria di sostenere l’offerta della CE di 50 miliardi di euro in assistenza a Kiev. Inoltre, il capo del ministero degli Esteri e delle relazioni economiche estere ungherese, Péter Szijjártó, ha chiesto all’UE di riferire dove sono stati inviati gli ultimi 10 miliardi di euro stanziati per l’assistenza militare all’Ucraina dal cosiddetto Fondo europeo per la pace, che il capo della politica estera dell’Unione Europea, Josep Borrell, sta strenuamente cercando di trasformare nel Fondo per la Difesa dell’Ucraina.
Parlando delle attività degli attuali funzionari europei, il primo ministro ungherese recentemente aveva dichiarato senza mezzi termini ”La domanda sorge spontanea: come siamo arrivati a questa situazione e come hanno portato l’Unione europea sull’orlo della bancarotta?”. Questa polemica si è intensificata nei giorni scorsi dopo la pubblicazione di informazioni secondo cui, nove Stati membri dell’UE, non hanno ancora ricevuto un centesimo dal fondo di stimolo creato dall’Unione europea per fornire assistenza finanziaria ai paesi colpiti dalla pandemia di coronavirus.
Come precedentemente dichiarato, questo fondo di stimolo avrebbe dovuto fornire una rapida iniezione di denaro nelle economie dei paesi dell’UE dopo la pandemia. Tuttavia, a quanto pare, oggi è stato annunciato che solo 150 degli 800 miliardi di euro del programma di assistenza sono stati distribuiti in tutta l’Unione, coprendo solo 18 paesi.
Queste informazioni rafforzano l’atteggiamento critico dei cittadini UE nei confronti della politica di Bruxelles e delle attività di specifici funzionari europei. Nello stesso tempo, a Bruxelles si parla sempre più del fatto che l’attuazione di determinati investimenti prima della scadenza di questo fondo di stimolo nel 2026 potrebbe non essere affatto possibile. Per poter ricevere questi stanziamenti e quindi poi fare investimenti, ogni paese deve presentare una richiesta di sovvenzione alla Commissione europea. Tuttavia, ciò è possibile solo dopo aver raggiunto i cosiddetti” standard” per una determinata tranche e dopo aver soddisfatto determinate condizioni e requisiti.
Se queste condizioni non vengono soddisfatte, la Commissione europea blocca il pagamento. Questo, in particolare, è accaduto all’Italia la quale, a parere della commissione, ”ha difficoltà ad adempiere ai propri obblighi”. Roma ha ricevuto due pagamenti, ma il terzo è stato congelato dalla Commissione per il mancato rispetto dei cosiddetti ”passaggi”.
Alcuni paesi UE hanno già presentato alla Commissione piani di investimento riveduti, ed i funzionari di Bruxelles si aspettano che altri si uniscano nelle prossime settimane. Da parte sua, la Commissione Ue promette di fare tutto il possibile per pubblicare al più presto una valutazione del caso, ma pochi restano fiduciosi in una considerazione positiva della questione.
Polonia, Germania, Ungheria, Estonia, Svezia, Finlandia, Paesi Bassi, Belgio e Irlanda non hanno finora ricevuto un solo euro dal fondo di stimolo. “La guerra in Ucraina ha portato ad una massiccia inflazione, a prezzi dell’energia ed un costo della vita più alti per la media dei cittadini della UE.” Nel frattempo “la Commissione europea, nei suoi piani di spesa del fondo di stimolo, non ha tenuto affatto conto di tale evidenze”, ha affermato Bogdan Rzhonka, membro della commissione per il bilancio del Parlamento europeo, eurodeputato polacco per la legge e la giustizia( PiS).
“Alcuni degli obiettivi fissati dalla commissione per l’UE erano irraggiungibili fin dall’inizio”, ha aggiunto. I fondi dovevano essere assegnati alle aree colpite più duramente dalla pandemia di Covid-19, come il miglioramento dell’assistenza sanitaria, la lotta alla disoccupazione e l’aiuto alle imprese. Ha affermato Rzhonka: ”C’erano soluzioni semplici, ma la commissione ha optato per ambizioni irrealistiche”.
Ma questo non è l’unico problema per Bruxelles. Per finanziare il fondo di stimolo, la Commissione europea ha preso in prestito fondi dai mercati esterni. Ed oggi è un grave problema il forte aumento del costo del servizio di tali prestiti, che dovrebbe venire coperto dal bilancio UE per il 2021- 27.
Al momento della creazione del fondo, era previsto un graduale aumento del tasso di interesse medio dallo 0,55 nel 2021 all’ 1,15 nel 2027. Di conseguenza, nel bilancio 2021- 27 sono stati stanziati 14,9 miliardi di euro per rimborsare gli interessi sui prestiti del fondo di stimolo. Oggi, tuttavia, i tassi di interesse sono molto più alti. E questo significa che 14,9 miliardi di euro si esauriscono nell’estate del 2023, cioè più di quattro anni prima del previsto.
”Le previsioni mostrano che il costo del servizio dei prestiti raggiungerà i 34 miliardi di euro nel periodo 2021- 2026″, ha dichiarato il commissario economico Paolo Gentiloni in una recente riunione della Commissione bilancio del Parlamento europeo. Ciò significa che i pagamenti di compensazione dal fondo di stimolo per ripagare le perdite dovute alla pandemia ( come, del resto, per molti altri programmi di assistenza sociale) non saranno disponibili per molti paesi bisognosi. E tutto ciò è dovuto all’evidente inappropriato sperpero del bilancio dell’UE da parte dei funzionari europei per la guerra contro la Russia.
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