Su The Intercept, Medhi Hasan (giornalista politico, e autore britannico) nell’articolo dal titolo molto eloquente “Trump viola l’accordo sul nucleare iraniano – Ignorando i generali statunitensi e israeliani che lo sostengono” rivela che i vertici dell’apparato militare statunitense sono fortemente critici riguardo alla decisione presa dal loro presidente di uscire dal Joint Comprehensive Plan of Action, o JCPOA.
E’ sorprendente che l’intero establishment militare statunitense è contro il ritiro dall’accordo:
il Segretario alla Difesa James Mattis, che afferma di aver letto il testo dell’accordo nucleare tre volte e ritiene che sia “abbastanza robusto”; Presidente del Capo di Stato Maggiore congiunto, il generale Joseph Dunford, che afferma : L’Iran aderisce ai suoi obblighi JCPOA” e una decisione degli Stati Uniti di abbandonare l’accordo avrebbe un impatto sulla volontà altrui di firmare accordi”; il capo del comando strategico americano, il generale John Hyten, che afferma : L’Iran è conforme a JCPOA e sostiene cheè nostro compito rispettare i termini dell’accordo; e il capo del Comando centrale degli Stati Uniti, il generale Joseph Votel, che dice l’accordo nucleare è nel nostro interesse perché affronta una delle principali minacce che affrontiamo dall’Iran“.
Ma non solo, ad essere contrariati non sono contro solo i militari in servizio ai massimi vertici delle Forze Armate ma anche militari in pensione hanno espresso la loro contrarietà, precisamente:
l’ex generale Colin Powel, consigliere per la sicurezza nazionale di Ronald Reagan e segretario di stato di George W. Bush, che ha definito il JCPOA un buon affare. E l’ex consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, prossimamente Il generale in pensione HR McMaster, che stava “ lavorando a stretto contatto con due senatori chiave per impedire a Trump di distruggere l’accordo con l’Iran ” prima di essere licenziato e sostituito con Bolton a marzo.
A questi ufficiali superiori più conosciuti si aggiunge una dichiarazione collettiva fatta da una lista bipartisan composta da 100 veterani impegnati nella sicurezza nazionale.Tra questi c’è “il generale in pensione Brent Scowcroft, che ha prestato servizio come consigliere per la sicurezza nazionale a George HW Bush, e il generale in pensione Michael Hayden, che ha lavorato come direttore sia dell’NSA che della CIA sotto George W. Bush.” .
Il giudizio unanime dei firmatari è che “l‘accordo nucleare migliora la sicurezza degli Stati Uniti e della regione e l’abbandono non servirebbe a scopi di sicurezza nazionale.
Si tratta di una opposizione rilevante che sottolinea l’incongruità e la mancanza di corenza dell’attuale amministrazione americana. Ma se questo sorprende, è ancora più sconcertante apprendere che non festeggia neanche l’establishment militare israeliano, ovvero i rappresentanti militari del paese principalmente in causa.
Sul fatto che Netanyahu pretenda di possedere migliaia di “file segreti sugli sviluppi nucleari” che mostrano come il JCPOA sia stato costruito su menzogne anche “generali e spymasters sono in disaccordo, tra cui: il capo di stato maggiore delle Forze di Difesa israeliane, il generale Gadi Eisenkot, che dice che bisogna trattare perchè “con tutti i suoi difetti l’accordo sta funzionando”; poi a seguire c’è “il presidente dell’Agenzia spaziale israeliana e lo scienziato militare pluripremiato, Isaac Ben-Israel, che afferma che l’accordo non è affatto male, è addirittura positivo per Israele.
Poi c’è l’ex direttore del Mossad, Efraim Halevy, che dice il JCPOA fornisce una risposta credibile alla minaccia militare iraniana, almeno per un decennio, se non più; a seguire c’è l’ex capo dell’agenzia di sicurezza interna Shin Bet, Carmi Gillon, che afferma che l’accordo nucleare ha aiutato a rendere la regione e il mondo un posto più sicuro; e ancora l’ex capo dell’intelligence militare israeliana, Amos Yadlin, che dice che strappare l’accordo creerebbe un pericoloso vuoto; ed infine l’ex primo ministro israeliano – ovvero il soldato più decorato del paese – Ehud Barak, che dice che ritirarsi dall’accordo sarebbe un “errore”.
Tutti questi personaggi non sono certo amici o fan di Israele ma sono ragionavoli e hanno capito che è interesse del loro paese mantenere l’accordo. E’ naturalmente rilevante che essi sanno che “la Repubblica islamica è conforme ai termini stringenti del JCPOA, e che gli Stati Uniti dovrebbero rimanere nell’accordo perché rafforza la sicurezza statunitense, regionale e globale”.
Ma quindi chi ha spinto per l’uscita dall’accordo? Essenzialmente è la politica ultraconservatrice e l’apparato insistriale militare americano con le sue lobby politiche che ha come soggetto di spicco
il suo nuovo consigliere per la sicurezza nazionale, John Bolton, ex oratore pagato per un gruppo di ex terroristi iraniani che è stato a lungo ossessionato dal ” cambio di regime ” a Teheran”. E naturalmente c’è l’Arabia Saudita, gelosa del suo ruolo regionale, ovvero il principe “Mohammed bin Salman, che afferma che il leader supremo dell’Iran “fa sembrare Hitler buono”; e il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, che confronta costantemente la Repubblica islamica con il cosiddetto Stato islamico.
L’amara constatazione di Medhi Hasan è la seguente:
Non si tratta di sicurezza o protezione delle città americane o israeliane dai missili iraniani. Trump & Co. non stanno cercando di evitare la guerra con l’Iran. Loro vogliono la guerra con l’Iran
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tutto l’articolo originale, in inglese, è su The Intercept: https://theintercept.com/2018/05/08/donald-trump-iran-nuclear-deal-john-bolton/
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