Standard & Poor’s, i missili a Kaliningrad e l’impiccato argentino

Stupendo articolo di East Journal:

Com’era quella storia? Una farfalla batte le ali e dall’altra parte del mondo… Insomma, ci sono davvero troppe cose che non capisco. Le dico in ordine sparso, chi sappia metterle in relazione, lo scriva.

Italia da inferno a paradiso, secondo Goldman Sachs

Il 3 gennaio scorso Goldman Sachs dichiara disastrosa la situazione italiana, lo spread Btp-Bund toccava massimi storici ma “non bisogna sopravvalutare lo spread” ebbe a dire il primo ministro italiano, Mario Monti. Infatti il 9 gennaio Goldman Sachs dichiara che l’Italia è meglio della Francia per chiunque voglia investire. Dalla London Stock Exchange (la Borsa di Londra) arriva un comunicato che la borsa valori di Milano pubblica subito sul suo sito spiegando che nel corso del weekend precedente “è accaduto qualcosa” per cui Goldman Sachs ha identificato l’Italia come “territorio finanziario di investimento di maggiore interesse rispetto a quello francese” invitando i propri investitori a uscire dal mercato francese optando per quello italiano.

Ma poi Standard and Poor’s ci taglia il rating

Il 14 gennaio ecco la batosta “inattesa” (parola di Monti): per nove paesi dell’eurozona arriva il declassamento del rating, la Francia perde la tripla A ma l’Italia scivola in serie B con l’Azerbaijan, per intenderci. A deciderlo Standard and Poor’s, agenzia di rating a capitale americano “controllata”  dai conservatori statunitensi. Solo la Germania, che continua a vedere intatto il suo rating sul debito, è timida. L’Italia diventa però “un punto di forza fondamentale” per l’Europa in crisi, sempre secondo S&P. Ma non eravamo l’anello debole? E se siamo un punto di forza, perché l’outlook è negativo?

Un tutti contro tutti? Fitch, le portaerei e i missili Iskander

Non ci si capisce più nulla. Poco dopo il “gran rifiuto” britannico di aderire al fiscal compact, l’agenzia di rating Fitch (britannica ma controllata da grandi gruppi francesi) ha cominciato a sparare a zero sul debito europeo, specialmente francese.

Che diavolo succede? Un tutti contro tutti che si gioca con le armi a doppiofilo della finanza? I conservatori americani che, attraverso S&P, attaccano il presidente Obama (le elezioni si avvicinano) usando come clava la crisi europea (che essi stessi alimentano)? Una Francia, anch’essa prossima alle elezioni, che vede i grandi gruppi francesi contro Sarkozy (usando Fitch come clava)? Un attacco angloamericano all’Unione Europea? E perché mai? E la Germania che fa? In lontananza si vedono i sorrisi a trentasei denti di Russia e Cina, ma sono sorrisi o ghigni?

La Russia ha puntato i suoi missili Iskander contro l’Europa e ha armato le testate nucleari. Mica da ridere. E la Cina si vede le portaerei americane intorno alle sue acque territoriali. Qui gira tutto! ogni giorno una roulette! Equilibri internazionali da ricostruire? Roba da non poterne più. A essere uno che queste cose le sa per davvero, c’è da non dormire più la notte.

Dopo la riunione con l’Fmi si suicida l’argentino

Forse per questo Ivan Heyn si è impiccato nella sua stanza d’albergo, all’Hotel Radisson di Montevideo. Ivan Heyn era un giovane e brillante economista, trentatré anni, sottosegretario all’Economia dell’Argentina. Di povere origini era destinato a diventare ministro, forse già nel 2012.

Heyn si trovava a Montevideo per una riunione allargata del Mercosur (la comunità economica dell’America Latina) alla quale erano stati invitati anche i responsabili di Usa e Gran Bretagna. Uscendo da una riunione ristretta con i delegati del Fondo Monetario Internazionale, l’economista pare abbia pronunciato la frase “io questo non lo posso proprio fare”. Poi si è ucciso.

Fare che cosa? L’Argentina è il paese preso ad esempio per il suo rifiuto di aderire alle misure di austerity volute dal Fmi, un rifiuto che è stato seguito da una diversa dottrina economica varando un piano (bocciato dal Fmi) che ruotava intorno a un allargamento del welfare, a un massiccio impegno di sovvenzioni sociali per il rilancio del consumo interno, aumentando le tasse ai ceti ricchi e abbattendo le aliquote fino a zero a tutti i ceti imprenditoriali della fascia media a condizione che assumessero almeno dieci giovani tra i 18 e i 28 anni. In seguito alle sue idee applicate, l’Argentina è cresciuta nell’ultimo biennio a una velocità del 9,2% l’anno, seconda solo alla Cina.

In Europa c’è chi, nella società civile, vorrebbe l’attuazione di un modello argentino. Un modello che non è andato giù a molti.

Buenos Aires negli ultimi mesi è alla guida di uno scontro tra il Mercosur e l’Unione Europea, oltre che con Gran Bretagna e Stati Uniti, per questioni commerciali dietro cui sembrano celarsi ambizioni finanziarie del cosiddetto “occidente” sul paese sudamericano.

Inconcludente

Finisco così, senza capo né coda, questo elenco di fatti. Molte le suggestioni che si annidano tra le righe. A voi lettori aiutarci a capire.

 

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