Il nuovo Star Wars ‘L’ultimo Jedi’ stravolge il filone della saga originale a favore dell’ideologia relativista e del multiculturalismo.
Sempre di più il cinema è usato come mezzo di propaganda al servizio della ‘coraggiosa nuova America multiculturale’. Basta vedere il nuovo episodio di STAR WARS al cinema per rendersene conto. Per perseguire questa linea ideologica si è disposti a tutto, fino anche stravolgere lo stile e la linea narrativa di un film come Guerre Stellari’ all’insegna del ‘politically correct’ delle nuove tendenze. Questa nuova ‘creatività’ viene estremizzata a tal punto da creare dei nuovi Frankestein o a produrre dei falsi storici. Abbiamo visto chiaramente questa inclinazione nella riproposizione ‘creativa’ dei vecchi classici della Disney come Biancaneve o nei nuovi carton come come Merida o Frozen.
Secondo questo filone, all’insegna della creatività (e di ciò che nasconde). è plausibile ‘adattare’ i film fino al punto di falsificare la storia, come ad esempio ‘Crociate’ o ‘Red Tails’.
In particolare, in Red Tails’ si racconta la vicenda di alcuni piloti di colore e l’intenzione è chiaramente quella di superare il razzismo bianco e la segregazione ma lo si fa a danno della verità storica. Quest’ultima è una tendenza che ormai ha preso piede nel cinema; lo abbiamo visto anche nel film dello Zar Nicola (fatto passare per un fredifrago) e in molti altri casi.
Si capisce bene che qui non si tratta di contrapporsi alla giustezza del superamento dei muri razziali. Ci si domanda invece sulla giustezza di cosa si proponga in cambio e come. E’ infatti evidente che la nuova battaglia dichiarata dal cinema è fatta a colpi di falsi storici e della subordinazione di tutto a favore delle nuove ideologie, che comprende la facilità dei costumi, la mercificazione del sesso, la violenza, l’ideologia gender, la diversità multiculturale.
Un altro esempio di questo filone della rivisitazione dei classici del cinema, un altro film con cui si vuole combattere il razzismo e sessismo, è ‘The Hidden figure’ , in cui si narra la storia di una scienziata di colore che ha tracciato le traiettorie per il Programma Mercury e la missione Apollo. In questo caso si vuole dimostrare come sono stati gli uomini di colore e non i bianchi a portare l’uomo sulla luna.
In questo caso, il film si concentra anche sul “senso trascendente dell’umanità” che ha permesso loro di resistere ed avere successo dentro la Nasa, ma in realtà ciò che ha permesso agli ingegneri di colore di farsi valere non sono le sole qualità personali ma ragioni inanzitutto ‘materiali’. Infatti “mentre facevano lo stesso lavoro delle loro controparti bianche, gli ingegneri afroamericani venivano pagati di meno e relegati nella sezione ovest segregata del campus di Langley, dove dovevano usare i servizi da pranzo e il bagno separati” (Populrmechanics). Sta a dire che l’atteggiamento progressivo della NASA per il tempo è in gran parte spiegato dalla contrazione dei costi, ed in misura minore dalla necessità.
Ma ‘tornando a bomba’, il nuovo Star Wars ‘The last Jedi”, ha realizzato solo il 52% di gradimento rispetto agli altri episodi della saga, ossia ha realizzato il punteggio più basso del pubblico di qualsiasi film di Star Wars (vedi qui). Se vediamo la statistica i critici amano The Last Jedi con un gradimento del 92% rispetto al pubblico che gradisce per il 52%. Sta a dire che la critica di professione è entusiasta di questo di Star Wars e lo ha innalzato come come una delle migliori voci della saga.
Ma dove sta allora la verità? La verita è scomoda ma è stata rivelata da alcuni media americani: i fan dei precedenti episodi erano principalmente bianchi, ed essi hanno spinto i record al botteghino, ma proprio agli stessi oggi proprio non piace il nuovo film.
Quindi la colpa è del nuovo personaggio di colore? No come già detto non è così, è troppo semplicistico. Non si tratta di ‘colore’ ma di canoni di bellezza ed espressività dei protagonisti che avevano contrassegnato storicamente il divismo hollywoodiano. Per capirci, ai nuovi personaggi manca carisma, non solo la faccia ed il ‘physique du rôle’: stata a dire che un Will Smith, o un Cuba Gooding Jr (protagonista di Man of Honor), avrebbero sostenuto egregiamente la parte. Ma la scelta della Disney è caduta sulla ‘faccia della porta accanto’ per trasmettere il preciso messaggio che ogni cosa è intercambiabile, che i dialoghi non contano, le differenze non contano, perché ognuno si può realizzare con le proprie forze. Il film quindi paga dell’imposizione ideologica attuale (che punta all’indottrinamento di massa). Si scavalca così la coscienza delle persone che può essere manipolata ‘nel bene’, semplicemente proponendo loro che ogni cosa è intercambiabile nel segno di un trascendente indefinito che unisce tutta l’umanità (‘la forza’ da cammino di purificazione degli Jedi ora nel nuovo film è diventata adesione ad una ‘unione cosmica’, ad una ‘coscienza collettiva’).
Da quando la Lucas film ha ceduto il marchio di Star Wars alla Disney , quest’ultima è proprio decisa a subordinare ogni cosa a favore delle tendenze attuali di cui le case cinematografiche sembrano essere diventate propugnatrici e nello stesso tempo ‘guardiane’ delle nuove tendenze, cancellando non solo i canoni ma anche i valori del passato.