Stefano Orsi: Aree di crisi nel mondo

Aree di crisi nel mondo n.16 del 20 settembre 2019

di Stefano Orsi – pubblicato su Sudest

Oggi ci occuperemo maggiormente dell’Arabia Saudita, ma inizieremo come d’abitudine con la Siria.

[su_heading style=”modern-2-blue” size=”21″ align=”left”]Damasco [/su_heading]

Mentre vivono una nuova calma le operazioni belliche, il Presidente Bashar al Assad ha varato un nuovo decreto di condono per i reati commessi da siriani in questi anni di guerra, questo decreto arriva dopo i successi ottenuti dal precedente, ormai scaduto, che permise di riconciliare intere comunità sotto la bandiera siriana e ottenere la resa di molte sacche senza nemmeno combattere.

Questa ennesima riprova della falsa propaganda dei filoterroristi, portata avanti anche in Italia da stampa in malafede o alcuni giornalisti disonesti, che parlano dell’arresto dei siriani che rientrino in Siria dopo aver vissuto come profughi in alcuni stati esteri come Giordania o Libano. Niente di più falso, erano girate anche voci di sequestro delle proprietà degli esuli, anche queste smentite dai fatti.

Ora arriva questo decreto che pone una seria pietra sulle fondamenta solide per costruire la futura pace in Siria.

Nel frattempo nei settori a nord di Hama , liberati poche settimane fa, la Polizia Militare russa sta prendendo il posto dei reparti dell’esercito per garantire l’ordine pubblico, il che testimonia due fatti, il primo è che non ci sono segnali di malcontento o di alcuna forma di resistenza da parte della popolazione, che anzi ha vissuto bene il ritorno dello stato di diritto e della legalità dopo anni di soprusi e fondamentalismo islamico subiti. Il secondo fatto è che le forze russe continuano a svolgere un importantissimo lavoro per la pace e il soccorso umanitario nelle zone liberate. Ho potuto vedere diversi video di convogli di camion recanti cibo. Medicinali, acqua potabile per i civili in difficoltà e tutto questo avviene senza che nessun Paese occidentale prenda una iniziativa in favore della popolazione siriana, anzi proseguono con l’imporre pesanti sanzioni economiche che ricadono tutte sulla popolazione impedendo il miglioramento della qualità della vita e causando invece molte morti, perchè anche di sanzioni si muore, come per le bombe.

Nel nord della Siria sono segnalati disordini nei settori sotto occupazione curda, le milizie filoturche si sono infatti scontrate con gli occupanti curdi lungo la linea di contatto tra le loro formazioni, a nord di Aleppo.

Il Presidente Erdogan ha ribadito l’intenzione di attaccare il settore di Siria occupato dalle YPG e sappiamo bene come dopo molte minacce Erdogan faccia sempre seguire i fatti, Afrin lo testimonia.

Gli USA da parte loro, non fanno che gettare benzina sul fuoco, proseguono infatti nel rifornire di armi i curdi provocando sempre più i Turchi che temo, presto passeranno all’azione.

[su_heading style=”modern-2-blue” size=”21″ align=”left”]Riad[/su_heading]

L’Arabia Saudita è stata protagonista delle cronache settimanali.

Il 14 di settembre ha subito un pesante attacco con missili cruise di produzione Yemenita e tecnologia e componentistica iraniana.

[su_heading style=”modern-2-blue” size=”21″ align=”left”]Aggiornamento sul caso [/su_heading]

Ho dato una occhiata alle immagini pubblicate dalle agenzie con le prime foto da satellite che mostrano i punti dove i droni hanno colpito gli impianti, purtroppo non tutte sono chiarissime e si vede bene il punto di impatto , ma in queste si e si possono già avanzare delle ipotesi e valutazioni che chiariscono con sufficiente margine di sicurezza che l’attacco sia arrivato dallo Yemen e non come USA e media dicono dall’Iraq e meno che mai dall’Iran.
I fori come si vede sono posizionati ad ovest, i droni hanno seguito una traiettoria curva seguendo probabilmente alcuni punti di riferimento per allinearsi sui bersagli, hanno volato da sud fino a colpire gli impianti estrattivi di Khurais e gli altri hanno proseguito virando verso est fino a raggiungere i loro bersagli e colpendoli da ovest.

Queste traiettorie, sebbene possibili anche in caso di lancio da altre posizioni, divengono molto improbabili in caso di attacco da est, ovvero dall’Iran o da nord est ovvero dall’Iraq, in quel caso avrebbero volato sul mare e colpito da est i bersagli o da nord est al limite, non di certo da ovest in quanto avrebbero dovuto prolungare la loro traiettoria di volo rischiando di essere poi abbattuti.

Inoltre, e questo taglia la testa al toro, se fossero arrivati dall’Iran, avrebbero dovuto sorvolare la vicinissima base USA della 5° Flotta americana, 20 missili o droni armati che volano sopra alle teste di tutto il sistema di difesa aerea USA senza essere ne visti ne individuati da radar o sistemi infrarossi, non so cosa sia peggio per loro francamente …

Le stesse forze yemenite avevano diffuso questo video nel gennaio di quest’anno, presentando proprio il modello i cui resti sono stati trovati dalle truppe saudite dopo gli attacchi.
https://www.yemenpress.org/…/video-combat-capabilities-of-…/
Quindi i droni potrebbero addirittura essere stati auto prodotti, sicuramente su progetto e conoscenza iraniana, ma gli Houti ne hanno le capacità.

https://www.facebook.com/stefano.orsi.376/posts/1652379668229573

Dopo questo aggiornamento ho anche rilasciato una intervista all’agenzia di Stampa Iraniana Pars Today che potete ascoltare qui.

http://parstoday.com/it/news/middle_east-i197840-stefano_orsi_su_attacco_aramco_i_media_invice_di_parlare_di_guerra_in_yemen_incolpano_iran_(audio)

Dopo qualche giorno possiamo trovare solo conferme a quanto scritto in quanto i resti mostrati dai Sauditi in conferenza stampa mostrano che i modelli corrispondano ai missili yemeniti e non a quelli prodotti direttamente dall’Iran e indirettamente si contraddicono, inoltre la sostanziale mancanza di risposta diretta contro l’Iran non fa che dare peso alla nostra ricostruzione dei fatti.

Vi lascio anche con l’approfondimento realizzato con Sascha di Sakeritalia.it per maggiori ragguagli.

Buona visione.

Dopo questo aggiornamento ho anche rilasciato una intervista all’agenzia di Stampa Iraniana Pars Today che potete ascoltare qui.

http://parstoday.com/it/news/middle_east-i197840-stefano_orsi_su_attacco_aramco_i_media_invice_di_parlare_di_guerra_in_yemen_incolpano_iran_(audio)

Dopo qualche giorno possiamo trovare solo conferme a quanto scritto in quanto i resti mostrati dai Sauditi in conferenza stampa mostrano che i modelli corrispondano ai missili yemeniti e non a quelli prodotti direttamente dall’Iran e indirettamente si contraddicono, inoltre la sostanziale mancanza di risposta diretta contro l’Iran non fa che dare peso alla nostra ricostruzione dei fatti.

Vi lascio anche con l’approfondimento realizzato con Sascha di Sakeritalia.it per maggiori ragguagli.

Buona visione.

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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