di STEFANO ORSI
Giorno 11-10-2018
Ci stiamo avvicinando sempre più alla fatidica data del 15 ottobre, ultima scadenza per ottemperare agli accordi di Sochi, seguiti al vertice tra Erdogan e Putin, avvenuto il 17 settembre u.s., e iniziano a vedersi i primi frutti, come avevamo immaginato, per diversi giorni, o settimane, non si è vista alcuna applicazione delle clausole che prevedono la creazione di una zona cuscinetto di 20 Km dalla zona di contatto, priva della presenza di armi pesanti, razzi, cannoni, carri armati ecc.
Ora, ogni giorno che la scadenza si avvicina, le milizie iniziano a spostarsi e lasciano la zona al controllo delle forze turche incaricate.
È lo stesso comandante incaricato del gruppo di contatto russo, il gen. Vladimir Savchenko, che spiega come questi spostamenti siano monitorati e controllati costantemente, ma che ci chiarisce come vi siano anche segnali opposti, non tutte le milizie, hanno manifestato l’intenzione di riconoscere l’accordo, anzi, alcune si oppongono proprio. Nei pressi di Tall Huwair, inoltre, si è avuto l’ennesimo attacco contro le postazioni governative, e un fitto lancio di colpi di mortaio, ha causato la morte di un soldato siriano e il ferimento di altri, e non è l’unico caso, diversi attacchi si sono succeduti nel settore a nord di Hama, ma è nella parte nord della provincia di Latakia che ci sono state le battaglie più cruente, e si sono anche contati numerose morti da ambo le parti, in quanto agli attacchi, spesso veri e propri assalti contro le linee siriane, sono poi seguiti i contrattacchi di Damasco, per recuperare il pieno controllo delle posizioni.
Una vera tregua armata dunque.
Nei settori di Hayat e Al Mansoura , oltretutto, è proprio Al Qaeda in Siria, meglio nota come Al Nusra o con il recente nome di Hayat Tahrir Al Sham, che da quelle posizioni, nonostante un proclama di accoglimento degli accordi, non ha ancora smobilitato le sue posizioni sul fronte, credo temano anche di essere attaccati dalle altre fazioni interne, quelle filoturche, con cui sono ufficialmente in guerra da mesi.
Anche più a nord est, sul fronte di Aleppo, la situazione è tesa, al Qaeda infatti occupa diversi sobborghi, tra cui il quartiere di Al Zhara, alla periferia di Aleppo, e più di una volta hanno attaccato da li la stessa città causando vittime anche tra i civili, il mancato rispetto degli accordi di smobilitazione e ritiro a 20 Km nelle retrovie, ha annunciato ieri il comando di difesa siriano, composto dagli alti ufficiali della Guardia Repubblicana e dell’SAA Esercito Arabo Siriano, provocherà l’immediato intervento siriano allo scadere del 15 ottobre, ormai sempre più vicino e carico di attesa.
In tutto questo, al momento, pare molto blanda , se non del tutto assente, ogni pressione turca sugli jihadisti e questo non è certamente un buon segnale.
Infatti credo proprio che la poca attenzione che i turchi stanno mostrando nel persuadere i terroristi qaedisti della loro volontà di garantire loro la sicurezza di fronte alle truppe di miliziani che esse appoggiano e con le quali i qaedisti sono in guerra, sarebbe il vero nodo della questione, in fase di smobilitazione e spostamento, i qaedisti si vedrebbero posti in una posizione di grande debolezza e passibili di attacco in forze senza possibilità di stabilire una linea difensiva forte e contenere l’urto di ripetuti assalti alle loro linee e colonne in trasferimento.
Sempre da Idlib, proviene una notizia preoccupante, torniamo infatti a parlare del rischio che venga simulato un attacco chimico nel tentativo di farne ricadere la colpa sulla Siria, un gruppo legato ad Al Qaeda, secondo la fonte russa del gruppo di riconciliazione, avrebbe attaccato nel nord della provincia di Idlib, una postazione di Al Qaeda e degli elmetti bianchi, se ancora qualcuno crede siano una ONG dedita alla protezione civile faccia un esame di coscienza, dove erano custodite scorte di cloro, pericolosa sostanza chimica mortale in elevate concentrazioni, e le avrebbe rubate dopo aver ucciso molte guardie sul posto.
Già diversi mesi fa, i comandi russi e siriani avevano denunciato il possesso da parte dei terroristi in Idlib di ingenti scorte di pericolose sostanze tossiche, arrivate a ridosso dell’atteso attacco siriano per la liberazione di Idlib.
Ora parte di queste sostanze sono passate direttamente nelle mani delle sparute ma presenti cellule ISIS, il che non depone certamente a favore della sicurezza del mondo, anche della nostra, sia ben inteso.
Quindi, riassumendo, a partire dal giorno 15 avremo una immagine più chiara degli equilibri nella provincia di Idlib e potremo iniziare a valutare se un intervento militare tornerà ad essere una opzione probabile.
[su_heading style=”modern-2-blue” size=”20″]Settori ISIS: Suweida e al Suknah[/su_heading]
Proseguendo nell’esame della situazione in Siria, ci ritroviamo a scrivere delle sacche ISIS si Suweida, si Al Sukhna e dell’est Eufrate.
L’esercito siriano è impegnato dal termine della campagna di Daraa nel fronteggiare questa sacca di terroristi, apparsa “misteriosamente” alla vigilia dell’importante offensiva sui fronti meridionali.
Inizialmente stimati in un paio di centinaia di miliziani, il numero si rivelò presto sottostimato, come del resto le offensive lasciavano temere, l’esercito siriano si è trovato ad affrontare almeno un migliaio di pericolosi assassini senza paura, fanno uso di droghe come il captagon, e su un terreno tremendo, pieno di crepacci, grotte e tane dove si annidano silenti e tendono agguati improvvisi alle forze di Damasco costrette ad avanzare appiedati a causa del terreno impraticabile.
La collina vulcanica si è rivelata una trappola molto ben studiata, che è già costata innumerevoli caduti per l’esercito che sta pagando un pesante tributo alla liberazione di una fetta di deserto che se esaminata in se, non ha nessun valore, ma che non può assolutamente essere lasciata ai terroristi perchè diverrebbe la base di futuri attacchi come quello sanguinoso di Suweida avvenuto questa estate.
La 4° Divisione si sta muovendo dai fronti a nord per rinforzare il dispositivo offensivo in vista di un assalto finale.
Parte di queste forze, quelle maggiormente meccanizzate , si spostano anche verso l’est di Homs per eliminare la sacca di Al Sukhna, meno cruenta come battaglia, presenta però diversi lati oscuri, non ho mai visto nascondigli o villaggi in grado di garantire il sostentamento ed il ricovero di tanti miliziani e famiglie, per cui è evidente che si siano appoggiati alla vicina base americana nella occupata Al Tanf, situazione emersa nei mesi scorsi con l’abbattimento di un elicottero KA-52 russo e una serie di fortini lungo le vie di rifornimento per la sacca.
Proprio ieri c’è stato ancora un attacco su Al Mayadeen, respinto con successo dall’esercito siriano ma che testimonia una presenza ancora vitale di queste milizie.
[su_heading style=”modern-2-blue” size=”20″]Siria occupata[/su_heading]
L’esercito USA, grazie ai mercenari curdi ed molti ex ISIS detti SDF, stringe ormai in un assedio sempre più stretto quei miliziani che non hanno cambiato casacca passando dalla parte degli USA, i combattimenti presentano un avanzare lento e difficoltoso da parte degli assedianti, ben differente da ciò che ci presentarono negli ultimi anni, con le pantomime delle avanzate curde di 60/70 km al dì, qui dove invece devono combattere vediamo bene che le cose non erano come le hanno raccontate i Locatelli o i Del Grande, a proposito della lotta contro il Califfato combattuta oltre l’Eufrate. Oggi, sulle bugie, possiamo dire che hanno davvero le gambe corte.
[su_heading style=”modern-2-blue” size=”20″]Consegna degli S300[/su_heading]
Dopo la settimana scorsa, possiamo tirare una somma dei sistemi d’arma consegnati, 49 mezzi in tutto, che corrispondono ai veicoli componenti una sola batteria di missili S300, il generale Shoygu, ministro della difesa, ha comunicato che la batteria, composta dai radar, dal posto di comando avanzato, da tutti i mezzi per rifornimento e assistenza alla batteria sono stati consegnati, che i lanciatori componenti la batteria stessa sono in numero di 4, per un totale di 16 missili S300 pronti al lancio e un certo numero di missili di riserva pronti ad essere ricaricati.
Pur mantenendo per buona una disposizione sul terreno che allarga i lanciatori su circa 60 Km di distanza da radar e posti di comando, dobbiamo affermare che questo dispositivo non soddisfi neppure in minima parte le esigenze difensive siriane.
Il ministro ha aggiunto che potrebbero portare ad 8 o dodici i lanciatori presenti ma è vero anche che sarebbero al massimo due o tre batterie e anche queste, non sarebbero sufficienti a garantire una buona o sufficiente copertura difensiva della Siria.
Dobbiamo però valutare che i radar moderni possono garantire una grande precisione aggiuntiva anche ai sistemi presenti già oggi in Siria e che siano stati anche consegnati le versioni ricostruite ed ammodernate di missili S125, rivisitati in tutte le componenti a metà degli anni 2000, quindi molto recentemente.
Resta il fatto che con una batteria si ottenga solo una presenza palliativa non in grado di poter garantire una difesa efficace e che anzi si espone al rischio di fallire nel suo scopo principale, con grave danno di immagine.
Vedremo se con una produzione futura, giungeranno magari dei mezzi aggiuntivi a rafforzare una presenza davvero insufficiente e misera, se ricordate infatti, nell’articolo scorso avevamo presentato la mappa della Siria e che solo con la presenza di 5 batterie di lancio, 5! Non 1, non 2, non 3, ma 5, avrebbero potuto ottenere una copertura appena sufficiente e non certo di saturazione e chiusura dei cieli siriani.
Per oggi quindi è tutto, attendiamo con ansia il giorno 15 per capire esattamente quante formazioni di terroristi siano rimaste sulle loro posizioni in Idlib e non abbiano ottemperato agli accordi di tregua