Sui bombardamenti degli ospedali di Aleppo molte imprecisioni e omissioni

Ieri i principali media italiani hanno dato molto risalto ai bombardamenti che avrebbero colpito da 4 a 7 ospedali ad Aleppo. Ma la città ne ha solo due funzionanti: in verità, le strutture chiamate impropriamente ‘ospedali’, sono centri sanitari di emergenza situati nelle zone in mano dell’ opposizione armata’ e quindi non segnalati. Un approfondimento sulla reale entità dei fatti riferiti.

di Patrizio Ricci – LPL News 24

Corriere della Sera: “Siria, bombardati ospedali di Aleppo Morto un neonato di pochi giorni”; Huffingtonpost: “Siria, bombardamenti ad Aleppo su 7 ospedali da campo e la banca del sangue. Morto anche un neonato di 2 giorni”; Rainews: “Siria. Bombardati 7 ospedali e una banca del sangue da raid aerei russi o governativi. E’ l’inferno”; Il Fatto Quotidiano: “Siria, bombardamenti su cinque ospedali da campo di Aleppo: un neonato morto. Attacco da aerei governativi e russi””; Il Sole 24 Ore: “Siria, bombe su 5 ospedali: muore bimbo nato due giorni fa”; TG Com: ” Siria, raid aerei colpiscono quattro ospedali da campo: morto un bimbo”; Il Messaggero: “Siria, bombardati quattro ospedali ad Aleppo: ucciso un neonato”.

A titolo esemplificativo, ho riportato il titolo di testa di qualche testata che ha riferito sui bombardamenti agli ospedali di Aleppo. Le strutture sanitarie per alcuni media sono ‘ospedali da campo‘, per altri, ospedali veri e propri. Non si fa menzione del numero di vittime o dell’entità dei danni ma si dice solo che sono stati colpiti e di una vittima: un bambino di due giorni. In alcuni casi, il titolo di testa che accusa nettamente solo i siriani e russi, talvolta non corrisponde con il contenuto del rispettivo articolo che riporta un maggior numero di vittime nei bombardamenti occidentali contro Isis, a Manbij.

In tutti i casi, la fonte è l”Associazione Medici Indipendenti” (IDA), una organizzazione che ha la sua sede principale a Gaziantep, in Turchia. IDA si definisce una Ong siriana ma non è riconosciuta dal governo siriano. L’organizzazione turca, presta la sua attività solo nella zona di Aleppo occupata dai ribelli. La ‘mission’ riferita non sarebbe solo l’assistenza medica ma anche la denuncia delle violazioni di diritti umani. Sulla sua pagina internet non viene fornito alcun dato sull’idendità dei fondatori, non viene indicato il numerico dei medici. Si possono conoscere però, alcuni utili elementi circa la struttura e l’attività svolta.

Ad esempio, è chiarito che le cliniche consistono in shelter, e spesso shelter mobili. Ovviamente come sempre, si mostra il meglio; ed ‘il meglio’ in questo caso sono 4 – 5 shelter che fungono da centro sanitario.
Sarebbe stata colpita anche la banca del sangue; tale laboratorio fornirebbe 1.250.000 persone quindi tutta Aleppo, anche quella in mano governativa (evidentemente questo è falso: le organizzazioni umanitarie ‘embedded’ ai ribelli certo non riforniscono Aleppo in mano governativa, alla quale le milizie anti-governative tolgono anche l’acqua), la struttura che si mostra (foto a sinistra)  è una struttura molto precaria protetta da sacchi di sabbia. Invece, non viene data nessuna informazione, o immagine, riguardo all’ospedale pediatrico che si troverebbe ad Aleppo Est.

Le notizie fornite sui bombardamenti, indicano in tutti i casi, che sono stati colpiti gli ospedali di Bayan, Hakim, Daqmaq e Zahra, oltre a una banca del sangue nel quartiere Shaar. Notiamo che non viene fornito il nome degli ospedali colpiti ma il nome del quartiere. In particolare è facile verificare che il quartiere Zahra si trova in mano governativa ed è quasi totalmente devastato, con i ribelli che spesso scavano tunnel per conquistare nuovi avamposti in zona governativa ed i russi che sganciano bombe tunnel appena li individuano.
Alla luce solo degli  elementi a disposizione, possiamo realizzare che gli ospedali in questione, non sono strutture in muratura (come ci viene mostrato in alcune foto di repertorio, a corredo degli articoli) ma trattasi di ospedali da campo, esattamente le strutture che ci vengono mostrate da IDA (quindi shelter, prefabbricati, come viene scritto in uno degli articoli citati: strutture di ‘fortuna’).

Particolare attenzione merita la tragica morte del neonato. Nel caso dell’ospedale pediatrico, nel video pubblicato dalla Stampa si vede una sala con

BANCA DEL SANGUE

incubatrici intatta, di dimensioni di un grande shelter, posto in una zona in cui si alza molta polvere, probabilmente a causa di un attacco nelle vicinanze. Se lo shelter fosse stato colpito sicuramente sarebbe stato mostrato. Dagli elementi a disposizione possiamo desumere che può essere avvenuta la morte di uno dei neonati per mancanza di corrente elettrica o di ossigeno.  Questa evidenza ci viene confermata solo da Repubblica , che specifica che ” Il neonato è morto per un black-out di energia elettrica che ha fatto saltare l’approvvigionamento di ossigeno“. Naturalmente se nella sostanza, la notizia è ugualmente tragica, differente però è il discorso per quando concerne le responsabilità. Difficile, per quando amaro, che un bombardamento non causi l’interruzione di energia elettrica che viene provocato anche da un temporale.
Proseguendo nelle considerazioni, in nessuno degli articoli  viene data possibilità di valutare i danni subiti. Infatti, non vengono fornite immagini, non viene dato conto della consistenza numerica dei medici impegnati nelle strutture, del numero dei posti letto, dei danni subiti, delle persone in quel momento ricoverate. Abbiamo evidenziato che con un semplice approfondimento dei fatti, dei dati a disposizione, è possibile avere risposte. Non è giusto però usare la drammaticità dei fatti per ‘fare notizia’, facendo leva sull’emotività della gente, allo scopo di sottomettere strumentalmente i fatti per farli coincidere con la verità ufficiale, quella che converge con la posizione dei governi.

Senza fare strumentali paragoni, non possiamo non notare che nei giorni scorsi si sia dato scarso rilievo alle vittime dei bombardamenti alleati in varie località della Siria. Abbiamo segnalato come i bombardamenti francesi che da soli hanno fatto almeno 100 morti civili (secondo la stima più conservativa) abbiano avuto scarso risalto. Inoltre nella località di Manbij, che in questi giorni è sotto bombardamento della coalizione USA e l’UNICEF stima che 35.000 bambini sono ancora intrappolati all’interno e intorno senza un posto sicuro dove andare.

Vale la pena allora sottolineare alcune evidenze: 1) sono in corso bombardamenti delle forze alleate contro Isis con centinaia di vittime civili; le forze alleate dicono che effettuano i bombardamenti con la maggiore accuratezza e precisione  possibile ma ‘possono esserci delle vittime’; 2) nel caso di bombardamenti dell’aviazione siriana o russa viene riferito che gli attacchi contro gli ospedali sarebbero deliberati (accettando invece per quelli occidentali la casualità); 3) si omette di dire che le strutture sanitarie in mano ai ribelli non sono ospedali veri ma strutture di fortuna , spesso shelter, non segnalati, quindi difficilmente individuabili ; 4) spesso, negli articoli citati, viene indicato che Aleppo est è sotto assedio mentre è vero il contrario che cioè Aleppo in questo momento si trova in mano a un coordinamento di forze ribelli che si chiama al Fatah Halab, la cui composizione consta del 90% di forze radicali islamiste.

Infine, non bisogna perdere di vista lo sfondo in cui le notizie che leggiamo avvengono: lo scopo ultimo delle maggioranza delle milizie che compongono Fatah Halab è rimuovere lo stato laico ed imporre uno stato islamico contro il volere della maggioranza dei siriani. Siccome è evidente che un percorso democratico non porterebbe mai a questo risultato, i fondamentalisti hanno interrotto i negoziati di pace di ‘Ginevra 3’, rifiutando di interrogare i cittadini siriani sul proprio futuro.
Ad Aleppo le forze riunite sotto la sigla al Fatah Halab sono dominate dal fronte al Nusra, una organizzazione terroristica che fa capo ad al Qaeda. La ‘sala di regia’ al Fatah Halab controlla solo una zona con 250.000 abitanti contro la zona governativa che conta più di un milione di abitanti. La zona residenziale di tale settore, benchè priva di obiettivi militari, viene bombardata ogni giorno dai  ‘ribelli’ per pura rappresaglia, senza alcun fine strategico. Gli attacchi si sono intensificati dopo  la chiusura della strada ‘il Castello’ che è l’unica via di accesso ad Aleppo Est. Questi bombardamenti mietono vittime civili innocenti. Ampia documentazione testimoniale è reperibile su Asia News o sull’agenzia Fides.

Non si può omettere, nel dare conto dei fatti, che le forze governative non fanno nient’altro che  premere e mettere in atto operazioni militari per liberare la città. Lo fanno con i mezzi che hanno e senza alcuna assistenza occidentale. Queste azioni militari sono congrue o incongrue ma non si possono obliterare le motivazioni effettive che attraversano le vicende attuali.

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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