Sul nord della Siria – contesa tra Turchia e USA – è accordo solo cambiando i nomi: i popoli sono utili alleati ma non contano nulla nei progetti globali
Si sono oggi conclusi i colloqui di tre giorni tra i rappresentanti militari della Turchia e degli Stati Uniti ad Ankara. I militari dei due paesi hanno deciso di gestire e coordinare da questo quartier generale le azioni per creare una zona di sicurezza in Siria ad est dell’Eufrate, nella zona di confine a nord del paese, sul confine turco-siriano.
Güvenli bölge tesisinin ABD ile birlikte koordine ve yönetimi için Türkiye’de Müşterek Harekat Merkezinin en kısa zamanda kurulmasında mutabık kalındı.
— AA Canlı (@AACanli) August 7, 2019
Le parti hanno concordato sulla necessità di adottare misure immediate per eliminare i problemi di sicurezza nazionale della Turchia. Le stesse hanno anche raggiunto un consenso sulla trasformazione della “zona di sicurezza” in Siria in “Corridoio della pace”, nonché sull’adozione di tutte le misure necessarie per garantire il ritorno senza ostacoli dei siriani nella loro patria.
La prima fase di discussioni nel nord della Siria si era già svolta il 23 luglio ad Ankara nella sede del Ministero della Difesa Nazionale della Turchia e quella attuale è stata la seconda riunione.
Tuttavia, al di là delle aperture e delle parole dei rappresentanti statunitensi, gli americani non sono pronti a smettere di armare i curdi ed a interromperne il supporto militare. Quindi i dissidi rimangono nonostante un inutile ”Centro di Coordinamento” la cui funzione non è molto specificata ma mira solamente ad imbrigliare i i turchi.
In proposito, ci sono due ipotesi: la prima è che i turchi stanno facendo il gioco delle tre carte ; la seconda ipotesi è che si accorgeranno presto che gli USA stanno aumentando e non diminuendo il supporto ai curdi.
Perciò, giacché non desisteranno molto difficilmente dall’adozione della loro ”zona cuscinetto” nel nord della Siria (per 14 Km circa dal confine), è abbastanza certo che gli attriti contro gli USA continueranno. Ankara vuole la zona cuscinetto al nord della Siria per mandarci i profughi siriani che trovano ospitalità in Turchia. Naturalmente i curdi non accettano una simile richiesta, perché se così si facesse, la popolazione in quella zona (già a maggioranza araba) lo diventerebbe ancor di più con conseguente confronto, con una zona non controllata ed ostile.
In ogni modo, la cosa più grave è che i turchi vogliono queste zone sotto la custodia delle milizie delegate turche esattamente alla stregua di quanto già è stato realizzato ad Afrin). Questa operazione malvagia, in un sol colpo riuscirebbe a indebolire il governo siriano , insieme realizzerebbe l’indebolimento dei curdi e ed infine consentirebbe ad Erdogan di sbarazzarsi delle milizie jiadiste filo-turche consegnandole in una ‘zona limbo’ lontano dalla Turchia.
Per quando riguarda l’area di Idlib potrebbe essere anche plausibile un accordo secondo il quale i turchi lascerebbero sterminare Tharir al Sham (Al Qaeda in Siria e affiliati in Idlib). In cambio, la Turchia sistemerebbe le proprie milizie e con questo stabilirebbe un proprio protettorato nel nord della Siria ( anche in funzione anti-curda).
E’ ovvio che se i curdi fossero stati più lungimiranti e avessero cercato veramente un accordo con i vicini più prossimi – cioè il governo siriano – avrebbero fatto un bene per sé stessi e per i siriani. Ma su cambiamenti positivi in tal senso io non mi farei troppe illusioni. I curdi hanno assaporato l’odore dell’autonomia e l’ebrezza di poter sfruttare tutte le risorse della Siria a piene mani: non torneranno indietro.
Quali sono gli obiettivi vicini? Secondo alcuni esperti, l’obiettivo della Turchia adesso è spingere i curdi (ovvero YPG) dietro l’autostrada M-4. C’è un’opinione (o una speranza) nutrita da esperti militari turchi, secondo la quale gli americani potrebbero non voler perdere il loro alleato e ritirerebbero le loro forze, e le forze di autodifesa del popolo curdo , ovvero le proprie forze armate Unita Popolare di Difesa (YPG) oltre la linea considerata ‘sicura’ per la Turchia.
Continuiamo a seguire gli sviluppi degli eventi, nella speranza che questa guerra cessi e venga restituito il diritto ai popoli a poter vivere in armonia e pace.
patrizioricci by @vietatoparlare