Svelati ulteriori particolari sulla reazione siriana all’attacco aereo israeliano del 10 febbraio

Come sappiamo, sabato scorso è iniziata una dura botta e risposta tra Israele e Siria che da sette anni aveva dovuto accettare passivamente omicidi mirati sul suo territorio, il passaggio di armi ai terroristi antigovernativi nonché un centinaio di bombardamenti israeliani su sue basi militari e su fabbriche indispensabili per lo sforzo bellico.

In quell’occasione per la prima volta all’aggressione di Tel Aviv l’apparato di difesa siriana ha risposto, abbattendo un F16, l’unico che è entrato in territorio siriano. Vediamo come questo è stato reso possibile.

Secondo il magazine russo ‘Isvezia’, la rappresaglia israeliana non è stata compiuta solo contro il sistema di difesa S-200 e SAM “Buk”, ma anche contro i sistemi missilistici anti-aerei  (ZRPK) “Carapace-C”.

Il giornale, riferendosi alla fonte del Ministero della Difesa siriano rivela che  “il 10 febbraio le forze di difesa aerea del paese hanno dovuto respingere un massiccio attacco con missili da crociera, per cui,  i principali obiettivi del sistema di difesa aerea  siriana divennero non gli aerei, ma soprattutto i missili” [israeliani].

In particolare una fonte militare siriana riferisce a Isvezia che  “la difesa siriana  nel primo raid ha distrutto otto degli 11 missili israeliani, e nel secondo attacco di sette missili, cinque sono stati distrutti . L’unico aereo che è entrato nello spazio aereo del paese è stato abbattuto dal nostro sistema missilistico antiaereo”. Isvezia precisa che “l’interlocutore, tuttavia, ha rifiutato di specificare esattamente come il sistema SAM ha colpito l’ F-16, che è caduto in Israele, ma ha osservato che durante il raid tutti i calcoli siriani operavano indipendentemente”.
Secondo la stessa fonte, il risultato non poteva essere essere raggiunto “senza l’assistenza di specialisti russi che hanno ripristinato la prontezza tecnica dei complessi S-125, S-200 e Buk e hanno anche riadattato l’esercito siriano”.

“Izvestia” riferisce che l’incidente del 10 febbraio non è stato il primo. Già prima, il 7 febbraio velivoli dell’aeronautica militare israeliana, violando il confine di Stato della Siria, lanciarono otto missili “terra-aria” per la distruzione del Centro Nazionale delle Ricerche, nella città di provincia di Hama Salaam. Conseguentemente i complessi Pantsir-S, S-200 e Buk distrussero distrutto sei missili. I restanti due caddero nell’area del National Science Center, senza causare danni significativi.

La pubblicazione inoltre rivela ulteriori particolari a proposito del drone iraniano da ricognizione che il  10 febbraio è stato distrutto da un elicottero Apache israeliano.  La presenza del UAV provocò una dura rappresaglia da parte dell’aviazione israeliana per distruggere la stazione di controllo del drone.  Essa si trovava all’interno di una base dell’esercito siriano, vicino alla città di Palmyra.In questo ultimo caso Israele “per colpire l’obiettivo a Palmyra ha lanciato missili da crociera. Questi bersagli volano a bassa quota ed è difficile intercettarli. Per intercettarli, sono necessari non solo  calcoli complessi, ma anche centralizzati, nonché un alto livello di gestione. Comunque dei 26 missili da crociera, ne sono stati intercettati 19.  Così si scopre che la difesa aerea siriana ha dimostrato un’efficienza vicina a 0,8. E questa è una cifra molto alta”.

Infine, lo stesso giornale riferisce che “attualmente  le forze di difesa aerea siriane sono armate con 8 divisioni dei sistemi di difesa aerea S-200, forniti ai tempi dell’URSS, e circa 20 complessi Buk con varie modifiche. L’ultima grande serie di otto versioni “Bukov” di M2E è stata trasferita a Damasco nel 2011. Inoltre, nel 2013-2015, la Russia ha fornito a Damasco più di tre dozzine di sistemi missilistici Pantsir, inclusa l’ultima modifica C”.

 

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