25 aprile: Antifascismo come brand, Paolo Borgognone e Davide Rossi

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In occasione del 25 aprile, Festa della Liberazione, il video “25 Aprile: tutti antifascisti, tutti fedeli al sistema – Paolo Borgognone Davide Rossi” sul “Il Vaso di Pandora” offrono uno sguardo realista sull’Unione Europea e sulla omogeneizzazione dei partiti in Italia rappresentandoli in maniera sorprendentemente divergente dalla loro usuale immagine antifascista.

Dopo aver trattato temi interessanti come il rischio concreto della perdita della proprietà delle abitazione, in una tendenza generalizzata a trasferire la ricchezza privata a quella pubblica, la discussione entra nel vivo del tema trattato. A partire dal minuto 22:31, il video analizza come, a cent’anni dal fascismo storico, la cosiddetta ‘sinistra’ mantenga ancora il predominio di una apparente e pretesa ‘purità intellettuale’, perpetuando una distinzione ormai irrilevante tra le forze politiche in nome di quelle lotte contro l’autoritarismo.

Ma non solo. Gli autori Paolo Borgognone e Davide Rossi  offrono una disamina di come l’antifascismo venga oggi manipolato in modo di giustificare la censura, mascherata da misura di protezione sociale.

Antifascismo come brand: La conversazione mette in luce come l‘antifascismo sia stato trasformato da una seria battaglia ideologica e storica a uno strumento di marketing politico. Questo “branding” dell’antifascismo viene utilizzato per consolidare una legittimità morale e intellettuale da parte di certe elite, quasi come se fosse un bollino di qualità che distingue i “buoni” dai “cattivi” nel teatro politico. È come vestire un vecchio concetto con nuovi panni alla moda solo per attirare l’attenzione, senza un vero impegno verso la lotta contro le ingiustizie e le autorità oppressive.

Fascismo storico vs. fascismo attuale: Qui il dibattito diventa ancora più intenso. Paolo Borgognone e Davide Rossi richiamano la memoria di figure storiche come Giacomo Matteotti e Sandro Pertini, che hanno combattuto contro il fascismo rischiando la vita. Questo contrasta fortemente con l’uso odierno del termine “fascismo”, spesso evocato per descrivere fenomeni politici che, nonostante possano essere criticabili, non equivalgono alle atrocità o alle politiche autoritarie del regime fascista. La critica suggerisce che oggi l’antifascismo viene usato più come uno strumento retorico per squalificare avversari politici piuttosto che come una reale lotta contro le dittature.

La discussione solleva interrogativi scomodi sulla validità e l’integrità dell’antifascismo moderno, sospettando che sia diventato una facciata per distogliere l’attenzione dai veri problemi sociali e politici, trasformandolo in un circo mediatico che serve più a rafforzare certe posizioni di potere che a combattere le ingiustizie. In sostanza, l’antifascismo rischia di diventare un lusso intellettuale piuttosto che un’imperativa necessità storica e sociale.

In seguito trattando “Censura e libertà di espressione” vengono sollevate questioni importanti e delicate riguardanti il ruolo dell’antifascismo moderno e la sua interazione con i principi di libertà di parola. Ecco un’analisi più dettagliata di questa tematica:

Antifascismo e censura: La critica presentata dai due autori suggerisce che l’antifascismo, pur avendo radici nella resistenza contro regimi oppressivi, oggi viene abitualmente strumentalizzato per giustificare forme di censura. Viene messo in evidenza come il concetto di antifascismo venga utilizzato per etichettare e silenziare le voci dissidenti, spesso etichettandole come “fasciste” o “pericolose”, anche quando non si avvicinano a ideologie realmente autoritarie o oppressive. Questo approccio rischia di trasformare l’antifascismo in un meccanismo di controllo del discorso pubblico, piuttosto che un baluardo contro le ingiustizie.

Libertà di espressione compromessa: Borgognone e Rossi dimostrano come l’accusa di fascismo venga utilizzata per limitare la libertà di espressione. Questo si manifesta nel dibattito pubblico come un’arma retorica che, invece di promuovere un dialogo aperto e onesto, serve a mantenere un monopolio morale e intellettuale da parte di chi detiene il potere di definire cosa sia “accettabile” dire o pensare. L’ironia è che mentre i protagonisti di questa narrazione si proclamano difensori della libertà, possono allo stesso tempo imporre restrizioni significative al dibattito pubblico, giustificando la censura come necessaria per proteggere la società da idee “pericolose”.

Esempi concreti di censura: Viene evidenziato nel video come alcune figure politiche e intellettuali utilizzino il pretesto dell’antifascismo per attuare politiche che in realtà limitano severamente la libertà individuale. Ad esempio, il video cita le politiche durante la pandemia dove le restrizioni alla libertà personale sono state ampiamente accettate in nome della sicurezza collettiva, dimostrando come la censura possa essere facilmente mascherata da necessità.

In definitiva, al fascismo riemerge solo nel suo significato più deteriore, ovvero attraverso alcune caratteristiche che sono ora sostenute in modo generalizzato non solo dalla sinistra, ma da un’intera gamma politica ormai indistinguibile, eccetto che per dettagli minori. Questi partiti, ormai omogenei, potrebbero essere classificati come ‘di sistema’, ovvero partiti che alternano il potere in un ciclo continuo di porte girevoli tra la politica e i grandi imperi finanziari, risultando completamente dipendenti dalle multinazionali, dalle fondazioni e dai think tank statunitensi.

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