Lo sceicco Nimr: martire della Terza Guerra Mondiale

L’Arabia Saudita si trova oggi in grave difficoltà, visto il clamore suscitato dalle recenti esecuzioni. L’esecuzione dello Sceicco Sciita Nimr Baqr al-Nimr, nel più brutale giorno delle esecuzioni nel Paese degli ultimi tre decenni, ha scatenato la violenza in tutta la regione. Se l’Arabia Saudita si destabilizzasse, il Medio Oriente potrebbe facilmente trasformarsi in un bagno …

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L’oscuramento della TV libanese al Manar

Gli sponsor dell’ISIS oscurano la TV Al Manar La televisione di Hezbollah viene espulsa dal satellite controllato dai sauditi, mentre la Turchia incarcera i giornalisti. La cosa riguarda la nostra libertà [Pino Cabras] Ora tocca alla TV libanese Al Manar, subire un durissimo colpo che viene da chi protegge l’ISIS-Daesh. L’emittente di Hezbollah, il movimento …

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SIRIA: sintesi dell’incontro dell’opposizione a Ryad

100 delegati dell’opposizione (la maggior parte rappresentanti delle diverse formazioni armate che danno battaglia all’esercito siriano), si sono date appuntamento dall’8 al 10 di dicembre all’ Hotel Intercontinental di Riyadh . L’incontro segue quello di Vienna del 14 novembre scorso. Il meeting saudita ha designato i delegati che parteciperanno  al prossimo appuntamento  organizzato dall’Onu il …

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La causa della destabilizzazione in medio oriente è l’ Arabia Saudita e non Assad

Dopo la strage di Parigi, i governi occidentali si sono messi a discutere che tattiche usare per “portare i terroristi alla giustizia. Chiusure di frontiere, attacchi di droni, bombardamenti, leggi speciali, modifiche della Costituzione, fari bianchi rossi e blu sulla tour Eiffel , e naturalmente ‘Assad se ne deve andare’ perchè poi ‘i problemi si …

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La rotta delle nostre bombe, da Cagliari alle teste dei bambini yemeniti

fonte Megachip Per i trattati niente armi a paesi che vìolino gravemente i diritti umani. Ma dall’aeroporto civile di Cagliari partono carichi di bombe per i sauditi che massacrano lo Yemen. nota preliminare: Il sito reported.ly pubblica un’inchiesta clamorosa a partire da un recentissimo episodio che sembrava avere una dimensione appena locale: il carico-scarico di …

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EVVIVA L’ARABIA (NON SAUDITA). PERCHE’ TUTTI DOVREBBERO AGIRE CONTRO I SAUD

Un ricco reame che si proclama ultra-musulmano sta uccidendo musulmani nel paese più povero del mondo arabo-musulmano. Dal 26 marzo 2015, il popolo dello Yemen si trova sotto i bombardamenti della nazione di proprietà della dinastia Saud, che guida una coalizione di paesi belligeranti, soprattutto monarchie del Golfo (Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Bahrain, e poi Giordania, Marocco, …

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La guerra dei Saud contro la Siria

libia2Bahar Kimyongür, Global Research, 23 gennaio 2014 Autora http://aurorasito.wordpress.com/2014/01/26/la-guerra-dei-saud-contro-la-siria

Qualsiasi osservatore del conflitto siriano desideroso di saperne di più sulla rivolta anti-regime avrà qualche difficoltà a poterlo fare, data l’inflazione di gruppi armati, oramai oltre un migliaio. La guerra fratricida in cui sono sprofondate le principali milizie jihadiste dall’inizio dell’anno, evidenzia la confusione particolare su ruolo ed evoluzione di al-Qaida nel conflitto. Eppure, al di là delle rivalità economiche e territoriali, la stessa ideologia e la stessa strategia le uniscono e le collegano a un attore chiave nella guerra siriana: il regno dell’Arabia Saudita.

Il wahhabismo siriano prima della guerra
Il movimento religioso fu fondato circa 250 anni dal predicatore estremista Muhammad bin Abdul Wahhab nel Najd in Arabia Saudita, non è una moda apparsa improvvisamente in Siria e favorevole alla primavera araba. Il wahhabismo ha una forte base sociale nei siriani che da diversi anni vivono in Arabia Saudita e altre teocrazie della penisola araba. In Siria, gli immigrati del Golfo sono singolarmente chiamati “sauditi” perché al loro ritorno a casa vengono confusi con i veri sauditi. La maggior parte di tali emigranti di ritorno, infatti, sono impregnati di puritanesimo rituale, di costume, familiare e sociale che caratterizza i regni wahhabiti (1). Ma il wahabismo siriano è anche  composto da predicatori salafiti espulsi dal regime di Damasco e ospitati dai regni del Golfo. Nonostante la distanza e la repressione, questi esuli poterono mantenere le reti d’influenza salafite nelle loro regioni e tribù originali. La proliferazione dei canali satellitari wahhabiti in Siria ha rafforzato la popolarità di alcuni esuli siriani convertitisi al “tele-coranismo”. Il più rappresentativo di questi è probabilmente Adnan Arur. Esiliato in Arabia Saudita, lo sceicco della discordia (fitna) com’è soprannominato, anima diversi programmi su Wasal TV e Safa TV, dove ha reso popolari i discorsi anti-sciiti e anti-alawiti, tra cui quello in cui chiede di “macellare gli alawiti e gettarne la carne ai cani.” Nella regione di Hama da cui proviene, Arur ha mantenuto un’influenza notevole, al punto che il suo nome è stato scandito nelle prime manifestazioni anti-regime nel 2011.
Dal punto di vista storico e territoriale, la wahhabizzazione dilagante tra le popolazioni rurali in Siria, ha sopraffatto l’istituzionale sunnismo siriano Hanafi dal presunto orientamento tollerante. Dopo la svolta liberale adottata dal partito Baath nel 2005, il wahabismo ebbe una significativa ripresa nei sobborghi poveri delle città siriane o in piccole città come Duma o Daraya, facendo rivivere lo spettro della discordia tra le comunità. Molti siriani arricchitisi in Arabia Saudita lanciarono campagne di beneficenza nel Paese d’origine, aumentando così la loro influenza tra i siriani svantaggiati. Ogni vuoto dello Stato fu presto riempito dalle reti caritative collegate ad ambiziosi sceicchi esuli. Uno dei più noti è Muhammad Surur Zayn al-Abidin. È il capo di una corrente di un proselitismo a metà strada tra il movimento della Fratellanza musulmana siriana e il wahhabismo (2). Nel frattempo, i siriani nel Golfo sono diventati i maggiori sponsor privati della jihad in Siria, presto aiutati nel loro “sacro” compito da ricchi donatori sauditi, come anche quwaytiani, bahrayni e giordani, quasi sempre di osservanza wahhabita (3). Nonostante la relativa calma, che dava reputazione al regime di sicurezza di Damasco prima dei disordini e della guerra che vediamo da tre anni, il Paese subì diversi casi di scaramucce e provocazioni confessionali. (4) Un nativo della città a maggioranza sunnita di Tal Qalaq, nel governatorato di Homs, mi disse di un  tentato pogrom anti-alawita più di un anno prima delle prime manifestazioni democratiche del marzo 2011. Altri siriani hanno confermato l’instaurarsi nel decennio precedente di un’atmosfera velenosa di risentimento delle comunità dei quartieri poveri di Damasco e Idlib e in alcuni villaggi. Le autorità siriane preferirono sopprimere tali incidenti per evitarne il contagio. Nel marzo 2011, gli slogan contro gli sciiti di Hezbollah ed Iran urlati alle porte della moschea Abu Baqr Sadiq di Jablah, sulle coste siriane, presto lasciò il posto ad appelli alla guerra contro le minoranze. Mentre i siriani protestavano contro ingiustizia, tirannia, corruzione e povertà, alcune forze conservatrici cercarono deliberatamente di deviare la rabbia popolare su obiettivi inermi, il cui unico crimine era quello di esistere. Così, prima ancora che le truppe di al-Qaida sparassero il loro primo colpo in Siria, i predicatori wahabiti stavano già manovrando.

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