Lo confermano un lavoro preparatorio di esperti del governo federale.
Uwe Klußmann
Der Spiegel
Il gesto del Primo Ministro in carica Arseniy Yatsenyuk è sembrato conciliante. Il Primo Ministro ha parlato la scorsa settimana in russo alla televisione per i residenti di lingua russa delle regioni del sud e dell’est.
“Mia moglie parla per lo più russo”, ha detto Yatsenyuk e ha promesso la cancellazione della legge che disciplina l’uso della lingua russa. Il Primo Ministro ha parlato di un vago “decentramento del potere” tramite le elezioni di sindaci e dei consigli comunali “nel corso del prossimo anno”.
Tuttavia, l’appello sembra aver avuto uno scarso effetto. Nel fine settimana, nella parte orientale e meridionale dell’Ucraina sono sfilate decine di migliaia di persone contro il governo di Kiev e a favore del referendum da indire per le loro regioni. La gran parte dei residenti nell’Ucraina orientale russofona semplicemente non crede alle promesse del governo.
Inoltre, il governo di Kiev ha appena nominato un uomo di Jazenjuk come responsabile della “protezione delle minoranze nazionali”. Piccolo problema: il vice primo ministro Alexander Sytsch viene dalla Swoboda. Lo stesso partito di estrema destra il cui parlamentare Igor Miroshnichenko la settimana scorsa ha costretto alle dimissioni il capo della televisione di Stato.
Con personaggi di questo tipo, la riconciliazione dell’Ucraina nazionalista filo-occidentale con la parte orientale vicina alla Russia non può avere successo. Ma il Primo Ministro non riesce a fare a meno di mantenere la coalizione con i nazionalisti. Yatsenyuk valuta la situazione in modo irrealistico: nel messaggio ha parlato agli ucraini delle zone orientali, suggerendo “conflitti artificiali” che sarebbero stati fomentati da “forze esterne”, intendendo con esse la Russia.