fonte Tracce – di Julián Carrón
06/11/2012 – L’editoriale da Tracce di novembre, la lettera a tutto il movimento che Julián Carrón, presidente della Fraternità di Cl, ha scritto dopo il Sinodo sulla nuova evangelizzazione
Cari amici,
appena tornato dal Sinodo dei Vescovi, voglio condividere con voi quello che ritengo più decisivo dell’esperienza vissuta, come indicazione per il nostro cammino.
Come sapete, il tema del Sinodo era «La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana». Il punto di partenza era stata la constatazione, oggi palese a tutti, che la fede non è più un presupposto ovvio. Questa situazione non riguarda soltanto la fede come esperienza personale, ma ha delle conseguenze anche sulla vita delle nazioni, per cui terre feconde possono diventare deserto inospitale. Di questa «desertificazione» vediamo già non pochi segni: l’emergenza educativa, la crisi economica, la confusione politica, la mancanza di fiducia, la violenza nei rapporti, l’esasperazione della vita sociale… Forse il segno più significativo di questa desertificazione è l’incapacità di intravvedere un punto di ripresa, perfino da parte degli osservatori più acuti, sempre pronti a rilevare ciò che manca, ma impotenti quando si tratta di offrire suggerimenti per ripartire.
In questo contesto, è commovente vedere che una istituzione come la Chiesa, con duemila anni di storia alle spalle, sia ancora libera di mettersi in discussione. Tanto è vero che uno dei richiami più spesso ascoltati nell’aula sinodale è stato quello relativo all’urgenza della conversione. Tutti eravamo consapevoli che per far rifiorire il deserto non basta cambiare strategie e neppure una messa a punto dei piani pastorali. Occorre una vera e propria conversione personale ed ecclesiale. C’era la consapevolezza che senza conversione non ci può essere nuova evangelizzazione. Semplicemente perché anche noi, membri della Chiesa, partecipiamo di quell’indebolimento della fede che ci ha portato all’attuale situazione. Non per niente, il Santo Padre ha indetto un Anno della Fede, proprio per aiutarci a riscoprire il dono e la bellezza della fede.
Da dove ripartire, dunque?