Suor Maria Francesca Righi: “Un virus che toglie il respiro in un mondo che sta perdendo il respiro della fede”

Vi propongo la testimonianza di Suor Maria Francesca Righi, Badessa del Monastero Cistercense di Valserena. La sua vocazione nasce durante il suo periodo di studi in Università Cattolica dove ha imparato ad amare San Bernardo e con i “suoi maestri” «l’idea, la promessa di una fede che diventa amicizia e cultura insieme – racconta – Amicizia perché cultura, una fede capace di giudicare il presente. Ed è quello che stiamo facendo adesso noi stesse monache con l’emergenza sanitaria dettata dal Covid19»:

“…è all’università Cattolica che ho riconosciuto per la prima volta l’idea la promessa della possibilità di una fede che diventa amicizia e cultura insieme ; amicizia perché cultura una fede capace di giudicare il presente ed è quello che stiamo facendo adesso noi stesse monache con l’emergenza sanitaria dettata dal covid-19  fenomeno inedito nei suoi affetti ma forse prevedibile nelle cause.

Di questo virus è impressionante il fatto che tocca proprio il respiro in un mondo che sta perdendo il respiro della fede. In sostanza noi monache trappiste cosa abbiamo fatto sostanzialmente? Nulla la nostra vita è solida scorre nei suoi
binari con tranquillità per attingere a una sapienza più grande e abbiamo continuato a fare quello che viviamo, salvo che abbiamo cercato in tutti i modi di mantenere aperta la nostra preghiera e in particolare l’Eucaristia
per il popolo che normalmente ci frequenta quando questo non è stato possibile abbiamo semplicemente intensificato la preghiera e dopo abbiamo cercato ,abbiamo imparato a fare, igienizzanti con il nostro lavoro
usando l’olio  di prodotti cosmetici e abbiamo anche imparato a cucire le mascherine per l’ospedale.

Semplicemente abbiamo continuato esserci per le persone che chiedevano una parola, un conforto un aiuto. Cosa possiamo imparare da questo momento? Tutto il mondo è costretto a scegliere ciò che noi  abbiamo liberamente voluto . Una
separazione, una clausura che a tanti fa  solo paura. Forse allora questo stile di vita basato sull’antica regola di Benedetto indica un compito che è quello proprio oggi di sostenere le dimensioni fondamentali dell’umanum e l’altra cosa che possiamo imparare è che questo umanum non è fatto per questa separatezza. L’essere umano è ontologicamente comunione.  C’è altro che riduce l’umanità ad atomi separati l’uno dagli altri  senza un’orizzonte ed una meta comuni.

Salviamo il pianeta? Piuttosto salviamo l’umanità.  Salviamo la fede, la religiosità, la carità, la speranza. Tante famiglie in difficoltà oggi si trovano a vivere il dolore che le abita e possiamo insieme reimparare la preghiera il rapporto con Dio
l’importanza dei sacramenti. Possiamo imparare a rivolgere nuovamente lo sguardo a Cristo e alla luce che sgorga dalle sue ferite. Possiamo costruire la comunione e l’affezione alle persone che ci sono affidate possiamo imparare quello che
importa. Questa lunga Quaresima è una grande educazione alla fine del tunnel vedremo la luce.”

Cultura Cattolica: L’«inoperosità» degli uomini dabbene

riporto per gentile concessione di Cultura Cattolica: http://www.culturacattolica.it/default.asp?id=3&id_n=31195 «L’inoperosità degli uomini dabbene non deve permettere al male di trionfare. E il non far nulla è ancora peggio.» [Benedetto XVI, in Libano, ai membri del governo, delle istituzioni della repubblica, con il corpo diplomatico, i capi religiosi e rappresentanti del mondo della cultura] Avremo certamente il …

Leggi tutto