Siria: il veleno nella coda. Il Rapporto degli ispettori ONU sui gas a Ghouta

fonte Sibialiria – autore  Francesco Santoianni.

E che volete di più? Il Rapporto dell’ONU parla chiaro: hanno trovato il Sarin. E pure i missili con caratteri cirillici. E pure la traiettoria dei missili suggerisce il punto di lancio: una postazione di Assad. Quindi, il colpevole (anche se questo Rapporto per “statuto” non poteva indicarlo) è l’infame Assad che, nella “immane strage di Goutha”, ha ucciso centinaia e centinaia di persone. A proposito, dove stanno i loro corpi? Beh, quelli gli Ispettori dell’ONU non li hanno trovati. Anzi, non li hanno nemmeno cercati. Nonostante la, certamente disinteressata, collaborazione dei “ribelli” che li aiutavano nell’indagine sul campo.
Una indagine sbalorditiva questa dell’ONU. Che si direbbe volutamente sciatta, ambigua, fatta per prendere tempo. E permettere agli aggressori della Siria (dopo la loro debacle diplomatica) di tenere in caldo l’opinione pubblica, per quando (Rambouillet insegna) sarà chiesto al governo di Damasco -magari con qualche inaspettata clausola al programma di dismissione delle armi chimiche – di mettere la testa nel capestro. E scatenare la guerra.

Ma diamo una scorsa al Rapporto ONU reso pubblico il 16 settembre. Su quali fonti si basa? L’elenco è lungo: “testimoni”, (chi? presentati da chi?), “immagini” (quali? riprese da chi?), “video” (quali?, ripresi da chi?) “audio” (quali?, registrati da chi?) “cartelle cliniche” (compilate da chi?). Il Rapporto non rivela le fonti; assicurando, comunque, che il tutto è stato depositato in qualche archivio delle Nazioni Unite. Con queste premesse, non potendo analizzare alcuna documentazione acquisita dalla Commissione di indagine, non resta che affidarsi al racconto degli Ispettori ONU.

Il 26 agosto, la missione ha visitato Moadamiyah di West Ghouta per due ore. Il 28-29 agosto la missione ha visitato Zamalka e Ein Tarma di East Ghouta per un tempo totale di cinque ore e mezzo. Nonostante i limiti di tempo imposti, e ripetute minacce di danni, tra cui un attacco al convoglio da un cecchino non identificato il 26 agosto, la missione è stata comunque in grado di raccogliere una notevole quantità di informazioni e di raccogliere la quantità necessaria di campioni.” (Paragrafo 18, pag. 3). “Notevole quantità di informazioni” raccolte in sette ore e mezza. Anche con le interviste ai nove infermieri, sette medici curanti, e 28 testimoni oculari (pag. 16)? Speriamo di no, perché se così fosse, ci sarebbe da dubitare del valore di queste interviste.

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