L’ex ministro della Grecia Yanis Varoufakis rende pubbliche le sue registrazioni delle riunioni dell’EUROGRUPPO

Varoufakis – Euroleaks: perché pubblicarle? E perché ora? L’ex- ministro Varoufakis dimostra che i  patrioti ed i veri ‘europeisti’  durante la crisi greca sono stati  proprio i populisti, i sovranisti,gli equivalenti della odierna  ‘Leave’ britannica. Al contrario, chi  invece si è comportato in maniera scorretta, cinica e spregevole era proprio chi discuteva in quella stanza …

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Ora la Grecia, presto gli USA

Michael Hudson parla sulla strategia del debito e delle privatizzazioni, che si ripete dalla Grecia agli Stati Uniti Intervista di Paul Jay, del Real News Network, a Michael Hudson, professore alla Università del Missouri-Kansas City JAY: In Grecia, il Parlamento ha approvato le misure di austerità. E a giudicare dalla reazione dei mercati azionari e …

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La democrazia è spazzatura

fonte: Frankfurter Allgemeine Zeitung

 

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Acropoli di Atene - Wikipedia common

Il referendum indetto da Papandreou ha scatenato l’indignazione di tutta Europa, ma si tratta di un basilare esercizio di sovranità popolare. Il sacrificio dei valori fondamentali sull’altare dei mercati è ormai compiuto.

Il sentimento di apparente stabilità tra le élite europee è durato appena due giorni. Sono trascorse 48 ore tra l’immagine della matriarca Merkel, a cui il mondo intero si è rivolto, e quella della depressione. Un medico direbbe che si tratta di una patologia, e ci spiegherebbe che la psiche collettiva è malata, e i fantasmi della grandezza e della fiducia di cui si nutre sono ingannevoli.

Costernazione in Germania, Finlandia, Francia e persino nel Regno Unito. Costernazione sui mercati finanziari e nelle banche. Il motivo? Il primo ministro greco George Papandreou ha deciso di indire un referendum per chiedere l’opinione del suo popolo su una questione decisiva per il futuro del paese.

Il primo novembre abbiamo visto i banchieri e i politici europei lanciare l’allarme di un crollo delle borse. Il messaggio era chiarissimo: se i greci diranno sì, vorrà dire che sono degli idioti. Quanto a Papandreou, è uno scriteriato soltanto perché ha pensato di porre la domanda. Forse però, prima di sprofondare nella spirale del panico, è arrivato il momento di fare un passo indietro e osservare la situazione in modo distaccato. Davanti ai nostri occhi si sta svolgendo lo spettacolo della degenerazione dei valori che l’Europa dovrebbe incarnare.

Sui mercati finanziari, alcuni protagonisti analizzano senza scomporsi la storia di questa decadenza annunciata. Il Daily Telegraph riporta una voce che circolerebbe nei circoli della finanza e anche all’interno del governo britannico: sarebbe bello se una giunta militare prendesse il potere in Grecia, perché nessuna giunta militare potrebbe essere accettata dall’Ue. Forbes, che non è certo una voce ininfluente nel mondo della finanza, si spinge addirittura oltre: “La cosa più triste della battuta è che se ignoriamo il fatto che si tratterebbe di una dittatura militare, sarebbe in realtà una buona soluzione per il paese”.

Non c’è bisogno di sottolineare tutti i collegamenti di questa battuta con il subconscio per capire che siamo davanti al sacrificio totale dei principi morali del dopoguerra sull’altare di un’entità economica e finanziaria superiore. Processi come questo si sviluppano sotto traccia. A volte durano decenni, e spesso si concludono con la nascita di una nuova ideologia. È accaduto in occasione di tutte le grandi crisi autoritarie del XX secolo.

Vogliamo ricordare le parole di Papandreou, che sono risuonate nelle orecchie dell’Europa come i vaneggiamenti di un pazzo: “la volontà del popolo finirà con l’imporsi”. Se il popolo rifiuterà l’accordo con l’Ue, “non lo porteremo avanti”. In Germania, ricordiamocelo, fino a qualche giorno fa consideravamo la democrazia come l’affermazione del potere legislativo, imposta dalla Corte costituzionale e acclamata da tutti i partiti. In nome di questo principio abbiamo addirittura rinviato un summit dell’Ue. Ma oggi lo stesso non vale per la Grecia.

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Il mito (falso) dei Greci spreconi non è utile a nessuno.

DI MARSHALL AUERBACK Counter Punch

Fonte: The Myth of Greek Profligacy (Counter Punch è una newsletter pubblicata negli Stati Uniti , si occupa di politica. Nel 2003 The Observer ha descritto il sito web CounterPunch come “una delle fonti politiche più popolari  in America, con un seguito appassionato specialmente a  Washington”.)

traduzione effettuata da : “comedonchisciotte.org” 24.10.2011

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monastero bizantino delle Meteore, in Tessaglia. Wikipedia common

Nel corso della storia i greci sono stati grandi creatori di miti. E il resto del mondo? Non tanto, visto che la messe di commenti espressi su questa nazione non ha valore. Leggendo la stampa ci si fa l’idea di una manica di mediterranei scrocconi e svogliati che godono uno dei più alti standard di vita in Europa, mentre i parsimoniosi tedeschi pagano il conto. Questa è propaganda senza senso, progettata per giustificare l’adempimento continuo e collettivo di manovre per rimediare alle colpe dei padri e dei nonni. Come se la Grecia fosse l’unica ad aver falsificato i bilanci nell’Unione Europea! Il cuore del problema sta nell’antiquato sistema fiscale che finanzia lo stato, che si traduce in un costante passivo di bilancio pari al 10% del PIL. Il 20% della popolazione che i redditi più alti in pratica non paga le tasse, perché è il prodotto di un accordo corrotto realizzato durante i giorni della Giunta fra i militari e i maggiori plutocrati greci. Non c’è da stupirsi che ci sia una crisi fiscale.

Quindi non è un problema di sprechi da parte dei greci o di uno stato sociale troppo generoso, e per questo i tipici rimedi sullo stile FMI sono destinati a fallire, come fanno tuttora. Infatti, data l’austerity senza tregua imposta ad Atene (che ha avuto solo l’effetto di affossare ulteriormente l’economia e quindi di esacerbare il vero problema che gli ellenici stanno provando a eliminare), i greci si stanno davvero avvicinando al punto in cui dovranno solo dichiarare il default e rimandare il problema a quelli che hanno imposto l’austerity. Non potrà certo essere peggio dei supplizi che stanno affrontando oggi.

In realtà i greci hanno uno dei redditi pro capite più bassi d’Europa (21.000 euro), molto inferiore alla media dell’Eurozona a 12 (27.600) o della Germania (29.400). Inoltre gli ammortizzatori sociali in Grecia sembrano essere molto generosi rispetto agli standard statunitensi, ma sono davvero modesti rapportati al resto d’Europa. In media, tra il 1998 e il 2007 la Grecia ha speso solo 3530,47 euro pro capite per i sussidi di protezione sociale, poco meno della Spagna e circa 700 euro in più del Portogallo, che ha i livelli più bassi dell’Eurozona. Al contrario, Germania e Francia hanno speso più del doppio rispetto ai greci, mentre i dodici stati originari dell’Eurozona hanno una media di 6251,78 euro. Addirittura l’Irlanda, che è una delle economie di stampo più neoliberista della zona Euro, ha speso di più per la protezione sociale rispetto ai presunti spreconi della Grecia.

Si potrebbe pensare che, se lo stato sociale greco è stato così generoso e inefficiente come descritto di solito, allora i costi amministrativi dovrebbero essere maggiori rispetto a quelli di governi morigerati come Germania e Francia. Ma ovviamente non è stato così, in basi ai dati di Eurostat. Anche la spesa per le pensioni, che è il principale obiettivo dei neoliberisti, è minore degli altri paesi europei.

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