Il sangue dei cristiani perseguitati in M. O. ricadrà sulle società europee

Non mi associo al ‘mantra’ che Israele è la causa del conflitto israelo-palestinese: ci sono altrove cattive coscienze che impediscono la pace. Ma i metodi vanno giudicati e  vanno condannati decisamente. Allo stesso modo va giudicata l’ideologia di Hamas che non può governare la Palestina (se si giudica erroneamente e falsamente che Assad non può …

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Cancellare i cristiani di Siria e Iraq per Riassociare Medio Oriente: condizione essenziale per uno scontro di civiltà?

fonte: Globalresearch di Mahdi Darius Nazemroaya Storicamente, l’ Oriente (il Levante) è il luogo di nascita del cristianesimo e delle più antiche comunità cristiane che hanno vissuto in esso e per tutto il periodo detto della “Mezzaluna Fertile” dall’inizio della storia cristiana. I primi cristiani si chiamavano “i seguaci” o persone del «Cammino», prima di …

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Gregorios III Laham: “A seminare divisione tra cristiani e musulmani sono i ribelli stranieri”

Gregorios III Laham, Patriarca melchita di Antiochia, di tutto l’Oriente, di Alessandria e di Gerusalemme, non ha dubbi: “Se non ci fossero pressioni indebite e milizie straniere nel nostro Paese, i siriani potrebbero risolvere la crisi da soli”. La speranza di aprire corridoi umanitari per aiutare la popolazione secondo quanto prevede la Risoluzione del Consiglio …

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Al Raqaa: l’inferno dei cristiani nella città di Al Qaeda

Zenit.org, 05 Febbraio 2014 di Naman Tarcha |Zenit.org “Cristiani in Siria. Che fate ancora li’?”: questa la domanda che una signora mi ha fatto all’uscita della chiesa. Ho cercato di spiegare che i cristiani mediorientali sono la popolazione originale di quei Paesi, e proprio ad Antiochia, la capitale dell’antica Siria, sono stati chiamati cristiani per …

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Cristiani in Libia ridotti al lumicino

di Piero Gheddo

La stampa italiana riporta spesso notizie sulla Libia, quasi sempre negative. Il grande paese (cinque volte l’Italia), con circa 6 milioni di abitanti, ha nel sottosuolo immense ricchezze naturali, che permetterebbero ai libici di avere un livello di vita paragonabile a quelli del Kuwait, Bahrein, Emirati arabi uniti, Brunei. Ma, dopo la caduta e il massacro di Gheddafi nell’ottobre 2011, il governo non controlla tutto il territorio, per le molte milizie armate che si contendono il potere nazionale o locale. La situazione politico-militare del paese è seguita attentamente anche da La Nuova BQ.

Ma scarseggiano le notizie sulla situazione della Chiesa cattolica e dei cristiani. L’Annuario Pontificio del 2012, per i due vicariati apostolici di Tripoli e di Bengasi registrava 70.000 e 10.000 cattolici; l’Annuario del 2013 ne registra 10.000 e 3.000. Qual’è la situazione della Chiesa cattolica in Libia?

Anzitutto va detto che i libici sono tutti musulmani, non ci sono libici cristiani. Fino a due anni fa c’erano in Libia circa un milione di cristiani, soprattutto copti egiziani emigrati in Libia per lavoro; i cattolici erano tutti stranieri, dirigenti e lavoratori nei pozzi di petrolio, impresari e tecnici in numerose industrie create in Tripolitania (specialmente da italiani), operatori nel campo sanitario (medici e infermiere); e anche molti immigrati dall’Africa nera, con il proposito di attraversare il Mediterraneo e venire in Europa, ma che dovevano restare 3-4 anni in Libia a lavorare, con buoni stipendi. Da informazioni dirette risulta che gli stranieri in Libia sono ritornati quasi tutti in patria.

Nel 1986 Gheddafi, che aveva creato una rete di ospedali e dispensari medici ma con pochi medici e infermiere locali,  scriveva a Giovanni Paolo II chiedendo suore infermiere, dato che due suore francescane italiane avevano assistito con amore e dedizione suo padre nell’agonia e nella morte, in seguito ai bombardamenti di Reagan alle sei caserme in cui viveva la famiglia del capo libico. Nel 2010 il personale sanitario cattolico era di circa 10.000 medici e infermiere (90 suore, un migliaio di medici e 9.000 infermiere filippine, indiane, libanesi, italiane, francesi, polacche e spagnole). Il vescovo di Tripoli Giovanni Innocenzo Martinelli mi diceva: «Stanno cambiando l’immagine del cristianesimo nel popolo libico».

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Chi sono i cristiani che vivono in Siria?

I cristiani in Siria

Sintesi della presentazione da Mons. Giuseppe Nazzaro il 05 dicembre 2013 a L’Aia (Il Vescovo Nazzaro ha servito per più di 50 anni in Medio Oriente, ed in Siria, 1966-1968 e dal 2002 ad aprile 2013).

Chi sono i cristiani che vivono in Siria? Essi sono i discendenti diretti dei giudeo-cristiani che credevano in Gesù e sono fuggiti da Gerusalemme a Samaria e Siria dopo la morte di Santo Stefano. Pertanto, la Chiesa siriana esiste dal primo secolo d.C.

E ‘stato Damasco il luogo dove i discepoli di Gesù hanno ricevuto per la prima volta il nobile titolo di ‘cristiani’, è stato Damasco  il luogo dove Saulo di Tarso – che in seguito divenne Paolo – ha abbracciato la fede in Gesù, in Antiochia di Siria (oggi in Turchia) .

Prima di marzo 2011

Alla fine del 1960 quasi ogni religioso straniero che viveva in Siria era seguito da un agente della polizia segreta. Nel 1968 il governo requisì le scuole private e più di un migliaio di siriani cristiani andò in Libano.

Nel 1971 Hafez Al-Assad prese il potere. Lui non fece altro che seguire quello che  i suoi predecessori avevano fatto, all’inizio anche lui ha governato il paese in un modo difficile. Ma successivamente, ha cambiato tattica e ha iniziato ad allentare i controlli.

Quando Hafez morì, suo figlio Bashar è stato eletto come presidente. Poco dopo il suo insediamento come presidente, Bashar ha iniziato a ridurre il controllo del governo, la gente ha cominciato a respirare, la Siria ha iniziato l’apertura verso l’Occidente.

Il Welfare è entrato nel paese. Tutto ne ha beneficiato. Il turismo aumentava continuamente. I siriani potevano facilmente viaggiare all’estero. Le fabbriche stavano lavorando. Il commercio si sviluppava. Gli stranieri hanno cominciato ad investire in Siria. C’ era una diffusa libertà. Tutte le comunità etniche erano liberi di praticare la loro religione. Tutti coloro che compongono la popolazione siriana, sunniti, alawiti, cristiani, sciiti, drusi e altri vivevano insieme in pace, sono stati associati in attività, non vi era alcuna distinzione di relazioni sociali tra tutte quelle persone, non importa quale gruppo appartenessero.

Nel governo, ci sono stati almeno tre ministri cristiani, non c’era pregiudizio alcuno per la nomina di un cristiano come Direttore Generale di una Banca, i più alti ranghidell’esercito erano accessibili a tutti. Ogni comunità è libera di praticare pubblicamente il proprio credo. Ad esempio, come cristiani, non abbiamo mai avuto problemi nelle nostre chiese e siamo stati anche liberi di fare le nostre processioni per le vie della città. Durante le feste più importanti, Natale e Pasqua per noi cristiani, la festa del Bayram (fine del Ramadan, Eid al-Fitr) e la festa del Sacrificio (Eid al-Adha) per i musulmani, ci siamo scambiati i saluti liberamente. I musulmani utilizzavano la festa per venire a salutarci e noi a nostra volta usavamo andare a salutare i musulmani. Visite di cortesia tra famiglie musulmane e cristiane erano molto frequenti e senza pregiudizi. Ognuno si sentiva a casa, tra tutte le diverse tradizioni storiche.

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Patriarca Younan: «Noi cristiani siriani, venduti dall’Occidente per il petrolio»

Terrasanta.net- 26 agosto 2013I cristiani siriani «sono stati traditi e venduti dall’Occidente» attacca il patriarca siro-cattolico Youssef III Younan. Nei giorni in cui si discute di un intervento militare, il patriarca critica ancora una volta «la politica cinica e machiavellica» delle potenze che in questi due anni e mezzo hanno armato i ribelli, salvo poi rendersi …

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