La scelta si concentra sulla libertà (la neutralità) – ovvero prendere le decisioni più ponderate ed equilibrate con conseguenze negative minime -, oppure scegliere per la guerra che significa riduzione ulteriore dei diritti e forse l’end game per tutta l’umanità.
In definitiva, in queste elezioni la scelta è essenzialmente il consenso per la guerra (e tutto ciò che ne consegue) oppure esprimere un dissenso. Se non si vuole la guerra, la sola alternativa possibile è votare chi si è detto chiaramente contro la guerra.
Ora e solo ora c’è la possibilità reale di mettere la parola fine alla guerra oppure no. Ma la negazione della pace e della neutralità significherà far svanire la possibilità di vivere decidendo il proprio futuro.
Se non focalizzeremo la posta in gioco, che è altissima, dopo le elezioni non ci saranno più scelte. Se vinceranno i partiti tradizionali – quale delle due coalizioni non importa – la maggior parte degli eventi comincerà a svilupparsi in un corridoio di decisioni molto ristretto e letteralmente delineato. È ridicolo anche presumere che coloro che si considerano “i migliori” accetteranno volontariamente di cambiare lo stato attuale delle cose. “Se si voteranno i partiti tradizionali questa sarà la strada e l’avrete scelto voi”, dice giustamente Roberto Quaglia ed il suo ragionamento è semplice e ineccepibile.
Se l’esito delle elezioni sarà in continuità con la fase precedente, nessuna opzione sarà prevista se non lo scenario prospettato da Quaglia. Quindi, ci si può salvare solo se tutti faranno la stessa cosa. Perché tutti siamo in gioco. E l’alternativa del gioco questa volta è l’end game’ e la politica non c’entra, né i sentimenti di delusione che ognuno può provare. . Anche chi si preoccupa dei valori e dice vita, educazione e famiglia, capisca che la scelta ora è a monte: tra una scelta di morte e sopraffazione oppure di un riinizio.
Patrizio Ricci – VPNews