Chi è madre Bonifacia (che sarà canonizzata a Roma il 23 ottobre 2011)?

(fonte Santi e Beati.it)

Lavorante messasi in proprio con un negozio dipassamaneria e cordoni, Bonifacia, spagnola di Salamanca, conosce sulla pelle i problemi del mondo del lavoro. Con alcune ragazze fonda l’associazione dell’Immacolata (il dogma era stato proclamato nel 1854) e di san Giuseppe.Vuole diventare domenicana, ma ilgesuita Francisco Javier Butinyà la convince a fondare una nuova Congregazione vicina ai problemi deilavoratori, le Serve di San Giuseppe.Muore nel 1905 a 68 anni.

Bonifacia Rodríguez Castro è una semplice lavorante che, nel mezzo della vita quotidiana, si apre al dono di Dio, facendolo crescere nel suo cuore con spirito autenticamente evangelico. Fedele alla chiamata di Dio, si abbandona nelle sue braccia di Padre, lasciandosi forgiare secondo i tratti di Gesù, l’artigiano di Nazareth, che vive nascosto in compagnia dei genitori per la maggior parte della sua vita.

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Beata Bonifacia Rodriguez De Castro

Nasce a Salamanca (Spagna) il 6 giugno del 1837 nel seno di una famiglia di artigiani. I genitori, Juan e Maria Natalia, erano profondamente cristiani. La loro maggior preoccupazione era l’educazione nella fede dei sei figli, dei quali Bonifacia era la maggiore. La sua prima scuola fu la casa dei genitori, dove Juan, sarto, aveva il laboratorio di cucito. La prima cosa che vedono gli occhi di Bonifacia è proprio un laboratorio artigianale.

Terminati gli studi elementari impara il mestiere di cordonaia, con cui inizia a guadagnarsi da vivere come dipendente a quindici anni, alla morte del padre, in modo da aiutare la madre a sostenere la famiglia. Il bisogno di lavorare per vivere imprime fin dall’inizio un carattere forte alla sua personalità. Sperimenta, infatti, sulla propria pelle le dure condizioni di lavoro delle donne operaie di quell’epoca: orari estenuanti e salari minimi.

Una volta superate le prime ristrettezze economiche apre il suo laboratorio artigianale di “cordoni, passamaneria e altri manufatti”, nel quale lavora con il più grande raccoglimento possibile e imita la vita nascosta della Famiglia di Nazareth. Era molto devota a Maria Immacolata e a San Giuseppe, devozioni di grande attualità dopo la proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione nel 1854 e la dichiarazione di San Giuseppe a patrono della Chiesa universale nel 1870.

Dal 1865, anno del matrimonio di Agustina, l’unica dei fratelli che raggiunge l’età adulta, Bonifacia e sua madre, che erano rimaste sole, si dedicano a una vita di profonda pietà, recandosi tutti i giorni alla vicina chiesa della Clerecía, gestita dalla Compagnia di Gesù.

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L'Italia e la lealtà con il più forte.

  L’Italia ha partecipato alla guerra sempre subalterna alle decisioni di altri, non importa se basate sulla disinformazione, l’Italia ha fatto tutto ha occultato la verità al suo popolo  ” in nome dell’Europa” e degli “alleati”, dei ” volenterosi”, peccato che la Francia e la Gran Bretagna ha agito solo ed esclusivamente per i  propri …

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L’Italia sconfitta dalla Francia per la sua insipienza.

Vi propongo l’articolo che segue: di Stefano Marcelli Titolo originale   “L’ITALIA SCONFITTA NELLA GUERRA DEL MEDITERRANEO” Due notizie sui giornali di oggi sanciscono la sconfitta italiana sul fronte libico e anche su quello dei nuovi assetti dell’area mediorientale. La prima, clamorosa, è la visita congiunta di Sarkozy, Cameron ed Erdogan in Libia, con al seguito …

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La rivoluzione Islandese (dimenticata dai media)

fonte:  controlacrisi.org

E’ in corso da due anni una rivoluzione in Europa, ma nessuno ne parla: breve resoconto della rivolta anticrisi islandese.

Recentemente la rivolta in Tunisia si è conclusa con la fuga del tiranno Ben Alì, così democratico per l’occidente fino all’altro ieri e alunno esemplare del Fondo monetario internazionale.

Tuttavia, un altra “rivoluzione” che ormai è in corso da due anni è stata completamente taciuta e nascosta dai media mainstream internazionali ed europei.

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Islanda - fonte Wilkipedia

È accaduto nella stessa Europa, in un paese con la democrazia probabilmente più antica del mondo, le cui origini vanno indietro all’anno 930 e che ha occupato il primo posto nel rapporto del ONU sull’indice dello sviluppo umano di 2007/2008. Indovinate di quale paese si tratta? Sono sicuro che la maggioranza non ne ha idea.

Si tratta dell’Islanda, dove si è fatto dapprima dimettere il governo in carica al completo, poi si è passato alla nazionalizzazione delle principali banche, infine si è deciso di non pagare i debiti che queste avevano contratto con la Gran Bretagna e l’Olanda a causa della loro ignobile politica finanziaria; infine si è passati alla costituzione di un’assemblea popolare per riscrivere la propria costituzione.

Tutto questo avviene attraverso una vera e propria rivoluzione, seppur senza spargimenti di sangue ma semplicemente a colpi di casseruole, con le proteste e le urle in piazza e con lanci di uova, una rivoluzione contro il potere politico-finanziario neoliberista che aveva condotto il paese nella grave crisi finanziaria.

Non se ne è parlato dalle nostre parti, se non molto superficialmente, a differenza delle rivolte in altre latitudini discorsive (la Sicilia meridionale è più a sud di Tripoli, eppure la remota Islanda, più vicina al polo nord che all’Italia è percepita come parte della “Moderna” Europa).

Il motivo è semplicemente il terrore, per lor signori, democratici o conservatori che siano, della riproducibilità e l’estensione di quelle lotte.

Che cosa accadrebbe se il resto dei cittadini europei seguisse l’esempio islandese?

Brevemente, la storia dei fatti:

Alla fine di 2008, gli effetti della crisi nell’economia islandese sono devastanti. A ottobre Landsbanki, la banca principale del paese, è nazionalizzata.

Il governo britannico congela tutti i beni della sua filiale IceSave, con 300.000 clienti britannici e 910 milione euro investiti dagli enti locali e dalle organizzazioni pubbliche del Regno Unito. Alla Landsbanki seguiranno le altre due banche principali, la Kaupthing e il Glitnir. I loro clienti principali sono in quei paesi e in Olanda, clienti ai quali i loro rispettivi stati devono rimborsare i depositi bancari, all’incirca 3.700 milioni di euro di soldi pubblici.

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Questo è l'unico modo possibile di fare l'Europa?

No, non è l’unico modo possibile, non può essere questa oscenità di europa che albeggia, l’unico modo possibile. Ci chiedono unità e sacrifici per far fronte alla “crisi”, tentano di autocolpevolizzarci, ci dicono che non dobbiamo essere egoisti,  come se il calo democrafico non sia stata una politica precisa o l’assenza di una politica per …

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Libia, Rapporto Amnesty: il Cnt deve prendere il controllo della situazione

la situazione umanitaria peggiora sempre più ed il rischio di esecuzioni sommarie resta troppo alto come ha denunciato l’organizzazione umanitaria, Human Right Watch, che è al lavoro per indagare sulla sorte dei combattenti pro Gheddafi, catturati dai ribelli o sulle eventuali atrocità commesse dai rivoluzionari. Anche Amnesty International ha diffuso un rapporto sulle violazioni dei diritti umani durante il conflitto libico, composto da 107 pagine, intitolato ‘La battaglia per la Libia: uccisioni, sparizioni e torture’, denunciando che durante il conflitto le forze pro-Gheddafi hanno commesso crimini di diritto internazionale su vasta scala, ma accusa anche le forze leali al Cnt di violazioni dei diritti umani che in alcuni casi si configurano come crimini di guerra e chiedendo al Consiglio nazionale di transizione (Cnt) di prendere il controllo dei gruppi armati anti-Gheddafi in modo da porre fine alle azioni di rappresaglia e agli arresti arbitrari. (Simone Baroncia korazim.org)

Fonte: Amnesty International Italia

Scarica il rapporto in inglese “La battaglia per la Libia: uccisioni, sparizioni e torture” (2.28 MB)

Il Consiglio nazionale di transizione (Cnt) deve prendere il controllo dei gruppi armati anti-Gheddafi in modo da porre fine alle azioni di rappresaglia e agli arresti arbitrari. Lo ha dichiarato oggi Amnesty International, diffondendo un lungo rapporto sulle violazioni dei diritti umani durante il conflitto libico.

Il rapporto, di 107 pagine, intitolato “La battaglia per la Libia: uccisioni, sparizioni e torture”, denuncia che durante il conflitto le forze pro-Gheddafi hanno commesso crimini di diritto internazionale su vasta scala, ma accusa anche le forze leali al Cnt di violazioni dei diritti umani che in alcuni casi si configurano come crimini di guerra.

“Le nuove autorità devono girare completamente pagina rispetto alle violazioni degli ultimi quattro decenni e introdurre nuovi standard per porre i diritti umani al centro della loro agenda” – ha dichiarato Claudio Cordone, senior director di Amnesty International. “Ora spetta al Cnt comportarsi differentemente, porre fine alle violazioni e avviare riforme sui diritti umani,  urgentemente necessarie. Una grande priorità dovrà essere valutare le condizioni del settore giudiziario e iniziare le riforme, assicurare processi equi e garantire alle vittime accesso alla giustizia e alle riparazioni”.

Amnesty International ha riscontrato prove di crimini di guerra e di violazioni che possono costituire crimini contro l’umanità commessi da parte delle forze pro-Gheddafi durante il conflitto, tra cui attacchi indiscriminati, uccisioni di massa di prigionieri, torture, sparizioni forzate e arresti arbitrari. Nella maggior parte dei casi, le vittime di queste violazioni erano civili.

L’organizzazione per i diritti umani ha tuttavia documentato anche brutali “regolamenti di conti”, tra cui linciaggi di soldati fatti prigionieri, ad opera di alcuni gruppi anti-Gheddafi quando le forze pro-Gheddafi sono state cacciate dalla Libia orientale.

Da febbraio, nella Libia orientale, decine di persone sospettate di essere agenti della sicurezza, lealisti pro-Gheddafi o mercenari sono state uccise dopo essere state catturate.

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