Il Parlamento ungherese (a stragrande maggioranza: 262 favorevoli contro 44 contrari) si oppone al politicamente corretto e al relativismo dominante nell’Europa odierna dei burocrati e della grande finanza laicista
da Corrispondenza Romana
Il Parlamento ungherese ha votato a stragrande maggioranza (262 favorevoli contro 44 contrari più una sessantina che hanno abbandonato l’aula al momento del voto) una nuova Carta costituzionale che prevede:
1) il Cristianesimo come religione base del popolo ungherese (completa rimane peraltro la libertà religiosa);
2) la protezione della vita sin dal concepimento (sebbene esista una legge comunista mai abrogata che consente e regola l’aborto);
3) la promozione della famiglia, rappresentata dall’unione in matrimonio fra un uomo e una donna (sebbene le “unioni civili” anche fra persone dello stesso sesso siano ammesse dalla legge);
4) la proibizione delle pratiche eugenetiche;
5) limitazioni ai poteri della Corte Costituzionale, specie in materia finanziaria (con relative diminuzione dell’età di pensionamento dei magistrati);
6) doveri dei genitori verso i figli ma anche doveri dei figli verso i genitori anziani;
7) limitazione costituzionale all’indebitamento dello Stato non oltre il 50% del Pil e l’obbligo di una maggioranza dei due terzi per l’introduzione di nuove tasse;
8.) invocazione della responsabilità di fronte a Dio dei parlamentari che approvano la Costituzione;
9) formalizzazione costituzionale dello stemma nazionale centrato sulla Santa Corona e su Santo Stefano, simboli dell’eredità storica cristiana dell’Ungheria;
10) la “nazione su base etnica”, pur nella piena difesa dei diritti delle minoranze presenti nel Paese.