La Fortezza di Pescara

“Gioverà ricordare e non scordare mai!” La PIAZZAFORTE ……………Più che una fortezza, quella di Pescara era una vera e propria piazzaforte. Una Piazzaforte invero dall’impostazione errata per forma e posizione e dal modesto significato militare. Affluiva gente in questo sito per mare e per terra, soprattutto per attività commerciali, favorite dall’ottima posizione geografica e dalla …

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Mons. Negri: "A centocinquant’anni dall’Unità d’Italia. Quale identità?"

Intervento di S E. Mons. Luigi Negri al Convegno di Alleanza Cattolica a Roma intitolato “A centocinquant’anni dall’Unità d’Italia. Quale identità?”. Roma – Sala della Protomoteca Capitolina, 12 febbraio 2011 Vorrei ringraziarvi per aver organizzato questo convegno e per la straordinaria capacità di integrazione che hanno avuto le precedenti relazioni. Riporterò brevemente delle osservazioni che …

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Un nuovo Risorgimento e nuovi garibaldini in Italia?

Asor Rosa  sul Manifesto discuisisce  sulla necessità di un  colpo di Stato giustificato dalla situazione attuale. Giuliano Ferrara, a Radio Londra, in due puntate consecutive, riprende e dà visibilità al fatto che non è isolato, ma riporta il clima attuale: Articoli dedicati all’argomento sul Foglio, qui e ancora qui. Video : dalla puntata di giovedì …

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Così il dittatore affama la sua gente : acqua, energia e credito

Un gruppo di medici russi, ucraini e della Bielorussia che vivono e lavorano in Libia,  lanciano un appello a Medvev perché si prodighi a far sì che si giunga presto ad una soluzione politica, in esso essi riferiscono come testimoni oculari che i bombardamenti  non hanno come obiettivo non  “solo” radar o sistemi missilistici ma …

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sulla guerra in Libia e la mancanza di solidarietà europea…

L’Italia minaccia di uscire dall’Europa, perchè  “L’Europa non è solidale”, perchè con il problema “migranti” è stata lasciata “sola”, perchè non vuol “dividere gli oneri” dello straordinario afflusso tra i vari paesi europei. Con una protesta del genere l’Italia dimostra di NON esistere come idendità all’interno dell’Europa che conta, infatti, neanche una parola sulla questione …

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disinformazione di guerra: i mercenari in Libia

fonte: di Wayne Madsen – strategic-culture.org.

4487240900 51c0310b84Esperti del continente africano, che conoscono molto bene la situazione libica, sostengono che le storie diffuse dai media occidentali, i quali raccontano che il leader libico, Muammar Gheddafi, si affida anche ai servizi di mercenari di colore provenienti dal Sahara e dall’Africa sub-sahariana, sono una manovra di disinformazione da parte della CIA per alimentare i ribelli libici contro Gheddafi con un’ondata di razzismo. Le fonti occidentali “riferiscono” che Gheddafi ha assoldato mercenari di colore africani per la lotta contro i ribelli libici.

Il risultato è stato che migliaia di lavoratori neri africani in Libia sono stati attaccati da folle inferocite che hanno creduto alla propaganda occidentale.

Il ruolo del presidente Obama nel sostenere questa macchinazione della CIA per alimentare la rabbia dei ribelli libici non è stato preso bene dalla comunità afro-americana. Un leader attivista afro-americano di Washington ha scritto una e-mail che dichiarava: “non esigete maggiore senso di responsabilità da parte di un presidente nero rispetto ad uno bianco, perché riceverete solo una cosa: niente”.

Le agenzie di stampa occidentali hanno riferito che i ribelli libici hanno cominciato la “caccia” al nero.

Pensando di catturare collaborazionisti pro-Gheddafi, imprigionano invece semplici lavoratori che si trovano in Libia in cerca di lavoro nel campo petrolifero, agricolo e edilizio, scappati dai loro paesi economicamente depressi. Ironia della sorte, la maggior parte dei neri cacciati vengono dal Kenya, la terra che secondo le affermazioni di Obama è la sua “casa paterna dei suoi antenati”.

Altri africani, bloccati in Libia e sottoposti all’assalto razziale degli arabi libici, provengono dal Sud Sudan, dall’Uganda, dalla Sierra Leone, dalla Tanzania, dalla Somalia, dall’Etiopia, dal Ghana, dal Ruanda, dal Burundi, dall’Uganda, dalla Repubblica Democratica del Congo, dal Lesotho, dallo Zimbabwe, dallo Zambia e dalla Nigeria. Un milione e mezzo di lavoratori neri africani sono vissuti in pace in Libia prima dello scoppio della guerra tra Gheddafi e le forze ribelli. Solo pochi africani sono riusciti a scappare, ma la maggior parte di loro sono costretti a nascondersi nelle loro case e fuggire verso squallidi campi profughi in Egitto, in Tunisia e in Sudan. Anche i lavoratori dalla pelle scura non africani provenienti dal Bangladesh, non sfuggono all’ira dei ribelli libici.

Altri africani, in particolare quelli provenienti dal Niger, dal Mali, dal Gabon, dal Ciad e, sono lì in seguito ai progetti di sviluppo finanziati nei loro paesi da Gheddafi ed essi hanno risposto andando in Libia come volontari a sostegno di Gheddafi. Tuttavia, questi volontari sono stati bollati come mercenari dai media occidentali e dall’intelligence. L’Algeria ha respinto le accuse che i suoi cittadini siano stati inviati in Libia per combattere come mercenari per Gheddafi.

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