fonte Cultura Cattolica
Ci vuole pazienza a leggere tutte queste dichiarazioni. Ci fanno capire il futuro che ci aspetta, se non saremo pronti e vigilanti e combattivi.
Già Paolo VI ricordava: «La fiacchezza dei buoni è la grande causa o almeno la grande occasione delle cose cattive che sono nella nostra società, nel nostro tempo. Con questa inefficienza il giusto può tramutarsi in individuo imbelle, inerte, codardo, egoista, incapace di agire: in tal modo lascia trionfare il male nel mondo…» Per la Corte di Cassazione ai lavori preparatori di una legge può attribuirsi, seppure in via sussidiaria, un valore ai fini interpretativi. Più precisamente, quando l’interpretazione letterale dia luogo ad incertezze o dubbi riguardanti la costituzionalità, la ricerca della mens legis anche attraverso i lavori preparatori può avere un certo peso.
Per questo è sempre interessante seguire l’iter legislativo che porta all’approvazione di una norma. E nel caso del disegno di legge per contrastare l’omofobia e la transfobia, ciò appare più che mai importante.
Ecco perché è utile ricostruire quanto avvenuto nella notte del 5 agosto 2013 durante la seduta notturna svoltasi presso la Camera dei Deputati, attraverso i singoli interventi di tutti i parlamentari che hanno partecipato alla discussione.
ANTONIO LEONE
Esordisce uno dei due relatori del disegno di legge, l’on. Antonio Leone (Pdl), che dopo aver evidenziato «l’oggettiva difficoltà tecnica che comporta l’individuazione di una sanzione penale in materia così sensibile», presenta il testo sottoposto a dibattito come «un risultato importante», «frutto di una mediazione tra forze politiche che in passato avevano manifestato sul tema dell’omofobia posizioni molto diverse, se non addirittura inconciliabili, almeno in apparenza».
Leone precisa altresì che il testo non mette in alcun pericolo la libertà di opinione. Questa granitica convinzione non gli impedisce di dire, però, che «tuttavia, se si vuole evitare, ad abundantiam, qualsiasi rischio di applicazione distorta della norma penale in questione, si potrebbe introdurre nel testo una norma di chiusura che riprenda alcuni degli emendamenti presentati dai vari gruppi, che sono volti a specificare che le disposizioni in materia di orientamento sessuale previste dal testo in esame non si applicano nel caso in cui le idee sulle persone oggetto di tutela da parte dello stesso siano diffuse limitatamente all’ambito educativo, didattico, accademico, scientifico, letterario, teologico, catechistico, purché non incitino alla discriminazione, all’odio e alla violenza».
Ritiene, infine, di dover spendere «qualche parola sulla paventata presunta illiberalità di questa legge che combatterebbe le opinioni non con le opinioni ma a colpi di galera», precisando testualmente: «Basterebbe ricordare in proposito certe situazioni, anche nell’ambito della stessa chiesa, certi preti in Italia minacciavano di scomunicare chi non avesse votato in un certo modo, mi riferisco all’allora Democrazia Cristiana, e scacciavano dalle chiese i conviventi; sono passati sessant’anni da quegli episodi». Onestamente, il paragone fatto non pare un esempio di adamantina chiarezza.
IVAN SCALFAROTTO
Prende poi la parola il secondo relatore, l’on. Ivan Scalfarotto (PD), il quale ribadisce quanto va da tempo sbandierando circa la necessità, bontà ed urgenza di una legge per contrastare l’omofobia e la transfobia, presentando il testo sottoposto alla discussione dell’Aula come esempio di alta mediazione, sempre perfezionabile in sede di dibattito. Si spertica nelle assicurazioni che la legge proposta non intaccherà minimamente il diritto alla libertà di opinione, fino a citare la celebre frase – divenuta motto dei liberali – erroneamente attribuita a Voltaire (in realtà fu la scrittrice inglese Evelyn Beatrice Hall a coniare il detto «I disapprove of what you say, but I will defend to the death your right to say it»).
COSIMO MARIA FERRI
A nome del Governo interviene il Sottosegretario di Stato per la giustizia, Cosimo Maria Ferri, che dopo aver dichiarato di sottoscrivere le parole dell’on. Scalfarotto, e dopo aver elogiato la pazienza e l’impegno dei relatori, auspica che la Camera dei Deputati possa giungere, senza ipocrisia, ad approvare una legge giusta con il massimo consenso possibile.
SILVIA CHIMENTI
Prende la parola l’On. Silvia Chimenti (M5S), fortemente critica rispetto al testo proposto, considerato «simbolo dell’Italia del compromesso e della non decisione, in cui si preferisce improvvisare soluzioni al ribasso piuttosto che svoltare una volta per tutte». Secondo la deputata, infatti, il testo in discussione appare «monco, prosciugato dei suoi significati più innovativi, appiattito durante i suoi mille passaggi in Commissione giustizia e bersaglio di logiche di potere e di apparato, consumatesi dentro e fuori dal palazzo, che ne hanno progressivamente allentato la portata». Per l’on. Chimenti, «il testo, così come è, si discosta anni luce da ciò che l’Europa ha sancito da tempo e che tutte le associazioni richiedono a gran voce», e questo perché «ogni volta che in Italia si è tentato di squarciare il velo delle reticenze e del pregiudizio in tema di omofobia e transfobia il copione è stato sempre lo stesso: alcuni organi di informazione che ritengono di farsi portavoce del messaggio cristiano, spalleggiati da esponenti di correnti cattoliche o presunte tali in seno ai partiti politici, hanno messo in atto una vera e propria strategia del terrore diffondendo falsi allarmismi sulle conseguenze che l’approvazione di una legge seria contro l’omofobia avrebbe», e denuncia i «fiumi di inchiostro versati negli ultimi giorni sui pericoli di questa legge, paventando falsamente una sorta di bavaglio al libero pensiero e millantando una parificazione tra chi commette violenza o discriminazione e chi per motivi religiosi o morali indichi nella famiglia tradizionale la via preferibile».
«Altrettanto ingiusto, e forse assai più grave», per la deputata grillina, è il fatto di «utilizzare a proprio piacimento la religione e le argomentazioni assurde circa le tradizioni centenarie della chiesa cattolica, ergendosi a depositari esclusivi di verità e di dogmi morali che nulla hanno a che vedere con l’insegnamento originario di Gesù Cristo», di quel «Gesù Cristo umile, difensore degli emarginati e degli ultimi, primo grande rivoluzionario della storia», che «disse: “Non giudicate e non sarete giudicati, non condannate e non sarete condannati, perdonate e vi sarà perdonato”».
Com’è, poi, possibile, per l’on. Chimenti «rimanere sordi persino alle affermazioni di Papa Francesco che pochi giorni fa ha pronunciato al mondo intero parole di grande impatto affermando: “se una persona è gay e cerca il Signore, chi sono io per giudicarlo ? Non si devono discriminare o emarginare queste persone, lo dice anche il Catechismo. Il problema per la Chiesa non è la tendenza. Gli omosessuali sono fratelli”».