Combattere in Siria 2: Gli iracheni a fianco di Assad

iraqdi Giorgia Grifoni fonte Nena News

Roma, 28 giugno 2013, Nena News – Non si tratta più solo di Assad, in Siria. In realtà, per alcuni, non è mai stato lui il vero problema, ma piuttosto i “nemici”, quelli che appartengono all’altra corrente dell’Islam. “È mio legittimo dovere andare lì e lottare per difendere il santuario di Sayyida Zeinab. Dovremmo forse accettare di vedere Zeinab, la nipote del Profeta Mohammad, essere catturata di nuovo?”. A parlare alla Reuters è Ali, uno dei combattenti sciiti iracheni che, nella hall dell’aeroporto di Baghdad, aspetta di imbarcarsi per Damasco.

E improvvisamente sembra di non essere più nel 2013, ma piuttosto nel 680. Quando a Kerbala, in Iraq, l’ultimo figlio del califfo ‘Ali, Hussein, trovò la morte nella seconda guerra civile che la Umma – la comunità di fedeli musulmani – ricordi. E sua sorella Zeinab, la cui tomba è custodita in una moschea alle porte di Damasco, fu fatta prigioniera da quelli che oggi conosciamo con il nome di Sunniti.

La voce che gruppi di sciiti iracheni entrassero in Siria per combattere al fianco delle truppe del regime circolava già da almeno un anno. Ora stanno uscendo dalla loro clandestinità, rilasciando interviste ad alcuni grandi media e fornendo nomi e numeri che superano di gran lunga le stime. Dichiarano che almeno 50 combattenti alla settimana si uniscono all’esercito di Assad nella guerra contro i ribelli sunniti. Partono tranquillamente dall’aeroporto di Baghdad o da quello di Najaf, una delle due città sante dello sciismo. Volano in piccoli gruppi da 10-15 miliziani, spesso sotto le sembianze di pellegrini diretti al santuario di Sayyida Zeinab. Nelle loro borse ci sono però uniformi, equipaggiamento militare e a volte anche armi. Spesso vengono scortati ai checkpoint dai loro comandanti che, grazie alle loro conoscenze e alla loro influenza tra le autorità irachene, li fanno passare con il loro equipaggiamento.

Molti dei giovani volontari vengono reclutati e addestrati dagli ex-miliziani dell’esercito del Mahdi, la rete di guerriglieri sciiti guidata da Moqtada al-Sadr in azione contro le truppe di occupazione americane tra il 2003 e il 2008. Abu Zeinab, un ex comandante sadrista, ha raccontato alla Reuters che i leader iracheni della nuova rete anti-sunnita si occupano, oltre che del reclutamento, anche dei biglietti aerei, delle spese e dei permessi dal governo siriano. Spesso, ha aggiunto, coordinano anche i vari gruppi di miliziani sciiti che, oltre agli ex sadristi, comprendono anche l’organizzazione Badr (o brigata Badr, fondata dal leader sciita al-Hakim negli anni ’80 per combattere Saddam Hussein), il gruppo Asa’ib Ahl al-Haq (o Lega dei Giusti, che nel 2007, all’apice della guerriglia, contava più di 3.000 miliziani) e le Kata’ib Hezbollah, uno dei gruppi dell’universo sciita iracheno attivi contro l’occupazione occidentale. Tutti finanziati e addestrati dall’Iran e fedeli alla guida suprema della Repubblica islamica, Ali Khamenei.

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A dieci anni dall'intervento degli americani per rovesciare il regime di Saddam Hussein

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Al Jazeera e l’altra faccia del potere

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Terrorismo anti-siriano e i suoi collegamenti internazionali

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Iraq: un paese allo sbando

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Quello che mi spaventa della crisi libica è la mancanza di giudizio, eppure: "Siamo qui con la consapevolezza di una chiamata comune a vivere insieme in pace, quale profonda aspirazione che risuona incessantemente nei nostri cuori"

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guerra civile o guerra su commissione?

Quello che mi spaventa della crisi libica è la mancanza di giudizio. Il giudizio espresso anche da parte dei più ben disposti e non schierati aprioristicamente va dove deve andare.

Mi spiego: abbiamo visto un uomo  trasformato improvvisamente nel male assoluto, tale da giudicare “legittimo” ucciderlo,  infine abbiamo visto  lo stesso uomo in fuga e catturato dopo aver cercato di ucciderlo con le bombe,  quindi è stato umiliato, seviziato, devastato,  uomini si sono compiaciuti di vederlo agonizzante per vederlo soffrire, per puro odio,  infine giustiziato, e poi esposto in pubblico come un trofeo: questo fa smuovere anche le menti più ingessate.

E così avviene, e immediatamente però seguono i “distinguo”, si dice che le guerre sono tutte brutte, che nelle guerre non ci sono regole, e che poi in fondo “si sa cosa accade purtroppo nelle guerre civili”, si considera puntuale “ce lo ricordiamo Mussolini a piazzale Loreto”, etc..  Il paragone è però demenziale, sono situazioni del tutto differenti, sono situazioni che dividono, Avviene proprio ciò che i manipolatori del pensiero, i manovratori del potere, vogliono sentir dire.  Infatti quelli che hanno preparato questa guerra (un cosa così si pianifica non si fa da un giorno all’altro)  non vogliono certo negare che l’uccisione di Gheddafi sia stata atroce, no altrimenti tutti si ribellerebbero, no invece dicono: “apriremo un’indagine..”. Non c’è ipocrisia più grande per innumerevoli  ragioni, eccone alcune:


Non si è trattato di guerra civile

la guerra in Libia non è stata una guerra civile, migliaia sono stati i contractors e gli infiltrati dall’estero, gente specializzata per dar man forte ai cosiddetti “ribelli” una minoranza che non esprime la maggioranza del paese. La guerra civile è iniziata quando la Nato ha messo in atto il proprio intervento e quando parte della popolazione si è schierata con Gheddafi.

Se questo è avvenuto, se cioè anche i “civili” hanno preso differenti posizioni, è perché la comunità internazionale rappresentata dalla coalizione di “volenterosi” (così si è autodefinita) si è schierata con una parte mettendo in atto una guerra senza quartiere per il totale annientamento di una parte rappresentativa della società civile. Strana guerra civile, veramente singolar con satelliti spia e risorse incalcolabili tutte schierate solo da una parte.

Lo stato della Libia: agglomerato di realtà tribali diverse tra loro: facile scatenare una rivolta

la rivolta era iniziata per l’emancipazione di una singole porzioni di territorio dello stato libico, all’inizio gli “insorti” erano ben pochi, quello che che è avvenuto, è stata l’esplosione di una rivolta armata, profittando del clima nato a seguito delle “primavere arabe” negli stati limitrofi e del clima di forte compiacimento occidentale, e non ultimo appoggi, incoraggiamenti e connivenze dirette. La rivolta è avvenuta in Cirenaica ed era avvenuto altre decine di volte nel corso degli anni in una società con forte connotazione tribale, le cui componenti erano  state sempre perennemente in conflitto tra loro.

Non è avvenuta una sollevazione popolare ma un colpo di stato

Ancora oggi, la convinzione corrente della gente (ma quel che è peggio anche di chi decide il destino di intere nazioni) è che “ucciso Gheddafi il problema è risolto”: in realtà ci sono milioni di Gheddafi che sono i suoi sostenitori, e non sono mostri come si vuol far credere, settari, una immensa associazione a delinquere, di questi non se ne tiene minimamente conto, e si sta tentando (con successo) la totale eliminazione fisica e/o politica, prima “delle libere elezioni” (ma già prima delle elezioni si è scelto la shaaria?).

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