La libertà religiosa sì, ma le religioni non sono intercambiabili

Libertà religiosa o libertà dei cristiani? (di Roberto de Mattei) Tra gli slogan del linguaggio “politicamente corretto” c’è il termine di libertà religiosa, usato talvolta impropriamente dai cattolici anche come sinonimo di libertà della Chiesa o libertà dei cristiani. Si tratta in realtà di termini e concetti diversi, su cui è opportuno far chiarezza. L’equivoco, presente …

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Sbai: la primavera araba "aiuta" il potere dell’Islam radicale

monastero di Sant'Antonio - Egitto
monastero di Sant'Antonio - Egitto - Wikipedia Common

da sussidiarionet:
È una linea sottile quella che attraversa la storia del mondo arabo, dagli anni Settanta ad oggi. Una linea che si insinua nelle pieghe del pensiero che si fa azione e le cui conseguenze oggi vediamo manifestarsi appieno. I Copti sono solo la faccia più vicina della medaglia, quella a brevissimo termine. Non dobbiamo dimenticare che alle loro spalle in Egitto, c’è l’Ambasciata israeliana, presa d’assalto poco tempo fa; domani toccherà agli intellettuali e ancora dopo alle donne.  È il disegno dell’estremismo che si prende il potere, il pensiero e la società. Che scava nelle viscere sociali per instillare nella mente del popolo il desiderio di rivalsa e di sopraffazione. È un disegno che, si badi bene, non nasce oggi, ma è ben radicato e costruito nel tempo.
Ricordo distintamente che Sadat liberò, negli anni Settanta, tanti radicalisti islamici, dando così vita inconsciamente a ciò che oggi vediamo; un percorso lungo e lineare, passato sia per la repressione di Mubarak e la clandestinità, ma pur sempre vivo come una fiammella accesa in una grotta, capace di illuminare poco ma costantemente. E soprattutto al riparo da occhi indiscreti.
Oggi la strada è spianata, inutile girarci attorno senza arrivare a darsi questa triste certezza; l’estremismo ha in mano, praticamente, gran parte del Nordafrica e del cuore del medi oriente.
Ma ciò che stupisce è la cecità, il non saper guardare all’indietro nella storia e il non voler imparare dal passato: l’Algeria, che dovrebbe essere un rimpianto storico per la comunità internazionale, ha vissuto la sua “primavera araba” negli anni Novanta. Gli estremisti arrivarono, uccisero, sgozzarono e presero il potere: senza che qualcuno, vedendo scorrere il sangue di centinaia di migliaia di persone, battesse ciglio. Un paese che oggi è il ritratto muto e sofferente, ma purtroppo estremamente fedele, di come saranno i paesi colpiti dalla primavera araba fra dieci anni. O forse meno. Col capo chino di fronte allo strapotere della Fratellanza, i popoli che finora avevano tenuto lontano l’estremismo, domani ne saranno totalmente ed inesorabilmente schiavi.
Penso con grande tristezza alla Tunisia, in cui Bourghiba ha impegnato gran parte del suo mandato a bloccare l’avanzata del radicalismo; quella Tunisia che oggi si vede soffocata dalla spinta estremista di chi assalta tv, università e scuole per dimostrare la sua forza e instillare terrore repressivo. L’abbandono della Tunisia è una colpa che la comunità internazionale non potrà mai espiare.

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