fonte: ORA PRO SIRIA- da Aleppo- lettera n ° 11
“Mamma, quando potremo tornare a casa? “. Fouad, un piccolino di quattro anni, lancia questa domanda a sua madre, poco prima di dire buona notte …
E Lina, la mamma, passerà tutta la notte piangendo e ponendosi la stessa domanda? Ma a chi rivolgerla ? Chi può o osa dare una risposta? Chi può indicare una data? Eppure tra gli sfollati, le voci corrono in modo rapido e vano. “Ci hanno detto due giorni … Ci è stato detto in una settimana … Presto …”. Un PRESTO che diventa un mese, e poi un altro mese, e chissà quanti altri?
Nell’ accompagnare le famiglie sfollate, noi “Maristi Blu”, continuiamo ad ascoltare con il cuore le loro proteste, le loro preoccupazioni, le loro sofferenze … e non abbiamo altra risposta che la compassione . Siamo presenti . Ascoltiamo . Cerchiamo di rendere la loro vita quanto accettabile possibile . Restiamo disponibili …
Nel momento in cui scrivo questa undicesima lettera , sono ormai passati due mesi e mezzo da quando le famiglie hanno lasciato le loro case nel quartiere di “Jabal el Sayde” .
Le 300 famiglie che sosteniamo con il “Cesto della montagna” (Jabal el Sallet) sono disperse nella città … Alcuni alloggiano qui tra i Maristi, altri con i parenti , e alcuni vagano da una casa all’altra. Penso a quella particolare famiglia di sette persone che ancora non ha trovato una casa per riorganizzarsi …: Papà dorme in un posto, la madre con alcuni bambini presso un parente, una zia con gli altri bambini in altre parti … No, la guerra non è solamente una questione di bombe, omicidi … E’ una macchina che distrugge la persona e la famiglia . E isola, separa, non crea legami.
Aleppo, si sveglia e si addormenta sotto i colpi delle esplosioni, le colonne di fumo, tutti segni che dicono che la guerra è lì, vicino, vicino …
Sul fronte della sicurezza, il mese scorso è stato caratterizzato dal rapimento dei due Vescovi ortodossi che stavano viaggiando per negoziare il rilascio di due sacerdoti , pure loro rapiti circa 3 mesi fa. 40 giorni dopo, non abbiamo notizie di loro. I sequestri creano una situazione di paura e ansia tra molte persone che si vedono costrette a lasciare il Paese …
Durante l’Angelus del 2 giugno 2013, Papa Francesco ha espresso la sua “profonda preoccupazione” per il conflitto siriano e le vittime in ostaggio. Ha fatto appello a “l’umanità dei rapitori” in modo da liberare i rapiti.
Sul fronte economico, il potere d’acquisto continua a diminuire. I prezzi sono lievitati e moltiplicati per due o tre. Cibo e beni di prima necessità sono inaccessibili a molte persone. I dipendenti si rendono conto che il loro reddito ha perso molto del suo valore. Un chilo di pane è passato in pochi mesi da 15 lire siriane a 90 e anche 100 lire al chilo.
L’elettricità è severamente razionata: 2-4 ore al giorno. L’acqua è fornita al momento. Benzina, gas e petrolio sono prodotti rari e molto costosi. Alcuni farmaci sono scarsi. Un focolaio di epatite si è diffuso. E con l’estate che si avvicina, si teme l’insorgenza di malattie come il colera o la leishmaniosi.
Le persone sono ormai tristemente rassegnate …