“A volto scoperto” documentario sulla Siria mai ritrasmesso

[su_panel shadow=”0px 2px 10px #868686″ text_align=”center”]Documentario sulla Siria del 2009, ma in contrasto con la tendenza attuale “anti-siriana”. Questo film è diventato così tanto politicamente scorretto, fino al punto che Arte (ARTE è una rete televisiva pubblica franco-tedesca, un canale europeo, che promuove la programmazione nei settori della cultura e delle arti) non lo ha mai ritrasmesso ed ha deciso di rimuoverlo dai suoi archivi.[/su_panel]

Nel documentario Jean David Levitte, consigliere diplomatico di Nicolas Sarkozy descrive Bashar al Assad come un attore importante per la pace.

2009, due giornalisti di ARTE TV si recano a Damasco per capire meglio la politica di Bashar al Assad, in sostanza cosa ci fosse dietro le apparenze, “se egli è un uomo che con polso fermo sta traghettando la Siria ad emanciparla o è un dittatore”. Questa l’istantanea che propongono: Partito unico, socialista, paese alleato con l’Iran ed Hetzbollah, il suo fine è la creazione della grande nazione araba.  Politicamente la Siria è difficilmente definibile. Ma ecco l’uomo che detiene la chiave del sistema, Bashar al Assad. Un giovane presidente di 42 anni”.

I reporter si recano ad incontrare Bashar Assad. Questa la prima domanda:

[su_quote style=”flat-light”]Nel 2000 voi siete arrivato ed avete iniziato la vostra carriera politica e la Comunità Internazionale ha applaudito l’evento e siete stato considerato come un riformatore. Vi siete alleati con Iran ed Hetzbollah, gli Stati Uniti vi considerano dentro la categoria di ‘uno stato canaglia’ ed un buon numero di paesi occidentali vi considerano un conservatore e difensore di un sistema autoritario..la domanda è chi è Bashar al Assad? Il riformatore o il conservatore?[/su_quote]

Assad: (ride) poi risponde:

[su_quote style=”flat-light”]Questa è una domanda molto importante, è possibile insieme riformatore e conservatore. La nostra economia è molto liberale. Io sono conservatore e riformatore.[/su_quote]

A questo punto interviene David Lesh (anziano consigliere per il medioriente di Bush):

[su_quote style=”flat-light”]… il presidente Bashar al Assad ha ereditato un sitema autoritario perciò è stato obbligato a proseguire la politica di suo padre” (…) La struttura dello stato autoritario esiste tuttora –  prosegue – egli è un dittatore tipico del medioriente. Ma a mio avviso lui ha una ferma volontà ed una abilità a riformare se le circostanze glielo permettono.[/su_quote]

Assad non aveva l’ambizione della politica, nè l’interesse per la politica. Così nel 1982 si iscriveva alla facoltà di medicina di Damasco, in tutta libertà sanza alcuna contrarietà da parte del padre. Bashar riconosce nell’intervista che era quella  la sua vocazione, “fare il medico, occuparmi della cosa più cara nella vita che è l’umanità“, l’umanità intera: da qui la sua scelta.
Il video segue le varie fasi che lo portano, suo malgrado, al potere. Il trasferimento a Londra per specializzarsi in oftalmologia è occasione – come lui stesso riconosce – di apprendere il pensiero occidentale di libertà e di progresso. E’ stata quella l’occasione per allargare il suo orizzonte e “per comparare il mio mondo con il resto del mondo e con le altre culture, quelle dei paesi più sviluppati”.

Seguono immagini in cui si vede Bashar Assad passeggiare tranquillamente a Damasco tra i negozi di Damasco senza alcun problema per la sicurezza; la gente che lo saluta discretamente… vedere per credere (minuto 15.10 proseguendo). Appare in compagnia della moglie Asma (una giovane sunnita di origini siriane, nata a Londra nel 1975), conosciuta a Londra durante gli studi.

La morte il 21 gennaio del 1994 (per un incidente automobilistico) del fratello designato per la successione alla guida del paese ,  cambia anche il suo destino. Viene richiamato in patria per la morte improvvisa del fratello designato alla successione del padre Hafez: “Ho avuto il presentimento che rientravo per sempre in Siria“, dice.  Quella circostanza cambierà la vita anche di Asma che aveva appena ricevuto un incarico prestigioso all’università americana di Harvard ma ammtte tra la carriera e l’amore sceglie di seguire l’uomo della sua vita.

Bashar passa quindi da oftalmologo a presidente. Abituato al contatto con la gente, si fa conoscere ed amare dalla popolazione e acquisisce una sua immagine , una sua statura. Da lì a poco, il 10 giugno 2000, il padre Hafez muore. Viene eletto il figlio Bashar dopo un referendum il 10 luglio successivo.

A questo punto, viene chiesto a Bashar al Assad se” fu difficile succedere ad una personalità marcata come suo padre?”. Risponde che è vero ma che il padre pur essendo andato al potere con un colpo di stato ha solevato il paese da una instabilità e conflittualità  incredibile ed ha ha assicurato stabilità in un periodo periodo molto pericoloso e difficile, traghettandolo “attraverso un tempo dominato da conflitti, da più di una guerra  e da molti problemi” complessi in vari settori. E sul suo insediamento considera: Ero cosciente che il popolo si domandava se in queste circostanze  io avrei avuto la capacità di affrontare dei problemi così complessi”.

Sembra che in un primo tempo la Siria inizi un nuovo corso, dice il giornalista:

[su_quote style=”flat-light”]La guida del paese sotto il nuove presidente sorprende; egli non ha niente a che fare con lo stile del padre.[/su_quote]

La sua personalità non è timida, è calma e tranquilla e non è il genere di uomo che si accascia facilmente. Nella vita politica, Bashar ha intenzione di modernizzare la Siria. Ma alcuni paesi arabi non vedono di buon occhio queste ‘stranezze’ nonostante il nuovo presidente avesse tutte le qualità per prendere buone decisioni.
Il suo governo inizia con segnali positivi, le riforme sono reali: i giornali sono creati, i prigionieri politici sono rilasciati, la lotta alla corruzione è rinforzata.  Egli lascia arrivare internet ed i telefoni portatili (una piccola rivoluzione in Siria). Ed egli stesso dice ai suoi intervistatori: “la prima priorità per me è sviluppare il mio paese e la sua economia, aumentare l’impiego ed aprire una nuova via per il paese; la seconda priorità è l’apertura politica”.

L’occidente apprezza queste aperture , a cominciare dal presidente francese Chirac che riceve il nuovo presidente siriano a Parigi all’Eliseo con tutti gli onori. Questi onori e così tanto compiacimento però erano di chi si attendeva più che le riforme in senso democratico e l’apertura dell’economia, che  la Siria passasse del tutto nel blocco occidentale,  (data il suo partneriato con l’Unione Sovietica).

Le parole rispecchiano i fatti “un presidente è legittimo solo se vive come il popolo”, dice Bashar. E si scopre che guida comunemente la macchina senza autista, incontra la gente, vive con la moglie ed i suoi tre figli in un normale appartamento senza particolari privilegi.

A questo punto i due giornalisti, considerano “sì è un modello” ma ci sono l’esercito, i servizi segreti oppressivi e perciò si domandano ancora: “Bashar al Assad è un riformatore o un conservatore?

L’impressione è che  il giovane presidente fosse animato da intenzioni sincere. Ma l’opposizione ha fretta, così nel 2001 reclama la riforma del partito Baath, che è il partito unico nel paese. C’è allora una repressione severa e tanti giornali vengono chiusi, i controlli sulle riunioni pubbliche sono restaurati. L’apertura politica è chiusa e rimane solo quella economica.

L’intervistatore chiede allora a Bashar al Assad:

[su_quote style=”flat-light”]tramite le vostre prerogative, voi avevate autorizzato aperture politiche; all’epoca voi insistevate sul rispetto dell’opinione pubblica, ma poi avete dato l’impressione che avevate fatto marcia indietro.. Perchè?[/su_quote]

Risponde Bashar:

[su_quote style=”flat-light”]…non potevo fare le cose così rapidamente. [/su_quote]

La risposta è chiara: ci vuole più tempo in una situazione complessa per arrivare ad un cambiamento accettato da tutti, senza traumi. Se fosse stato più veloce avrebbe incontrato resistenze e forse qualcuno avrebbe preso il suo posto…

Anche David Lesh, consigliere di Bush è daccordo su questo, dice infatti che la situazione nel mefioriente era complessa ma che

[su_quote style=”flat-light”]Bashar Assad aveva veramente la volontà di fare le riforme che il mondo sperava.[/su_quote]

Però il suo maggior nemico è il tempo: l’attacco del settembre 2001 radicalizza la politica degli Stati Uniti. Viene scatenata ‘la lotta al terrorismo” attaccando l’Aganistan e l’Iraq.

Il giudizio di Bashar Assad su quelle guerre è conosciuto e lo ribadisce nel corso dell’intervista: quelle guerre furono decisioni frutto di decisioni sbagliate – dice –  perchè “il terrorismo si combatte come un cancro” e non scatenando guerre totali contro interi paesi, altrimenti il cancro si propaga.

Il resto è cronaca: la Siria condanna l’intervento in Iraq (come del resto anche la Francia),  Bush accusa la Siria:

[su_quote style=”flat-light”]supporta il terrore utilizza il suo territorio e una parte del Libano per distruggere tutti gli sforzi di pace nella regione[/su_quote]

scattano le sanzioni e Bush aggiunge queste testuali parole:

[su_quote style=”flat-light”]noi ci aspettiamo dal governo siriano che non supporti più il terrorismo e si apri alla libertà…[/su_quote]

.. Il presidente siriano si ritrova così isolato sulla scena internazionale.

Data la tensione la guerra in Iraq e quindil’instabilità, Bashar Assad rinforza allora il suo sistema di sicurezza e si stringe ancora di più all’Iran (il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad era nemico assoluto di Washington), e nell’intesa con Hamas ed Hetzbollah.

A questo punto, i giornalisti chiedono a Bashar Assad:

[su_quote style=”flat-light”]…ma come voi siete una repubblica laica ed avete scelto di essere alleati alla Reppubblica islamica di Iran… uno stato religioso? Una contraddizione, è un’alleanza contro natura…[/su_quote]

La risposta di Assad è ragionevole:

[su_quote style=”flat-light”]…i rapporti tra paesi non sono alleanze sui valori; all’epoca prevalevano i reciproci interessi.[/su_quote]

Ed così aggiunge:

[su_quote style=”flat-light”]la Siria non parteggiava per quel sistema religioso ma per la stabilità nella regione e per i difendere i diritti dei popoli.  [/su_quote]

E considera che sta parlando proprio di quella stessa richiesta di diritti fatta a lui stesso da parte dell’Occidente.

La Siria già da allora era circondata da nemici, Turchia, Giordania pro-americana, l’Iraq in mano agli USA e nel Libano c’era l’esercito siriano… Una situazione altamente instabile. Per giunta, nel 2005 viene ucciso il presdiente Heriri. La protesta internazionale è grande mentre la Siria stenta a lasciare definitivamente il territorio libanese. 4 anni più tardi nel 2009 viene nominato un tribunale internazionale per indagare sulla morte del presidente Hariri.

A domanda Bashar Assad risponde  che il suo governo è innocente e che non c’entra nulla con quell’assassinio. Aggiunge che la collaborazione con il tribunale d’inchiesta è totale.

Il giornalista, finita l’intervista e dopo che Assad esce dalla stanza, si rivolge verso la telecamera e dice:

[su_quote style=”flat-light”]io penso che i servizi segreti abbiano bypassato il Presidente siriano ed abbiano agito autonomamente a sua totale insaputa”- ed aggiunge – “Ci sono infatti vari servizi in competizione e per qualcuno di quei servizi il presidente Hariri era una minaccia per gli interessi vitali della Siria”.[/su_quote]

Tuttavia non esiste un’evidenza chiara in proposito.  Per le pressioni internazionali ed a seguito di quell’omicidio,  la Siria ritirò il suo esercito dal Libano dove stazionava da più di 30 anni..

L’impressione generale è quella dello scontro di interessi opposti, dove ad Assad interessa la stabilità della regione mentre all’Occidente interessa la sua agenda, a qualsiasi costo. Le parole di  Jean David Levitte, consigliere diplomatico di Nicolas Sarkozy , dà ragione a questo giudizio: Levitte, torna a descrivere la Siria non come un attore che non ‘blocca la pace nella regione’ : “noi capiamo che l’intenzione del presidente Assad è per la pace nel medioriente”, dice.

La pace nel mediorente, una chimera che l’occidente dal 1948 non si avvera. La Siria potrà giocare il suo ruolo? Senza dubbio – dice Bashar Assad – se ci si apre al dialogo con tutti.

Ma il documentario è del 2010 e noi sappiamo com’è andata…

Stoltenberg: “La presenza della Nato si allargherà a sud ed ad est”.

LAlleanza Atlantica era nata come il baluardo voluto dall’occidente per difendere la nazioni libere contro il pericolo sovietico: ”Si vis pacem, para bellum”. Tuttavia, caduto il muro di Berlino, la sua massima preoccupazione sembra non essere più difendere la libertà ma accrescere le tensioni e allontanare la pace favorendo il riarmo. di Patrizio Ricci – …

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Le 300 Hiroschima d’Italia – L’Italia trasgredisce il trattato di non -proliferazione nucleare

Stanno per arrivare in Italia le nuove bombe nucleari statunitensi B6112, che sostituiscono le precedenti B61. Lo conferma autorevolmente da Washington, con prove documentate, la Federazione degli scienziati americani (Fas). Lo scienziato nucleare Hans Kristensen, direttore del Nuclear Information Project alla Fas, scrive che è in corso a tale scopo l’upgrade della base della U.S. Air Force ad Aviano (Pordenone) e di quella di Ghedi Torre (Brescia).

[su_youtube_advanced url=”https://www.youtube.com/watch?v=VVPzLePWsus” class=” https://youtu.be/mebu5_3AN40″][su_youtube_advanced url=”https://www.youtube.com/watch?v=5fZ7Qn15IDY”]https://www.youtube.com/watch?v=9GhanDw51xM[/su_youtube_advanced]

Lo prova una foto satellitare, che mostra la costruzione ad Aviano di una doppia barriera attorno a 12 bunker con copertura a volta, dove gli F16C/Ds della 31 Fighter Wing Usa sono pronti al decollo con le bombe st nucleari.

Analoghi preparativi sono in corso nella base aerea tedesca di Buchel, dove si stanno ristrutturando le piste, dotandole di nuove strumentazioni: documenti del Pentagono, citati dalla televisione pubblica tedesca Zdf, mostrano che la base sta per ricevere le nuove bombe nucleari B6112. Lo stesso – documenta la Fas – avviene nella base aerea turca di Incirlic, dove sono in corso lavori per rafforzare «l’area Nato» dotata di 21 bunker, che accoglierà le nuove bombe nucleari. Si stanno rafforzando anche le basi nucleari in Belgio e Olanda, in attesa della B6112, testata lo scorso luglio nel poligono di Tonopah in Nevada, dove si svolgeranno entro l’anno gli altri due test necessari per la messa a punto della bomba.

Non si sa quante B6112 sarannno schierate in Europa e Turchia.
Secondo le ultime stime della Fas, gli Usa mantengono oggi 70 bombe nucleari B61 in Italia (50 ad Aviano e 20 a Ghedi), 50 in Turchia, 20 rispettivamente in Germania, Belgio e Olanda, per un totale di 180. Nessuno sa però con esattezza quante effettivamente siano: ad Aviano, ad esempio, ci sono 18 bunker in grado di stoccarne oltre 70.
Tantomeno si sa quante bombe nucleari si trovino a bordo delle portaerei Usa nei porti e nelle acque territoriali europee. Il programma del Pentagono prevede la costruzione di 400-500 B6112, con un costo di 8-12 miliardi di dollari. Importante non è però solo l’aspetto quantitativo.

Intervistato dalla Zdf, Hans Kristensen conferma quanto scriviamo da anni (vedi il manifesto, 23 aprile 2013 (http://www.ilmanifesto.info /f35voltafacciaatomicodiobama/)): quella che arriverà tra non molto in Italia e in altri paesi europei, non è una semplice versione ammodernata della B61, ma una nuova arma nucleare polivalente, che sostituirà le bombe B613, -4, -7, -10 nell’attuale arsenale nucleare Usa.

La B6112, con una potenza media di 50 kiloton (circa il quadruplo della bomba di Hiroshima), svolgerà quindi la funzione di più bombe, comprese quelle penetranti progettate per «decapitare» il paese nemico, distruggendo i bunker dei centri di comando e altre strutture sotterranee in un first strike nucleare. A differenza delle B61 sganciate in verticale sull’obiettivo, le B6112 vengono sganciate a grande distanza (circa 100 km) e si dirigono verso l’obiettivo guidate da un sistema satellitare. Si cancella così, in gran parte, la differenza tra armi nucleari strategiche a lungo raggio e armi tattiche a corto raggio.

Nell’intervista alla Zdf, il direttore del Nuclear Information Project della Fas dichiara che gli alleati europei (Italia compresa), consultati da Washington, hanno approvato lo schieramento in Europa delle bombe nucleari Usa B6112. Anche la Germania, nonostante che il Bundestag avesse deciso nel 2009 che gli Usa ritirassero tutte le loro armi nucleari dal territorio tedesco.
L’ex sottosegretario di Stato tedesco Willy Wimmer (già portavoce per la Difesa nella Cdu, lo stesso partito della cancelliera Merkel, la quale ha ignorato la decisione del Bundestag), ha dichiarato che lo schieramento delle nuove bombe nucleari Usa in Germania costituisce «una consapevole provocazione contro il nostro vicino russo». Non c’è quindi da stupirsi che la Russia prenda delle contromisure.

Alexander Neu, parlamentare di Die Linke, ha denunciato che la presenza dell’arsenale nucleare Usa in Germania viola il Trattato di nonproliferazione delle armi nucleari. Ciò vale anche per l’Italia.
Gli Stati uniti, quale Stato in possesso di armi nucleari, sono obbligati dal Trattato a non trasferirle ad altri (Art. 1). Italia, Germania, Belgio, Olanda e Turchia, quali stati nonnucleari, hanno l’obbligo di non riceverle da chicchessia (Art. 2). Per di più, nel 1999, gli alleati europei firmarono un accordo (sottoscritto dal premier D’Alema senza sottoporlo al Parlamento) sulla «pianificazione nucleare collettiva» della Nato, in cui si stabilisce che «l’Alleanza conserverà forze nucleari adeguate in Europa».

Hans Kristensen conferma, inoltre, che a Ghedi Torre sono stoccate le bombe nucleari Usa «per i Tornado italiani». Piloti italiani, analogamente a quelli degli altri paesi che ospitano tali bombe, vengono addestrati all’attacco nucleare sotto comando Usa. Non a caso l’esercitazione Nato di guerra nucleare, la Steadfast Noon, si è svolta nel 2013 ad Aviano e nel 2014 a GhediTorre. A quest’ultima hanno partecipato anche cacciabombardieri F16 polacchi.

Poiché a fornire le bombe nucleari ci pensano gli Usa, i paesi che le ospitano si accollano (per i due terzi o totalmente) le spese per il mantenimento e l’upgrade delle basi. Paghiamo così, anche economicamente, la «sicurezza» che ci foniscono gli Usa schierando in Europa le loro armi nucleari.

Megachip

Il mondo dopo la NATO, che pace!

Racconto di una piccola azione non violenta (cartello e discorsetto) davanti al vicesegretario generale della Nato Alexander Vershbow e a militari assortiti, durante la conferenza stampa di presentazione delle manovre TRIDENT JUNCTURE, aeroporto miliatre di Trapani, mattina del 19 ottobre 2015. Successivo resoconto della cerimonia e della mostra di velivoli da guerra e altre bellezze. …

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Stato Islamico e coalizione occidentale arabo-islamica: un documento segreto di intelligence ne prova la cinica collusione.

LA NASCITA DI ISIS E’ STATA VOLUTA DAGLI USA E DAGLI ALLEATI: ECCO UNA DELLE PROVE.   Un documento del Pentagono Un documento del Pentagono è stato declassificato a seguito di una inchiesta giudiziaria di un’associazione progovernativa conservatrice. Il documento rivela che già dal 2012 gli USA ed i loro alleati consideravano altamente probabile l …

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Intervento di Pietro Calamandrei alla Camera sull’adesione italiana alla Nato.

FireShot Screen Capture #358 - 'Piero Calamandrei - Wikipedia' - it_wikipedia_org_wiki_Piero_Calamandrei
foto wikipedia

La NATO non si capisce bene come e in virtù di cosa fa dichiarazioni autonome ai governi nazionali tramite il segretario generale della NATO Rasmussen il quale assume decisioni politiche indipendentemente da ciò che decide l’Europa. Inoltre, recentemente la NATO ha minacciato la Damasco e supporta di fatto la Turchia e gli Stati che alimentano il terrorismo in Siria.
Per una riflessione, riporto il discorso circa l’adesione alla Nato che fece nel 1949 uno dei padri costituenti, Calamandrei.
…Ora conieranno il termine ‘natoscettico’?

Il discorso alla Camera dei Deputati di Pietro Calamandrei il 16 marzo 1949 in occasione della discussione sull’ adesione dell’ Italia al Patto Atlantico, Nato.

CALAMANDREI.
Chiedo di parlarc per dichiarazione. di voto. ’

PRESIDENTE.
Ne ha facoltà.

CALAMANDREI.
Onorevole signor Presidente, onorevoli colleghi, a nome dei socialisti indipendenti dei quali son rimasto l’unico rappresentante nel gruppo di (( Unità socialista 1) (l’ultimo dei Mohicani, direbbe l’onorevole Togliatti) ritengo che sulla soglia di una decisione che ci turba e quasi ci schiaccia col suo peso, e che noi dovremmo prendere ad occhi chiusi senza poter discuterc quel testo che tutti i cittadini meno che i deputati. in quest’ora conoscono, non sia abbastanza chiara, anche se motivata, l’astensione e sia, doveroso un voto esplicito e netto.

Dichiaro quindi serenamente che il mio voto sara contrario. (Vivi applausi all’estrema sinistra). Dopo che un numero così grande di colleghi, mossi tutti dalla stessa ispirazione politica, hanno esposto i motivi del loro voto contrario al patto, permettete a me, per evitare equivoci e confusioni, di esprimere i motivi, in parte diversi, del .voto egualmente contrario che sto per dare; il quale soprattutto si distingue dal loro per questo fondamentale motivo: che, mentre essi muovono da una concezione politica che logicamente li porta, nell’urto fra i due blocchi contrapposti, ad opporsi a questa scelta che il patto propone, perché essi hanno già fatto potenzialmente la scelta contraria, io per mio conto sono contrario in questo momento a qualsiasi scelta, e non sono favorevole al Patto Atlantico proprio perché esso forza: l’Italia a . questa scelta preventiva che io ritengo pericolosa e non necessaria in questo momento.

Nè d’altra parte potrei sentirmi solidale con alcune delle dichiarazioni udite finora, le quali, mentre hanno espresso la loro solidarietà col popolo russo, hanno in termini talvolta assai aspri accentuato la loro ostilità contro l’America.

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Cosa ha portato la guerra della NATO? Libia: a due anni dalla “liberazione”

22_09-foto-LibiaLibia: a due anni dalla “liberazione” di Enrico Vigna da Osservatorio Internazionale per i diritti

Libia, novembre 2013 – A poco più di due anni dalla “liberazione” dal “regime” di Gheddafi, imposta dalla cosiddetta “coalizione dei volonterosi ” occidentale, può essere illuminante, per capire di quante menzogne e falsità mediatiche ci nutrono, fare il punto sulla situazione nel paese e sul livello di violenza e terrore diffuso nella realtà della vita quotidiana del popolo libico

Cosa ha portato la guerra della NATO?
Enrico Vigna – A poco più di due anni dalla “liberazione” dal “regime” di Gheddafi, imposta dalla cosiddetta “coalizione dei volonterosi” occidentale (leggasi, al di la’ di retoriche e demagogie, paesi aggressori e NATO), può essere illuminante, per capire di quante menzogne e falsità mediatiche ci nutrono, fare il punto sulla situazione nel paese e sul livello di violenza e terrore diffuso nella realtà della vita quotidiana del popolo libico

Soprattutto può aiutare a riflettere sulle manipolazioni usate per fare le “guerre umanitarie” e per i diritti umani, e comprenderne i veri risultati nel concreto della vita dei popoli.

La Libia di oggi è un territorio senza più alcuna legalità, a detta di osservatori internazionali, esperti, giornalisti e testimoni sul campo, Ong come Human Right Watch ed anche l’ONU, nell’ultimo rapporto di quest’anno redatto dalla sua missione in Libia (UNSMIL), hanno denunciato l’uso sistematico della tortura, dello stupro, di omicidi, di indicibili e feroci atrocità perpetrate nelle prigioni e nei siti di detenzione a disposizione delle milizie e delle bande criminali che controllano il paese. Un paese teatro di una vera e propria guerra tra bande jiahdiste e criminali che si sono spartite geograficamente il paese e le sue risorse.

Ogni milizia ha creato una ”giustizia privata”, ogni gruppo di mercenari possiede una prigione privata dove rinchiudere e torturare i propri detenuti.

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