Come vedete il trasferimento è illustrato dal video di apertura di Rusvesna che mostra una pattuglia di polizia militare russa – che dopo una mediazione del comando militare russo – ha attenuto la liberazione di 18 militari siriani e ufficiali, catturati duranti i combattimenti con le milizie filoturche.
Ai militari siriani – che Rusvesna riferisce essere stati catturati da diversi giorni – è stata evitata così una dura prigionia e forse di peggio, visto che erano in custodia di bande jihadiste responsabili di trattamenti inumani e uccisioni di prigionieri.
Il trasferimento è avvenuto al checkpoint di confine nell’area della città di Derbasia.
Rusvesna riferisce inoltre che “la polizia militare russa e l’esercito turco hanno tenuto una riunione in un posto di blocco alle frontiere nella regione della Derbasia per il pattugliamento congiunto della striscia di confine” e che “l”incontro è stato chiuso alla stampa”.
L’esercito siriano è incredibile, i suoi ragazzi di leva sono andati contro una gran quantità di forze ostili al loro paese e mai sono disegnati dalla stampa internazionale secondo il merito che loro spetterebbe. Ed ora sono lì a difendere la propria terra ed i curdi, gli stessi che gli sparavano contro se provavano ad oltrepassare le rive dell’Eufrate.
In questi giorni di combattimenti contro le forze filo-turche appoggiate dall’esercito regolare turco, si sono opposti come meglio potevano armati di mezzi leggeri contro le divisioni corazzate turche e forze sovrabbondanti. Tutto allo scopo di limitare l’area che le milizie jihadiste filo-turche si stanno accaparrando. Durante queste operazioni l’esercito siriano ha subito perdite e da qui i prigionieri rilasciati oggi dopo una lunga mediazione russa.
Molti si sono chiesti – con l’esercito siriano (SAA) presente con scarse forze e mal armato (per i tanti fronti nel paese e per le forze ridotte dopo 8 anni di guerra) – perché i russi non sono intervenuti per appoggiare SAA. Questa è una buona risposta: le forze armate russe non possono affrontare una battaglia diretta contra la Turchia che vanificherebbe tutti gli sforzi diplomatici fatti e le conquiste ottenute con un sapiente mix di diplomazia e interventi militari.
Questo episodio dimostra che ci si muove e dolorosamente a volte la soluzione migliore non è intervenire direttamente, quando sicuramente si vorrebbe. Neanche gli USA lo hanno fatto ma non dimentichiamo chi è restato.
Comunque ora godiamoci questo momento. Tra le tante brutte notizie di questi giorni una che rende contenti: vedere quei ragazzi tornare con i propri commilitoni e con persone amiche conforta. Speriamo che in questo senso e con uno spirito diverso sia possibile nei prossimi giorni cessare la voce delle armi e cominciare a costruire in prospettiva della pace.
patrizio ricci by @vietatoparlare