[su_panel shadow=”0px 2px 10px #868686″ text_align=”center”]Documentario sulla Siria del 2009, ma in contrasto con la tendenza attuale “anti-siriana”. Questo film è diventato così tanto politicamente scorretto, fino al punto che Arte (ARTE è una rete televisiva pubblica franco-tedesca, un canale europeo, che promuove la programmazione nei settori della cultura e delle arti) non lo ha mai ritrasmesso ed ha deciso di rimuoverlo dai suoi archivi.[/su_panel]
Nel documentario Jean David Levitte, consigliere diplomatico di Nicolas Sarkozy descrive Bashar al Assad come un attore importante per la pace.
2009, due giornalisti di ARTE TV si recano a Damasco per capire meglio la politica di Bashar al Assad, in sostanza cosa ci fosse dietro le apparenze, “se egli è un uomo che con polso fermo sta traghettando la Siria ad emanciparla o è un dittatore”. Questa l’istantanea che propongono: Partito unico, socialista, paese alleato con l’Iran ed Hetzbollah, il suo fine è la creazione della grande nazione araba. Politicamente la Siria è difficilmente definibile. Ma ecco l’uomo che detiene la chiave del sistema, Bashar al Assad. Un giovane presidente di 42 anni”.
I reporter si recano ad incontrare Bashar Assad. Questa la prima domanda:
[su_quote style=”flat-light”]Nel 2000 voi siete arrivato ed avete iniziato la vostra carriera politica e la Comunità Internazionale ha applaudito l’evento e siete stato considerato come un riformatore. Vi siete alleati con Iran ed Hetzbollah, gli Stati Uniti vi considerano dentro la categoria di ‘uno stato canaglia’ ed un buon numero di paesi occidentali vi considerano un conservatore e difensore di un sistema autoritario..la domanda è chi è Bashar al Assad? Il riformatore o il conservatore?[/su_quote]
Assad: (ride) poi risponde:
[su_quote style=”flat-light”]Questa è una domanda molto importante, è possibile insieme riformatore e conservatore. La nostra economia è molto liberale. Io sono conservatore e riformatore.[/su_quote]
A questo punto interviene David Lesh (anziano consigliere per il medioriente di Bush):
[su_quote style=”flat-light”]… il presidente Bashar al Assad ha ereditato un sitema autoritario perciò è stato obbligato a proseguire la politica di suo padre” (…) La struttura dello stato autoritario esiste tuttora – prosegue – egli è un dittatore tipico del medioriente. Ma a mio avviso lui ha una ferma volontà ed una abilità a riformare se le circostanze glielo permettono.[/su_quote]
Assad non aveva l’ambizione della politica, nè l’interesse per la politica. Così nel 1982 si iscriveva alla facoltà di medicina di Damasco, in tutta libertà sanza alcuna contrarietà da parte del padre. Bashar riconosce nell’intervista che era quella la sua vocazione, “fare il medico, occuparmi della cosa più cara nella vita che è l’umanità“, l’umanità intera: da qui la sua scelta.
Il video segue le varie fasi che lo portano, suo malgrado, al potere. Il trasferimento a Londra per specializzarsi in oftalmologia è occasione – come lui stesso riconosce – di apprendere il pensiero occidentale di libertà e di progresso. E’ stata quella l’occasione per allargare il suo orizzonte e “per comparare il mio mondo con il resto del mondo e con le altre culture, quelle dei paesi più sviluppati”.
Seguono immagini in cui si vede Bashar Assad passeggiare tranquillamente a Damasco tra i negozi di Damasco senza alcun problema per la sicurezza; la gente che lo saluta discretamente… vedere per credere (minuto 15.10 proseguendo). Appare in compagnia della moglie Asma (una giovane sunnita di origini siriane, nata a Londra nel 1975), conosciuta a Londra durante gli studi.
La morte il 21 gennaio del 1994 (per un incidente automobilistico) del fratello designato per la successione alla guida del paese , cambia anche il suo destino. Viene richiamato in patria per la morte improvvisa del fratello designato alla successione del padre Hafez: “Ho avuto il presentimento che rientravo per sempre in Siria“, dice. Quella circostanza cambierà la vita anche di Asma che aveva appena ricevuto un incarico prestigioso all’università americana di Harvard ma ammtte tra la carriera e l’amore sceglie di seguire l’uomo della sua vita.
Bashar passa quindi da oftalmologo a presidente. Abituato al contatto con la gente, si fa conoscere ed amare dalla popolazione e acquisisce una sua immagine , una sua statura. Da lì a poco, il 10 giugno 2000, il padre Hafez muore. Viene eletto il figlio Bashar dopo un referendum il 10 luglio successivo.
A questo punto, viene chiesto a Bashar al Assad se” fu difficile succedere ad una personalità marcata come suo padre?”. Risponde che è vero ma che il padre pur essendo andato al potere con un colpo di stato ha solevato il paese da una instabilità e conflittualità incredibile ed ha ha assicurato stabilità in un periodo periodo molto pericoloso e difficile, traghettandolo “attraverso un tempo dominato da conflitti, da più di una guerra e da molti problemi” complessi in vari settori. E sul suo insediamento considera: “Ero cosciente che il popolo si domandava se in queste circostanze io avrei avuto la capacità di affrontare dei problemi così complessi”.
Sembra che in un primo tempo la Siria inizi un nuovo corso, dice il giornalista:
[su_quote style=”flat-light”]La guida del paese sotto il nuove presidente sorprende; egli non ha niente a che fare con lo stile del padre.[/su_quote]
La sua personalità non è timida, è calma e tranquilla e non è il genere di uomo che si accascia facilmente. Nella vita politica, Bashar ha intenzione di modernizzare la Siria. Ma alcuni paesi arabi non vedono di buon occhio queste ‘stranezze’ nonostante il nuovo presidente avesse tutte le qualità per prendere buone decisioni.
Il suo governo inizia con segnali positivi, le riforme sono reali: i giornali sono creati, i prigionieri politici sono rilasciati, la lotta alla corruzione è rinforzata. Egli lascia arrivare internet ed i telefoni portatili (una piccola rivoluzione in Siria). Ed egli stesso dice ai suoi intervistatori: “la prima priorità per me è sviluppare il mio paese e la sua economia, aumentare l’impiego ed aprire una nuova via per il paese; la seconda priorità è l’apertura politica”.
L’occidente apprezza queste aperture , a cominciare dal presidente francese Chirac che riceve il nuovo presidente siriano a Parigi all’Eliseo con tutti gli onori. Questi onori e così tanto compiacimento però erano di chi si attendeva più che le riforme in senso democratico e l’apertura dell’economia, che la Siria passasse del tutto nel blocco occidentale, (data il suo partneriato con l’Unione Sovietica).
Le parole rispecchiano i fatti “un presidente è legittimo solo se vive come il popolo”, dice Bashar. E si scopre che guida comunemente la macchina senza autista, incontra la gente, vive con la moglie ed i suoi tre figli in un normale appartamento senza particolari privilegi.
A questo punto i due giornalisti, considerano “sì è un modello” ma ci sono l’esercito, i servizi segreti oppressivi e perciò si domandano ancora: “Bashar al Assad è un riformatore o un conservatore?”
L’impressione è che il giovane presidente fosse animato da intenzioni sincere. Ma l’opposizione ha fretta, così nel 2001 reclama la riforma del partito Baath, che è il partito unico nel paese. C’è allora una repressione severa e tanti giornali vengono chiusi, i controlli sulle riunioni pubbliche sono restaurati. L’apertura politica è chiusa e rimane solo quella economica.
L’intervistatore chiede allora a Bashar al Assad:
[su_quote style=”flat-light”]tramite le vostre prerogative, voi avevate autorizzato aperture politiche; all’epoca voi insistevate sul rispetto dell’opinione pubblica, ma poi avete dato l’impressione che avevate fatto marcia indietro.. Perchè?[/su_quote]
Risponde Bashar:
[su_quote style=”flat-light”]…non potevo fare le cose così rapidamente. [/su_quote]
La risposta è chiara: ci vuole più tempo in una situazione complessa per arrivare ad un cambiamento accettato da tutti, senza traumi. Se fosse stato più veloce avrebbe incontrato resistenze e forse qualcuno avrebbe preso il suo posto…
Anche David Lesh, consigliere di Bush è daccordo su questo, dice infatti che la situazione nel mefioriente era complessa ma che
[su_quote style=”flat-light”]Bashar Assad aveva veramente la volontà di fare le riforme che il mondo sperava.[/su_quote]
Però il suo maggior nemico è il tempo: l’attacco del settembre 2001 radicalizza la politica degli Stati Uniti. Viene scatenata ‘la lotta al terrorismo” attaccando l’Aganistan e l’Iraq.
Il giudizio di Bashar Assad su quelle guerre è conosciuto e lo ribadisce nel corso dell’intervista: quelle guerre furono decisioni frutto di decisioni sbagliate – dice – perchè “il terrorismo si combatte come un cancro” e non scatenando guerre totali contro interi paesi, altrimenti il cancro si propaga.
Il resto è cronaca: la Siria condanna l’intervento in Iraq (come del resto anche la Francia), Bush accusa la Siria:
[su_quote style=”flat-light”]supporta il terrore utilizza il suo territorio e una parte del Libano per distruggere tutti gli sforzi di pace nella regione[/su_quote]
scattano le sanzioni e Bush aggiunge queste testuali parole:
[su_quote style=”flat-light”]noi ci aspettiamo dal governo siriano che non supporti più il terrorismo e si apri alla libertà…[/su_quote]
.. Il presidente siriano si ritrova così isolato sulla scena internazionale.
Data la tensione la guerra in Iraq e quindil’instabilità, Bashar Assad rinforza allora il suo sistema di sicurezza e si stringe ancora di più all’Iran (il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad era nemico assoluto di Washington), e nell’intesa con Hamas ed Hetzbollah.
A questo punto, i giornalisti chiedono a Bashar Assad:
[su_quote style=”flat-light”]…ma come voi siete una repubblica laica ed avete scelto di essere alleati alla Reppubblica islamica di Iran… uno stato religioso? Una contraddizione, è un’alleanza contro natura…[/su_quote]
La risposta di Assad è ragionevole:
[su_quote style=”flat-light”]…i rapporti tra paesi non sono alleanze sui valori; all’epoca prevalevano i reciproci interessi.[/su_quote]
Ed così aggiunge:
[su_quote style=”flat-light”]la Siria non parteggiava per quel sistema religioso ma per la stabilità nella regione e per i difendere i diritti dei popoli. [/su_quote]
E considera che sta parlando proprio di quella stessa richiesta di diritti fatta a lui stesso da parte dell’Occidente.
La Siria già da allora era circondata da nemici, Turchia, Giordania pro-americana, l’Iraq in mano agli USA e nel Libano c’era l’esercito siriano… Una situazione altamente instabile. Per giunta, nel 2005 viene ucciso il presdiente Heriri. La protesta internazionale è grande mentre la Siria stenta a lasciare definitivamente il territorio libanese. 4 anni più tardi nel 2009 viene nominato un tribunale internazionale per indagare sulla morte del presidente Hariri.
A domanda Bashar Assad risponde che il suo governo è innocente e che non c’entra nulla con quell’assassinio. Aggiunge che la collaborazione con il tribunale d’inchiesta è totale.
Il giornalista, finita l’intervista e dopo che Assad esce dalla stanza, si rivolge verso la telecamera e dice:
[su_quote style=”flat-light”]io penso che i servizi segreti abbiano bypassato il Presidente siriano ed abbiano agito autonomamente a sua totale insaputa”- ed aggiunge – “Ci sono infatti vari servizi in competizione e per qualcuno di quei servizi il presidente Hariri era una minaccia per gli interessi vitali della Siria”.[/su_quote]
Tuttavia non esiste un’evidenza chiara in proposito. Per le pressioni internazionali ed a seguito di quell’omicidio, la Siria ritirò il suo esercito dal Libano dove stazionava da più di 30 anni..
L’impressione generale è quella dello scontro di interessi opposti, dove ad Assad interessa la stabilità della regione mentre all’Occidente interessa la sua agenda, a qualsiasi costo. Le parole di Jean David Levitte, consigliere diplomatico di Nicolas Sarkozy , dà ragione a questo giudizio: Levitte, torna a descrivere la Siria non come un attore che non ‘blocca la pace nella regione’ : “noi capiamo che l’intenzione del presidente Assad è per la pace nel medioriente”, dice.
La pace nel mediorente, una chimera che l’occidente dal 1948 non si avvera. La Siria potrà giocare il suo ruolo? Senza dubbio – dice Bashar Assad – se ci si apre al dialogo con tutti.
Ma il documentario è del 2010 e noi sappiamo com’è andata…