La tratta delle ragazze nigeriane portata in Italia a forza: una testimonianza

Questa testimonianza è del 2017 ma è tuttora attuale in questi giorni di contrapposizioni tra chi parla di tratta degli schiavi e e chi invece parla di migrazioni come fenomeno libero e da tutelare, senza rimuovere le cause che sono all’origine. Mentre nulla cambia in Africa, né cambiano i paradigmi europei e dei paesi industrializzati. Il video, delle ed. Paoline è una prova testimoniale di come realmente stanno le cose, in molti casi. Ho aggiunto nel breve testo che segue anche i link di ‘Vita’ e ‘Mani Tese’, per eventuali approfondimenti.

La ragazza, Blessing Okoedion è nigeriana, ha trent’anni ed è una mediatrice culturale. È stata vittima della tratta, ingannata, nonostante la sua laurea. In Italia sono 70mila le donne vittime della tratta, di cui la metà giovani nigeriane. «Nei villaggi i trafficanti appaiono come salvatori, con 40 euro si prendono una ragazza.

Molti vorrebbero tornare indietro, ma a i trafficanti non vogliono che chi vede le reali condizioni della migrazione e soprattutto della traversata torni indietro per raccontarlo. Chi parte non sa, parla del Mediterraneo come di un fiume, the river, c’è una sorta di marketing incentrato sulla facilità della trasversata. Quando arrivano sulla spiaggia e vedono il mare e i gommoni con cui dovrebbero attraversarlo hanno paura e vorrebbero tornare indietro: ma non possono, una volta che hai pagato devi partire. Tanti hanno sul corpo i segni delle violenze, tagli su braccia e gambe, tanti hano raccontato di persone uccise perché non volevano più partire». Ecco perché la distinzione fra migranti economici e rifugiati è stata superata dalla storia: queste persone sono partite per motivi economici, tecnicamente non sono rifugiati e non hanno diritto alla protezione internazionale, però nel loro percorso nei fatti hanno subito una violazione dei loro diritti umani. E sono costretti a imbarcarsi. Questa è la realtà. «Non abbiamo il diritto di dire “non partite”»

[su_panel]Il 90% dei migranti arrivati in Europa è vittima dei trafficanti di esseri umani, un fenomeno mondiale che genera utili stellari ed è difficile da smantellare. Oltre al traffico, di cui i migranti sono consapevoli, esiste poi la tratta: una vera forma di schiavitù moderna spesso inconsapevole, e di cui 7 vittime su 10 sono donne. Solo in Italia sono 50-70mila le donne vittime della tratta, circa la metà giovani nigeriane: ogni mese qui in Italia da loro si acquistano 9-10 milioni di prestazioni sessuali. (Dati: Mani Tese)[/su_panel]

vedi l’ approfondimento qui: http://www.vita.it/it/article/2017/02/13/racconto-la-tratta-perche-nei-villaggi-della-nigeria-nessuno-sa-la-ver/142455/?fbclid=IwAR2GoilbamZgNRpqWexBAJ4EQx1EIzRYun-BFSBBdQNZ9TsIsGFedpXG3ms

Blessing Okoedion è autrice, assieme ad Anna Pozzi, del libro “Il coraggio della libertà” (Paoline). Una storia vera, vissuta sulla sua pelle, una testimonianza che è un NO senza ma o però alla tratta delle persone. INFO e ACQUISTO: https://goo.gl/o7wFvn

 

Università di Dallas: “Il Papato nel 21 ° secolo: dove siamo e dove stiamo andando?”

Propongo un interessante dibattito svoltosi all’Università di Dallas tra Austin Ivereigh, biografo ufficiale di Papa Francesco, e Ross Douthat, editorialista del New York Times la “bibbia” del progressismo mondiale. L’incontro è interessante perché mette in evidenza un contrasto di vedute sulla Chiesa attuale, in particolare sul papato di Papa Francesco, un contrasto che avviene tra due personaggi …

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Siria: testimonianza dei salesiani – L’ “Amata Siria”

Damasco 21 Aprile 2013

Damasco: Lunedì 8 aprile, appena giunto a Damasco dal Libano, dove ho partecipato agli esercizi spirituali con ventidue confratelli, una forte esplosione scuote il centro della capitale alle ore 11.45. Ancora una volta, il sangue di una ventina di vittime si aggiunge a quello di molte altre, bagnando le strade della capitale e gettando dolore e lutto in tante famiglie. Però la gente continua a vivere nella totale insicurezza a causa delle frequenti esplosioni o degli spari o dei mortai ecc… , come quello 28 marzo scorso, che stroncato la vita di decine di studenti della facoltà di architettura.

Tuttavia, la situazione generale di Damasco, città cosmopolita di circa 5.000.000 di abitanti, non era mai stata così drammatica e preoccupante come in altre città, benché i rumori di guerra si sentissero ogni giorno e quasi a tutte le ore. Infatti, la prima esplosione in Damasco avvenne in dicembre 2011, e poche altre si susseguirono sporadicamente.

Fino alla prima metà di luglio 2012, le attività formative, spirituali, culturali e sportive del Centro giovanile di Damasco si svolsero normalmente, con la presenza di circa 350 ragazzi e ragazze delle elementari e medie. Il “programma formativo” era stato stampato per intero e si svolgeva in cinque giornate della settimana, da metà giugno alla prima settimana di agosto.

Da luglio 2012 cambiò radicalmente l’atmosfera di serenità che si respirava in città, a causa di vari attentati. Da allora le attività si svolsero soltanto nella mattinata dalle 9.00 alle 13.00, e con una certa trepidazione, per l’insicurezza del trasporto dei ragazzi, il cui numero diminuì sensibilmente.

A settembre 2012, il Centro giovanile inizia le sue attività, accogliendo una trentina di giovani, fra licealisti e universitari, tre ritiri dedicati alla preghiera per la pace e all’adorazione del Signore Gesù. Il 16 settembre 2012 si riaprono le scuole statali, nonostante rumori di guerra in lontananza. E la comunità salesiana decide di non iniziare alcuna attività con i piccoli, prima di vedere come si svolge l’andamento della situazione. Nel frattempo, il Centro giovanile tiene sempre la porta aperta ai grandi.

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