“territorio occupato dal nemico: ecco cos’è questo mondo – # modernismo

Tratto da Quel dinamitardo di Dio (Il foglio 15 /12/2010) di Edoardo Rialti –

(…) Ma c’è ancora altro da festeggiare: “Cristo non soltanto era nato allo stesso livello dell’umanità, ma più in basso”, non solo socialmente, ma fisicamente, e in questa immagine “c’è un tratto di spirito rivoluzionario, come di un mondo capovolto” che non poteva affascinare la sua innata simpatia per tutti gli anarchici e i rivoluzionari.

Altro che festa dei buoni sentimenti e del pacifismo: nella notte di Natale “c’era anche una sfida; qualche cosa che fa suonare bruscamente le campane a mezzanotte come i cannoni di una battaglia appena vinta”. Si trattava dell’inizio del “più grande disordine che ci sia stato al mondo”, per dirla sempre con i versi del contemporaneo Péguy.

Anche Benedetto XVI ha parlato spesso della “rivoluzione di Dio”: per Chesterton questo voleva anzitutto dire che “la gioia della caverna era simile all’allegria di una fortezza o di una tana di briganti; intesa nel suo vero significato, non sarebbe impertinente dire che era l’allegria di una trincea” perché il segreto che si celebrava con quella nascita era “la rivolta – e una così oscura rivolta – contro un’enorme e inconscia usurpazione”, quella di tutti i poteri – di qualsiasi colore o casacca, ma sempre più o meno chiaramente ispirati dallo stesso tentatore – che a questo mondo ambiscono a prendere il posto di Dio nella vita dell’uomo.

“Nel mistero di Betlemme era il cielo che stava sotto la terra” e da quel momento nessun dominio o sistema puramente terreno potrà mai più ambire a spacciarsi per celeste.
Anche questa immagine si imprimerà nella coscienza e nel pensiero di Lewis, che a sua volta ribadirà nelle sue conferenze alla radio durante la Seconda guerra mondiale che “territorio occupato dal nemico: ecco cos’è questo mondo.

Il cristianesimo è la storia di come il re legittimo è sbarcato – sbarcato, potremmo dire, in incognito – e ci chiama tutti a una grande campagna di sabotaggio”. Ecco la vera buona novella, il D-Day della più grande operazione di riscatto della storia umana. Sono le parole di Chesterton: nella nascita in quella grotta segreta, “c’è anche l’idea di un postazione avanzata, di una feritoia nella roccia, di un’apertura sul territorio nemico. C’è in questa divinità sotterranea come un’idea di minare il mondo”. Cos’altro poteva conquistare un uomo che, ne “L’uomo che fu Giovedì” aveva già scritto un intero romanzo sulla bizzarra scoperta che il misterioso capo di tutti gli anarchici fosse anche il capo di tutti i veri poliziotti? Un Dio non solo bambino, ma anche dinamitardo di tutti gli schemi e i sistemi che umiliano e imprigionano quanto l’uomo abbia già di prezioso, come la propria famiglia, i propri sogni, la propria sete di verità , e soprattutto “l’umana aspirazione a un cielo che sia letterale e locale come una casa”: per Chesterton valeva davvero la pena di festeggiare la più radicale delle rivoluzioni, “qualcosa che è troppo bella per essere vera, ma che è vera”.

****

La domanda è: come tutto questo si può sposare con chi dice che la Chiesa deve cambiare perché è sul territorio occupato dal nemico?