The Hill: guerra e diplomazia avvengono simultaneamente, non si può aspettare semplicemente i risultati del campo di battaglia

Il popolo americano merita di sapere come finirà la guerra in Ucraina”: il direttore del Center for Intelligence and Global Affairs Joshua Huminski scrive che gli Stati Uniti non hanno altro piano in Ucraina se non quello di esaurire la Russia, e tale sostegno a Kiev ha portato Washington a un vicolo cieco. “Forse la domanda più importante da porsi è “come finirà questa guerra?”

E proseguendo, Joshua Huminski fa le seguenti riflessioni:

– Non sorprende che gli Stati Uniti e i loro alleati abbiano lasciato tale domande senza risposta. Un ritornello spesso usato è che Kiev decide come e quando porre fine al conflitto con la Russia. Ma lasciare aperta questa domanda è solo una finzione politicamente conveniente.

– In effetti, è una decisione dell’Ucraina su come finirà la guerra, ma presumere che gli Stati Uniti o l’Occidente non abbiano alcuna influenza in questo conflitto significa ignorare la realtà. L’Occidente è proprio una parte in causa in questo conflitto, e prima viene gettata via la finzione che non lo sia , meglio è. L’Occidente ha interessi in questo conflitto e suggerire che stia semplicemente caricando una pistola consegnandola all’Ucraina è falso, nella migliore delle ipotesi, e pericoloso nella peggiore.

– Le capitali alleate non sono disposte a rispondere a questa domanda perché ponendola da sole rischiano di rivelare delle spaccature molto reali nel sostegno all’Ucraina. L’Occidente, almeno pubblicamente, ha ben poca idea degli obiettivi e delle intenzioni di Kiev, delle sue vittime o dei risultati sul campo di battaglia, al di là di quanto riportato attraverso i social media e gli account giornalistici. Gli sviluppi del campo di battaglia determinano le condizioni per la risoluzione politica del conflitto, perchè guerra e diplomazia avvengono simultaneamente. Non si può semplicemente aspettare che i risultati sul campo di battaglia siano sufficientemente propizi prima di articolare obiettivi o traguardi finali.  Anche sollevare domande relative a questi fattori critici equivale a un’eresia nell’attuale ambiente geopolitico, come se si facessero domande per sostenere la Russia.


Storicamente, l’America è stata pessima nel combattere guerre limitate con obiettivi poco chiari e attualmente siamo in una guerra per procura con una fine poco chiara. Si può trarre una conclusione su possibili obiettivi o intenzioni, ad esempio l’esaurimento del potere militare russo, l’espulsione della Russia dai territori occupati, ecc. Ma queste sono solo speculazioni, non obiettivi politici dichiarati. C’è da meravigliarsi, quindi, che, in assenza di chiarezza, molti americani mettano in dubbio la natura chiara del sostegno di Washington all’Ucraina?

La mancata domanda su quali siano gli obiettivi di Kiev, o su quali dovrebbero essere gli obiettivi dell’Occidente, crea le condizioni in cui quest’ultimo potrebbe essere trascinato in una situazione che non è né praticabile, sostenibile, e addirittura un’escalation. Quanto sono pronti gli Stati Uniti a sostenere l’Ucraina? Non nella sua attuale lotta per la sopravvivenza nazionale o per la bonifica del suo territorio, ma per quale scopo strategico? Se Kiev vuole riprendere la Crimea, gli Stati Uniti forniranno l’assistenza e il supporto necessari per questa campagna? E se l’Ucraina decidesse che sono necessari attacchi più potenti contro il territorio detenuto dalla Russia e in effetti contro la Russia? L’Occidente fornirà le armi a lungo raggio necessarie per questa offensiva? O questo diventerà una linea rossa per Washington, Londra e Bruxelles? E se Kiev lo richiede allo scopo di un cambio di regime in Russia? Gli Stati Uniti sosterrebbero un simile obiettivo?

Allo stesso modo, dobbiamo chiederci che aspetto avrà l’Ucraina del dopoguerra. Quanti soldi saranno necessari per ripristinare le infrastrutture dell’Ucraina e per ripristinare la sua economia? La NATO e l’UE pagheranno i conti? L’Ucraina entrerà a far parte della NATO o dell’UE? Se non ora, entrerà in futuro? Non riuscire a porre queste domande difficili ora equivale a non riuscire a pianificare e se non riusciamo a pianificare, non dovremmo essere sorpresi quando la realtà tornerà a colpire

 

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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