LA NOTTE DEL MARTIRIO DEL PICCOLO ADAM E DEI CRISTIANI DI BAGHDAD
«Adam Odai Zuhaid Arab è il nome del bambino di tre anni che ha gridato “basta!” mentre i terroristi insanguinavano e devastavano la chiesa di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso a Baghdad il 31 ottobre 2010. Lo ha gridato decine di volte, i sopravvissuti hanno ancora la sua voce nelle orecchie: uno strillo infantile disperato. Ha urlato per un tempo interminabile, da sotto il corpo di suo padre Odai che si era adagiato su di lui per proteggerlo e che stava morendo per le ferite subite all’inizio dell’assalto».
Sono passati nove anni dalla notte del massacro di 48 cristiani nella cattedrale siro-cattolica da parte di terroristi di Abu Bakr al-Baghdadi (che allora non era ancora califfo ma leader dell’organizzazione Stato islamico dell’Iraq). Quarantotto servi di Dio, due sacerdoti e 46 fedeli, tra di loro molti bambini, per cui si è chiusa a Baghdad la fase diocesana della causa di beatificazione e dichiarazione del martirio. Bambini come Adam, la cui storia è stata raccontata da Rodolfo Casadei nel bellissimo libro Tribolati ma non schiacciati – storie di persecuzione, fede e speranza edito da Lindau.
«“Basta!” urlava disperato Adam, “basta!”, strillava da terra». Nemmeno i terroristi potevano restare indifferenti a quelle grida. Anzi, erano molto disturbati. La mamma di Adam, sdraiata a pochi passi da lui, fingendosi morta mentre premeva una mano contro la coscia dell’altra figlioletta Nairi di un anno che piangeva ferita da un proiettile e da schegge che le avevano fratturato il femore, ricorda bene l’aggressore che si era chinato sul suo bambino a rimbrottarlo: «Taci una buona volta, non vedi la mia arma, vuoi che ti ammazziamo come gli altri?». Ricorda il momento in cui Hussein, il capo dei terroristi dava ai suoi uomini l’ordine di finire suo marito scosso dagli spasmi. E ricorda il momento in cui la voce spaventata del suo bambino non si era sentita più.
Oggi Adam, insieme ad altri 46 fedeli, tra loro una ragazzina di 11 anni, un neonato di tre mesi e un bimbo non nato, in grembo alla mamma morta nelle esplosioni, sono chiamati martiri della Chiesa irachena in cammino verso la santità. La mattina dell’attentato, il più sanguinoso contro i cristiani in Iraq («tanto più feroce in quanto ha colpito persone inermi, raccolte nella casa di Dio», tuonò papa Benedetto XVI facendo appello alla comunità internazionale perché cessassero le violenze), padre Wassim aveva spedito un sms a molti amici. C’era scritto: «Cristo è la mia vita».
di Caterina Giojelli
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«Basta! Basta». La notte del martirio del piccolo Adam e dei cristiani di Baghdad