Probabilmente la guerra in Ucraina terminerà con l’elezione di Trump, ma ciò non implica che la politica americana nei confronti della Russia diventerà meno ostile. Ritengo che la conclusione del conflitto sarà provvidenziale, poiché la sua prosecuzione risulterebbe ormai inutile, oltrechè vergognosa per il genere umano. Inoltre, in realtà gli Stati Uniti hanno già raggiunto gli obiettivi prefissati: creare un solco profondo tra Europa e Russia, indebolire l’economia europea rendendola fortemente dipendente dagli USA e reindirizzare l’approvvigionamento di risorse energetiche lontano dalla Russia, possibilmente verso gli Stati Uniti.
Con la dottrina dell'”America First”, l’elezione di Donald Trump, o di qualsiasi altro presidente, non cambierà sostanzialmente la politica estera statunitense, che dal 1992 si basa su una visione unipolare di dominio globale. Questa politica, espressa nel documento del Pentagono del 1992 noto come Defense Planning Guidance (DPG), mira a mantenere gli Stati Uniti come l’unica superpotenza mondiale, scoraggiando qualsiasi altro paese dal svilupparsi come rivale. L’approccio americano prevede di garantire la leadership globale attraverso la potenza militare e il controllo strategico su alleanze e regioni chiave, come la NATO e il Medio Oriente.
Il Defense Planning Guidance per gli anni fiscali 1994–1999, redatto nel 1992, è uno dei documenti strategici più discussi del periodo post-Guerra Fredda. Preparato dal Dipartimento della Difesa sotto l’amministrazione di George H.W. Bush, supervisionato da Dick Cheney (Segretario della Difesa) e Paul Wolfowitz (sottosegretario per la politica della difesa), con un ruolo chiave dell’allora funzionario del Pentagono Zalmay Khalilzad, questo documento delineava una visione strategica chiara.
1. Contesto Storico
Il Defense Planning Guidance venne redatto nel contesto della fine della Guerra Fredda, con la dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991, lasciando gli Stati Uniti come unica superpotenza globale. L’obiettivo era stabilire una politica di sicurezza e difesa per guidare gli Stati Uniti in un nuovo ordine mondiale, promuovendo un’unica leadership americana globale e prevenendo l’emergere di rivali.
2. Visione Strategica
3. Concetti Chiave
4. Implicazioni Globali
5. Fuga di Notizie e Reazioni Pubbliche
Parti del DPG vennero divulgate e riportate dal New York Times e dal Washington Post nel 1992, generando forti critiche sia negli Stati Uniti che all’estero. Il documento venne visto come una chiara affermazione delle ambizioni egemoniche degli Stati Uniti, attirando accuse di imperialismo. A causa delle reazioni negative, fu successivamente rivisto e alcune delle sue dichiarazioni più esplicite vennero attenuate.
6. Influenza e Impatto di Lungo Periodo
Il DPG del 1992 è considerato un precursore della Dottrina Bush del 2002, che promuoveva il concetto di “guerra preventiva” contro le minacce emergenti. Gli elementi del documento hanno continuato a influenzare la politica estera americana negli anni successivi, riflettendosi nelle strategie adottate da varie amministrazioni, sia repubblicane che democratiche.
7. Versione Originale e Successive Revisioni
Non esiste una versione ufficialmente declassificata disponibile al pubblico del documento del 1992 nella sua interezza; tuttavia, i passaggi principali furono riportati in articoli giornalistici e analisi politiche. Dopo la fuga di notizie e le critiche pubbliche, il documento fu riformulato per moderare alcune delle sue affermazioni più controverse, ma la sostanza della strategia unipolare rimase una componente chiave della politica di difesa statunitense.
Il Defense Planning Guidance del 1992 è quindi ricordato come un manifesto di espansione e preservazione dell’influenza globale degli Stati Uniti, che ha gettato le basi per molte delle decisioni di politica estera nelle decadi successive.
L’Ucraina è vista come parte di questa strategia: gli USA sostengono il paese come fronte di opposizione alla Russia, che insieme a Cina e Iran rappresenta una minaccia all’ordine mondiale statunitense. Il tema dell'”America First”, centrale nella campagna di Trump, si traduce nel mantenimento del primato americano e nella protezione degli interessi interni, anche attraverso interventi esteri.
Trump ha sostenuto sanzioni contro il Nord Stream 2, ostacolando l’indipendenza energetica europea a favore di un maggiore controllo statunitense. Allo stesso modo, Taiwan viene sostenuta come alleato contro la Cina, nonostante ufficialmente gli USA riconoscano la Cina come unica nazione, con Taiwan parte integrante di essa.
A questo punto, per gli Stati Uniti è conveniente terminare questa guerra. Nonostante gli sforzi di addestramento e il supporto materiale occidentale, l’Ucraina sta subendo ingenti perdite, e la capacità di sostegno degli USA è al limite. Gli Stati Uniti, sebbene prossimi a un disimpegno parziale dall’Ucraina, non intendono rinunciare alla loro strategia di contenimento globale, ma stanno preparando nuove aree di intervento, come il Medio Oriente e l’Asia-Pacifico.
La posizione di Trump è quindi semplicemente più realistica e “conservatrice”: cerca di coniugare i vecchi valori americani—evitare un eccessivo numero di vittime, la distruzione dell’Ucraina, il rischio di una guerra nucleare—con l’esigenza degli Stati Uniti di conservare la supremazia globale del dollaro e quella politica commerciale.
Per mantenere il primato, è necessario conservare il dominio e contrastare l’ascesa di qualsiasi rivale internazionale, coinvolgendo i paesi alleati in strategie di contenimento e controllo anche contro nazioni come Cina, Iran e Russia.
Il conflitto in corso in Ucraina è dunque solo una parte di una politica estera statunitense molto più ampia, che risale alla fine della Guerra Fredda, quando gli Stati Uniti emersero come unica superpotenza e da allora hanno perseguito questa politica indipendentemente da chi siede alla Casa Bianca o controlla il Congresso. Questo include i quattro anni precedenti dell’amministrazione Trump.
Semplicemente quella di Biden era politica distrutiva che non rappresenta il consolidamento dell’ordine internazionale basato sulle regole degli Stati Uniti, in mente a Trump che vuole evitare le guerre senza però rinunciare al ruolo degli USA.
Gli Stati Uniti d’America, purtroppo, non saranno mai amici della Russia, e questo con mio grande rammarico, poiché un mondo in pace, più giusto ed equo, sarebbe altamente auspicabile. Del resto, anche Putin, nel suo ultimo intervento al Forum di Valdai, ha prospettato un miglioramento dei rapporti con gli Stati Uniti, ma senza farsi eccessive illusioni.
Ovviamente, tra un’Europa dominata da una sorta di pazzia collettiva slegata dalla realtà e un Trump che ci espone a minori pericoli, è di gran lunga preferibile la soluzione rappresentata da Trump. Per il resto, il mondo si avvierà fisiologicamente verso un assetto multipolare, con una probabile prevalenza degli Stati Uniti, ma una prevalenza più contenuta ed equilibrata grazie a realtà nascenti come i BRICS..
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References:
NYT – U.S. STRATEGY PLAN CALLS FOR INSURING NO RIVALS DEVELOP (1992): https://www.nytimes.com/1992/03/08/wo…
America First Policy Initiative – Agenda: https://agenda.americafirstpolicy.com/
US State Department – US Relations with Taiwan (archived – 2019): https://web.archive.org/web/201906081…
NYT – The Group at the Center of Trump’s Planning for a Second Term Is One You Haven’t Heard of (America First Policy Institute, Oct. 24, 2024): https://www.nytimes.com/2024/10/24/us…
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