Elon Musk ha condiviso su X un video che ritrae un giglio che sboccia, accompagnato dalla frase: “Liberare il popolo dall’oppressione del governo”. Il giglio, da sempre simbolo di rinascita, sembra voler trasmettere un messaggio di trasformazione e libertà.
Freeing the people from government oppression https://t.co/Dx5TnP6tDV
— Elon Musk (@elonmusk) November 22, 2024
Poco meno di 48 ore dopo, Donald Trump ha pubblicato su X un’immagine di una bandiera americana strappata, condivisa tramite il suo account “Truth Social” (visualizza il post).
— Donald J. Trump Posts From His Truth Social (@TrumpDailyPosts) November 24, 2024
Verità Vs. Neolingua
Mentre Musk e Trump lanciano simbolici messaggi di cambiamento, Mark Rutte, Segretario Generale della NATO, si è precipitato in Florida per incontrare Donald Trump. Ufficialmente, l’incontro verteva sulle “sfide alla sicurezza globale”. Di fatto, è un tentativo di rassicurare un’Europa in allarme per la possibile riduzione del supporto militare americano all’Ucraina.
L’establishment insiste nel definire ogni azione russa una “minaccia”, ignorando che si tratta di una reazione a decenni di provocazioni, promesse tradite e violazione di ‘linee rosse’. Anziché prevenire il conflitto, la NATO ha scelto di alimentarlo, escludendo ogni soluzione diplomatica e perpetuando una spirale di tensioni che soffoca la pace.
Personaggi come Rutte, posizionati strategicamente per esasperare le tensioni con una visione unilaterale della storia e delle relazioni internazionali, promuovono una narrativa che elude deliberatamente le responsabilità dirette dell’Alleanza. Incapace di accogliere il principio di sicurezza indivisibile richiesto dalla Russia e tradendo le promesse di non espansione della NATO verso est, l’Alleanza ha scelto politiche che, anziché prevenire il conflitto, hanno demolito ogni prospettiva di stabilità duratura.
Il Giglio e la Bandiera Strappata: i simboli della resistenza contro il Deep State e la cupola oligarchica
Mentre Elon Musk e Donald Trump lanciano i loro messaggi simbolici – un giglio in fiore e una bandiera americana strappata – che evocano la liberazione del popolo americano dall’oppressione del Deep State, l’establishment europeo non resta a guardare. In un copione che sembra scritto dalla burocrazia grigia del complesso militare-industriale, Mark Rutte, neo-Segretario Generale della NATO, si è affrettato a volare in Florida per incontrare Donald Trump.
L’incontro, presentato come un confronto sulle sfide della sicurezza globale, sa più di una mossa disperata per salvare il controllo dell’oligarchia europea su un sistema ormai incapace di giustificare la propria esistenza. Non è un caso che Rutte, noto per il suo fervente atlantismo e la sua retorica anti-russa, sia stato scelto per guidare l’Alleanza proprio ora, in un momento in cui il vento del cambiamento soffia forte.
Rutte, l’uomo giusto per continuare lo status quo del disastro
DDa Primo Ministro olandese, Rutte ha trasformato la sua ostilità verso la Russia in un pilastro della sua politica estera, privilegiando le ideologie rispetto alle reali esigenze del suo paese. Questa visione, scollegata dai bisogni concreti degli olandesi, gli è costata la fiducia dei cittadini e, infine, la sconfitta elettorale. Ora, da Segretario Generale della NATO, la sua missione sembra ricalcare la stessa linea: mantenere in vita una macchina bellica che prospera sui conflitti, riducendo l’Europa al ruolo di vassallo del complesso militare-industriale.
Durante la sua recente visita alla Premier Giorgia Meloni, Rutte non si è limitato a ringraziare l’Italia per il suo “impegno” nell’aumentare la spesa militare, ma ha apertamente applaudito i tagli devastanti a sanità, istruzione e welfare che finanziano questa corsa al riarmo. Ha dichiarato:
“La NATO sta rafforzando le proprie capacità industriali. Produciamo più proiettili, navi e missili di quanti non ne abbiamo mai prodotti. Ma serve di più. Sono lieto che l’Italia investirà 8,2 miliardi di euro in carri armati e forze di terra. Tutti gli alleati devono fare lo stesso.”
Parole che suonano come un manifesto del capitalismo bellico: creare minacce per giustificare la propria esistenza, mentre i popoli europei si impoveriscono sotto il peso di governi che non servono più gli interessi dei cittadini, ma quelli di una cupola oligarchica non eletta.
La macchina NATO: un mostro che si autoalimenta
La NATO di oggi non è più un’alleanza difensiva, ma una creatura che si autoalimenta. È evidente che l’obiettivo non è la sicurezza dell’Europa o la pace, ma il perpetuarsi di un sistema che produce profitti per pochi e miseria per molti. Ogni incontro, ogni dichiarazione di Rutte non è altro che un tentativo di mantenere questa macchina ben oliata in ambiente instabile.
Eppure, proprio mentre l’oligarchia si arrocca, segnali di cambiamento iniziano a emergere. I tweet di Musk e Trump, ormai liberi dall’urgenza elettorale, continuano a risuonare come un richiamo al risveglio. La loro narrativa – per quanto simbolica – tocca corde profonde in un’America e in un’Europa stanche di essere governate da tecnocrati e burocrati privi di visione.
L’ombra della Provvidenza?
Forse Rutte crede davvero di poter mantenere la NATO sulla rotta del caos controllato. Ma la storia ha dimostrato che le macchine create per dominare possono essere fermate, spesso dall’azione imprevedibile degli uomini. Musk e Trump sembrano essersi posti come catalizzatori di un cambiamento che potrebbe ridefinire l’equilibrio di potere, non solo negli Stati Uniti, ma anche in Europa.
“Attraverso gli uomini, la Provvidenza opera.”
Se questi segnali non sono un inganno, allora il compito di Rutte sarà più arduo del previsto. Potrebbe scoprire che, nonostante i suoi sforzi, gli interessi dei popoli finiranno per prevalere, almeno in parte. Perché anche nel cuore di un sistema che sembra invincibile, il desiderio di libertà e giustizia non si spegne mai del tutto.
Trump non è la Provvidenza, né possiamo aspettarci che realizzi tutto ciò che desideriamo. Come ogni uomo, incontrerà ostacoli enormi e commetterà errori di valutazione. Tuttavia, in questo momento, abbiamo bisogno di un piccolo passo che rompa l’immobilismo delle forze del male che da troppo tempo prevalgono sul bene. Dopo il cambiamento radicale portato da Cristo nella storia, la Provvidenza opera spesso attraverso passi modesti, ma carichi di una forza simbolica capace di risuonare come un diapason, in armonia con la nostra vera vocazione. Trump non sarà la Provvidenza, ma potrebbe rappresentare un passo decisivo per spezzare questo stallo e offrire un’opportunità di riscatto in un tempo in cui le forze in campo sembrano paralizzare la maggior parte degli uomini.