USA

Trump punta a smantellare il cosiddetto “deep state”

Con le nuove nomine ai vertici dell’amministrazione statunitense, emergono figure controverse, come il segretario di Stato Rubio, accanto a personalità di grande impatto strategico.

Se Trump optasse per una politica estera più aggressiva, con un focus su Cina e Iran piuttosto che sulla Russia, diverse figure chiave sarebbero coinvolte in questa direzione. Tra le nomine di spicco troviamo Rubio, Waltz, il futuro direttore della CIA Ratcliffe, l’ambasciatrice all’ONU Stefanik, l’inviato in Medio Oriente Witkoff (amico personale di Trump) e l’ambasciatore in Israele Huckabee, tutte personalità allineate con questo nuovo orientamento.

Altre nomine sembrano mirate proprio a destabilizzare il “deep state”: sul fronte interno, Trump punta infatti su figure destinate a catturare l’attenzione pubblica e ad avere un impatto dirompente, con l’obiettivo di ridimensionare radicalmente le strutture consolidate del potere.

Vediamo chi occuperà alcuni posti chiave dal lato interno:

Department of Government Efficiency (DOGE): Trump annuncia la creazione di un nuovo dipartimento, il “Department of Government Efficiency” (DOGE), che sarà guidato da Elon Musk e Vivek Ramaswamy. La sigla DOGE richiama un noto meme e la criptovaluta Dogecoin, ispirata a un cane Shiba Inu. Questo dipartimento punta a ridurre le spese federali di almeno 2 trilioni di dollari attraverso misure drastiche, tra cui una “classifica delle spese più insensate dei fondi dei contribuenti,” che Musk intende rendere pubblica tramite un reality show. Anche Ramaswamy propone riforme radicali, come l’abolizione del Dipartimento dell’Istruzione, dell’FBI e di altre agenzie federali. Trump ha fissato la scadenza per queste riforme al 4 luglio 2026, anniversario dei 250 anni degli Stati Uniti, dichiarando:

“Un governo più snello ed efficiente sarebbe il regalo perfetto per l’America in occasione del 250º anniversario della Dichiarazione d’Indipendenza.”

Riforma del Pentagono: Trump ha designato Pete Hegseth, presentatore di Fox News ed ex maggiore dell’esercito, per rivedere i vertici militari come segretario alla Difesa. Questa scelta ha suscitato critiche da parte di veterani e politici che lo considerano una figura politicizzata e priva di esperienza adeguata.

Il Piano di Hegseth: Pete Hegseth ha illustrato in numerose interviste e podcast un “assalto frontale” per ristrutturare il Dipartimento della Difesa, puntando a licenziare molti generali “ideologizzati,” a limitare il numero di donne in alcune posizioni di combattimento, a eliminare obiettivi di diversità e a ristabilire il potere degli Stati Uniti come leader mondiale attraverso la “minaccia reale della forza”.

Riforma dell’intelligence nazionale: Trump ha nominato Tulsi Gabbard, ex deputata e commentatrice di Fox News, nota per le sue critiche alla politica estera statunitense e le posizioni non convenzionali su Russia, Ucraina e Medio Oriente. Gabbard è stata spesso in contrasto con l’establishment, opponendosi all’interventismo degli Stati Uniti in Siria e altre aree strategiche. Trump ha promesso una revisione completa dei dipartimenti di sicurezza e intelligence per eliminare gli elementi corrotti e politicizzati.

Nonostante le critiche alla sua nomina, che hanno suscitato reazioni sia a livello nazionale che internazionale, alcune azioni suggeriscono un ripensamento della sua figura. Il Centro ucraino per il contrasto alla disinformazione, ad esempio, ha cancellato i post in cui accusava Gabbard di essere un’agente filo-russa. John Brennan, ex direttore della CIA e figura chiave del Russiagate, ha definito Gabbard inadeguata per il ruolo, fornendo involontariamente nuovi argomenti in suo favore agli occhi di molti sostenitori di Trump.

Gabbard è stata allontanata dal Partito Democratico proprio per le sue critiche alle guerre sostenute dall’establishment, guadagnandosi il favore di coloro che desiderano una politica estera meno interventista.

Riforma delle forze dell’ordine: Per il riassetto delle forze dell’ordine, Trump ha selezionato Matt Gaetz, noto deputato di destra, critico feroce dello status quo e con legami con gruppi come i Proud Boys. Gaetz, già al centro di scandali riguardanti presunti abusi sessuali, ha provocato reazioni forti sia nei repubblicani sia nei democratici.

Il Daily Mail ha riportato che la possibile nomina di Gaetz come futuro procuratore generale ha riaperto vecchi scandali. Nel 2021, uno dei suoi conoscenti fu accusato di organizzare incontri tra escort e politici locali, tra cui una ragazza di 17 anni. Sebbene Gaetz fosse sospettato di aver avuto rapporti con lei, le accuse sono state archiviate. Gaetz ha definito l’indagine una manovra politica del Dipartimento di Giustizia sotto l’amministrazione Biden e ha ipotizzato che fosse stata orchestrata una “trappola” per rimuoverlo. Durante il caso, sarebbe emerso che a Gaetz fu proposto di bloccare l’inchiesta in cambio di sostegno a un’operazione per liberare la spia americana Robert Levinson dall’Iran. Gli furono anche richiesti 25 milioni di dollari per “risolvere” la questione, coinvolgendo presunti agenti del Dipartimento di Giustizia e dell’FBI. Gaetz rese pubblica la richiesta, l’operazione fallì, e Levinson perse la vita in prigione.

Gaetz si descrive come il deputato “più indagato” di Washington, sostenendo che le numerose indagini non abbiano mai portato a condanne, e vede questi attacchi come ritorsioni per la sua ferma opposizione sia all’establishment che agli aiuti statunitensi per l’Ucraina. La sua posizione di resistenza lo ha trasformato in una figura influente tra i sostenitori di destra, e ora la possibilità che diventi procuratore generale spaventa molti a Washington, preoccupati per le possibili ritorsioni che potrebbe portare avanti.

Durante il mandato, Gaetz ha anche preso posizione contro l’invio di fondi a Kiev, votando contro ogni proposta di aiuto all’Ucraina, anche quando sostenuta dai repubblicani. Quando Zelensky si è presentato al Congresso, Gaetz e la deputata Lauren Boebert furono gli unici a non applaudire il presidente ucraino.

Con queste ed altre nomine, Trump sembra determinato a scuotere radicalmente l’attuale sistema. Pur tra numerose critiche, è evidente che, per quanto complesso, è essenziale avviare un cambiamento significativo che possa porre fine a politiche bellicose. Inoltre, bisogna considerare che, senza l’appoggio di figure controverse e dallo stile diretto, le possibilità di smantellare il cosiddetto “deep state” sarebbero minime.

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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