Trump xenofobo ed Obama buon samaritano?

 di Patrizio Ricci

Per Trump, la minaccia esistenziale per l’Occidente non viene più da un esercito russo desideroso di invadere l’Europa attraverso la Polonia e la Germania. Per Trump, “la minaccia esistenziale per l’Occidente sono i popoli del Maghreb, del Medio Oriente, e della zona sub-Sahara, che si stanno muovendo inesorabilmente verso il Mediterraneo, arrivando a occupare i posti lasciati vuoti da un’Europa che invecchia e muore, le cui popolazioni native continuano costantemente a ridursi”. (American Conservative).
Questa posizione non è compresa da molti. Conosciamo molto bene il clima di ostilità che si è creato e che viene alimentato dai media contro il neopresidente. Basti vedere le marifestazioni di protesta  “Women’s in march” di domani. Partecipano tutti imarginalizzati – dicono gli organizzatori – comprese le donne saudite che evidentemente vorrebbero insegnare i diritti agli americani. E’ inutile negare che i media mainstream semplificano, sono faziosi, la propaganda continua e le distorsioni diventano di uso comune. Trump costruirà un muro al confine con il Messico, dicono: poco importa se il muro c’è già e l’ha costruito Clinton.

Quindi la xenofobia sarà uno dei facili argomenti per cavalcare la protesta contro Trump. Ed il movimento messo su grazie ai milioni di dollari dati da Soros e dalle lobby continueranno ad inscenare proteste. Fino a che punto si spingeranno lo vedremo. Certo è che queste forze hanno i mezzi e le persone al posto giusto per esercitare una forte pressione: si auspicano che Trump si allinei, che cambi rotta. I più ‘moderati’ auspicano che almeno governando, metta ‘finalmente’ la testa a posto, ossia diventi più ‘istituzionale’.
Dalla parte dei detrattori tutti i poteri forti, le lobby, la grande finanza, i leader europei ad ogni livello, i media mainstream, addirittura la Cia: il direttore dell’agenzia ha detto in pubblico al comandante in capo “di tenere la bocca chiusa”. Sembrano tutti afflitti, intimoriti che possa accadere un cambiamento in discontinuità con il passato.

Sono molti quelli che si aspettano che si allinei. Naturalmente non la classe media, i cristiani e gli evangelisti americani, tutti quelli che hanno votato Trump. A questo punto molti obietteranno che anche il Papa è contro Trump; l’anno scorso in febbraio dall’aereo che lo riportava dal Messico in Italia, ha detto: “Una persona che pensa solo a costruire muri” e “non a costruire ponti, non è cristiano“. Ma è ovvio che la posizione è travisata: il Santo Padre non ha detto mai  di fare elemosina e fare il bucato alle coscienze.  Questo ovviamente è un esempio da manuale di travisamento. Papa Francesco era in Messico in mezzo ai campi minati dell’elezione: qualsiasi cosa avesse detto sarebbe stata usata ed abusata, alla pari a quel ” ma io chi sono per giudicare”, diventato ai più, famoso più delle encicliche.
La Chiesa ed Papa Francesco hanno sempre detto che bisogna aiutare il bisogno concreto ma che è altrettanto urgente indicare le responsabilità e le cause di ciò che accade per costruire meglio la casa. La Chiesa continuamente dice di aprire le porte al bisogno ma nello stesso tempi dice di rimuovere le cause delle miserie e delle ingiustizie: purtroppo è questa la parte del messaggio che non piace e che perciò cade nell’oblio.

Sarebbe bello che simili manifestazioni e che tanta capacità di mobilitazione si rivolgesse anche per un mondo che cade in pezzi soprattutto per le guerre e per le persecuzioni religiose. Purtroppo verso Obama che ha messo l’Africa ed il Medioriente in fiamme, che ha sovvenzionato terroristi di ogni risma e quasi cancellato interi paesi dalla faccia della terra, tutto tace.

 

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