Turchia: “gli Stati Uniti non fanno nulla contro l’ISIS”

Dal settimanale tedesco Die Zeit, il primo ministro turco Binali Yıldırım (presidente del partito AKP al potere) fa notare che “Il governo di Washington dovrebbe agire contro la milizia terrorista ma in realtà, non fa niente“. “Gli Stati Uniti  da anni non si impegnano a sufficienza”,  dice. Poi, si rivolge a Trump e chiede di fare in modo di  invertire la rotta “ponendo fine a questa disgrazia“.

In realtà ciò che Binali Yildirim dice,  non è nient’altro che il segreto di pulcinella. La verità è che gli USA hanno operato sempre fatto in modo di non logorare eccessivamente  il Califfato perché forniva un aiuto insperato a Washington alle proprie politiche regionali.

In altri termini l’ISIS è stato utile  ‘utile’ all’attuale amministrazione USA per indebolire spregiudicatamente le attuali leadership irachena e siriana.  Gli USA non solo non si impegnano a sufficienza ma a volte hanno attaccato direttamente le governative siriane (Deir Ezzor), favorendo l’ISIS.  Per questo, il primo ministro turco dice il vero: la più grande potenza militare del mondo (supportata da decine di altri paesi), non è riuscita in anni di lotta ad infliggere grandi perdite all’ISIS perché non si è mai impegnata a fondo.

Ma se è vero che – come dice Binali Yildirim –  “i governi di Washington e Ankara perseguono diverse strategie” è anche vero che la Turchia ha anch’essa i propri scheletri nell’armadio, anzi ce ne ha parecchi: Ankara non solo fino a pochi mesi fa non ha fatto nulla contro ISIS ma l’ha supportato logisticamente ed ha lucrato per lungo tempo sul petrolio che lo Stato Islamico gli vendeva a prezzi di ‘favore’. Tuttavia, giornalisti e addirittura magistrati che hanno denunciato questa evidenza sono stati zittiti con il carcere o sono stati vittime di ‘strani’ incidenti. Naturalmente i media mainstream europei hanno fatto sponda alla falsificazione delle notizie operata dalla Turchia come oggi non danno alcun risalto al breve articolo del Die Zeit.

Quindi, la svolta ad ‘U’ della Turchia è stata compiuta solo recentemente: in un primo tempo, l’esercito turco è entrato in Siria soprattutto per impedire la nascita di uno stato curdo al nord della Siria. Solo la perdita di fiducia verso l’occidente per il tentato golpe, ha fatto lentamente riposizionare Ankara su posizioni più vicine alla Russia. Così, dopo la formazione del terzetto Russia – Turchia – Iran,  la Turchia pur foraggiando ancora le proprie milizie in Siria, ha promesso che non attaccherà più Aleppo ed ha accettato di fare sforzi per una de-escalation del conflitto. E’ significativo che pochi giorni fa, in soccorso alle forze turche in difficoltà sulla linea di fuoco con Isis ad al Abab (a nord di Aleppo), siano arrivati gli aerei russi e non quelli americani. Tale episodio e gli attriti in corso hanno portato la Turchia a mettere in discussione la disponibilità della propria base di Incirlik se gli USA non forniranno il sostegno aereo necessario alle forze di Ankara impegnate in Siria.

Patrizio Ricci – LPL News 24

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Nota a margine:
In realtà quanto riferito dal leader turco, è ammesso anche dagli USA:

nel video alla domanda del noto giornalista Mehdi Hasan: Una “decisione deliberata” sostenere ribelli che erano costituiti da salafiti, da Al Qaeda e dai Fratelli Musulmani?

Lex direttore della DIA gen. Michael T. Flynn risponde: “La decisione deliberata di fare quello che stanno facendo!”.

E “Stabilire un Principato salafita in Siria”, facilitare la nascita di uno Stato islamico , al fine di isolare il regime siriano” è ciò che espressamente è descritto in un rapporto del 2012 della DIA , ora declassificato che chiarisce le parole del gen Flyn. Il documento dice chiaramente che l’occidente e gli stati del golfo e la Turhia devono supportare la possibilità di stabilire un dichiarato o non dichiarato principato salafita nell’est della Siria , (Hasaka e Der Zor ), allo scopo di far cadere ‘il regime siriano’.

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