In data 21 marzo le autorità ucraine hanno respinto definitivamente le recenti proposte russe per la normalizzazione della crisi nell’area del Donbass.
L’ultimo passo che la Russia aveva fatto, è consistito in una proposta descritta in una lettera del 24 marzo 2021, scritta da Dmitry Kozak, vice capo dell’amministrazione presidenziale russa.
La suddetta proposta era stata indirizzata ai rappresentanti dei paesi de i negoziati di “Normandy Four”. Nella lettera, Dmitry Kozak, sottolineava il rifiuto di Kiev di attuare pienamente gli accordi volti a porre fine al conflitto nel Donbass.
Secondo Kozak, nella conferenza online di consiglieri politici e rappresentanti dei Ministeri degli Affari Esteri dei paesi ‘formato Normandia’, Mosca, Berlino e Parigi hanno dichiarato e “preso atto” delle intenzioni delle autorità ucraine di abbandonare i loro obblighi di abbandonare l’attacco e azioni offensive nell’Ucraina sudorientale.
Per sbloccare la situazione e riprendere i negoziati, il rappresentante russo aveva anche suggerito che Berlino e Parigi pretendessero da Kiev di dare una posizione scritta sull’osservanza del progetto franco-tedesco “Punto chiave per l’attuazione degli accordi di Minsk” e sulle proposte di Mosca a questo documento”. Insomma una dichiarazione di impegni precisa.
Precedentemente, Kiev ha sempre tergiversato e – nonostante estenuanti riunioni – non ha mai attuato i protocolli sottoscritti, né attuato quando previsto nelle intese sottoscritte (Minsk 2).
Successivamente alla lettera di Dmitry Kozak, Kiev ha proceduto ad imporre sanzioni contro la Russia e contro la Crimea, incluse alcune particolarmente inique, come sanzionare una casa di riposo che si trova in Crimea.
In proposito l’Istituto di Sicurezza Internazionale Luiss, riferisce:
Il regime sanzionatorio è stato sottoscritto attraverso un decreto approvato dal governo di Kiev. Ai sensi del documento, le misure restrittive, della durata di 3 anni, sono state applicate a una pluralità di mass media russi, alle società bielorusse Life Group ed Emki Cosmetics Group, a 23 funzionari russi e a 3 deputati francesi. L’elenco, che include 82 società, comprende anche la casa di riposo Pribrezhny e lo stabilimento Massandra in Crimea.
Anche l’Unione Europea ha più volte sanzionato Mosca per una pluralità di motivi, a volte molto opinabili. Le sanzioni europee, comminate in varie soluzioni, si sono aggiunte a quelle statunitensi. Queste ultime comprendono addirittura anche ”il sospetto di uso di armi chimiche e biologiche” anche in mancanza di qualsiasi evidenza in tal senso.
La pietra tombale sulla speranza di una soluzione diplomatica
Probabilmente la pietra tombale sulla speranza di una soluzione diplomatica delle controversie, si è materializzata il 24 di marzo, quando il presidente ucraino Zelensky, con il decreto 117 del 24 marzo (vedi qui), non solo ha reclamato la discrezionalità di riprendersi il Donbass con la forza come e quando vuole, ma ha anche incluso in questo diritto il fatto di riprendersi la Crimea che la Russia considera come una repubblica della Federazione Russa.
E’ da evidenziare che questo decreto dimostra non solo che il governo ucraino ha bluffato finora sulla propria volontà di usare la diplomazia per risolvere le controversie sul Donbass , ma ha anche detto chiaramente che presto o tardi non solo effettuerà un attacco con tutte le proprie forze in Donbass, ma anche in Crimea.
A peggiorare ancor di più lo scenario, sono subentrati gli Stati Unit che con Biden hanno mutato approccio sulla Crimea. Infatti c’è stata una completa inversione su questo argomento: mentre Pompeo con Trump aveva scoraggiato tentativi ulteriori tesi ad riottenere la penisola (vedi: “… non insistete sulla Crimea, è perduta“), ora l’amministrazione Biden non solo sta appoggiando tutte le pretese ucraine, ma ha anche promesso il proprio sostegno. Infatti in una recente telefonata, trascritta e resa pubblica Biden, ha promesso di sostenere l’Ucraina negli sforzi per riprendersi il Donbass e la Crimea.
Per far questo Washington conta sulla Nato. Il piano è di coinvolgere i paesi della Nato in una possibile escalation regionale con la Russia, come se l’Europa fosse l’avanguardia statunitense oltremare, sacrificabile come ‘cuscinetto’, in un eventuale conflitto per procura a tutto campo.
Come già segnalato, attualmente la Russia sta convergendo verso la frontiera con l’Ucraina, ingenti forze. Queste forze seguono il dislocamento sulla linea di contatto con il Donbass di altrettante forze di Kiev, molte delle quali dotate di armi non consentite dagli accordi sottoscritti.
@vietatoparlare