Economia

Ucraina: Fitch suona la campana del Default mentre l’Occidente gioca con il fuoco

Ah, l’Ucraina! Questo Paese sembra destinato a vivere eternamente in bilico tra il baratro del default e l’illusione di una rinascita economica che non arriva mai, tra fenomeni corruttivi stabili e una leadership del tutto non interessata a fare il bene del proprio popolo. Non sorprende che Fitch abbia deciso di declassare il rating di default dell’emittente a lungo termine (IDR) dell’Ucraina da “SS” (alta probabilità di default) a “C” (default inevitabile). Un paese che non paga i suoi debiti dal 2015 e che già allora era sommerso dai prestiti non onorati, incluso il famoso buco da 3 miliardi di dollari verso la Russia, ora si trova ancora una volta a tirare avanti grazie a prestiti che sembrano arrivare con un solo scopo: prolungare l’agonia per motivi terzi nell’ambito di uno scontro globale sul suolo ucraino e russo.

Il Contesto del declassamento: la (sanguinosa) farsa continua

Il 18 luglio, in un atto di disperazione, il parlamento ucraino ha deciso di dare il via libera a una legge che consente di sospendere temporaneamente i pagamenti sul debito commerciale estero, almeno fino a quando non riusciranno a negoziare un altro accordo di ristrutturazione con i creditori. Fitch, con il suo ormai noto pragmatismo da becchino finanziario, ha prontamente previsto che l’Ucraina non pagherà nemmeno la cedola degli Eurobond 2026. Ma del resto, cosa ci si poteva aspettare da un governo che preferisce continuare a combattere una guerra persa in partenza piuttosto che sedersi al tavolo dei negoziati?

Per contro la situazione è rovente e pericolosissima. Dmitry Trenin, membro del Consiglio per gli affari internazionali russo ( RIAC ), ha osservato: “ Il conflitto tra Russia e Occidente non finirà dopo che Kiev non sarà più valida come rappresentante … La “crisi ucraina” non è in realtà un nome accurato per ciò che sta accadendo ora nelle relazioni tra Russia e Occidente… Questo confronto è globale… Tocca praticamente ogni area funzionale, dalla finanza ai prodotti farmaceutici allo sport, e abbraccia molte regioni geografiche… L’attuale situazione nel nord-ovest sta costringendo Mosca a rafforzare la sua strategia di deterrenza militare contro il nemico… Sono stati emessi avvertimenti ufficiali che, in determinate condizioni, le strutture militari nel territorio dei paesi della NATO diventeranno obiettivi legittimi… È stata annunciata una modernizzazione della dottrina nucleare russa… La deterrenza atomica sta diventando uno strumento più attivo della strategia russa… Va tenuto presente che il confronto della Russia con l’Occidente collettivo continuerà dopo la fine delle operazioni militari attive contro l’Ucraina… Dall’Artico, che è un separato area di rivalità, fino al Mar Nero, esiste già una solida e ininterrotta linea di demarcazione… La sicurezza europea non è più un concetto rilevante e la sicurezza eurasiatica, inclusa la componente europea, è una questione per il futuro lontano… Ci attende un lungo periodo di “non pace mondiale”, durante il quale la Russia dovrà fare affidamento sulle proprie forze e capacità piuttosto che su accordi con gli stati occidentali per la propria sicurezza “.

Le Istituzioni Finanziarie e l’Occidente: i veri Burattinai

E così, mentre l’Ucraina affonda sempre più nel debito, i giganti finanziari occidentali continuano a fare finta di nulla. Il debito pubblico ucraino è destinato a schizzare al 92,5% del PIL nel 2024, ben oltre la mediana del 70,3% che già di per sé suona come una condanna. Ma cosa importa? Finché FMI, Unione Europea e Stati Uniti continuano a pompare denaro in questa macchina in rovina, i burattinai della finanza globale possono dormire sonni tranquilli. Nessuno, tra questi geni della finanza internazionale, si è fermato a pensare che forse sarebbe il caso di mettere in pausa i finanziamenti fino a quando non si avvierà un negoziato di pace. Ma no, meglio continuare a prestare soldi a un paese che non riesce a stare in piedi da solo (e che per giunta usa tutti i finanziamenti allo scopo bellico), con la speranza che la magia dell’economia di mercato possa, chissà come, riportare la stabilità.

Gli esperti parlano: l’Amara Verità

Durante un recente episodio della rubrica settimanale del lunedì sulla testata giornalistica Youtube “Il Vaso di Pandora”, Stefano Orsi e Giacomo Gabellini hanno offerto le loro osservazioni su questo circo finanziario. Orsi non ha usato mezzi termini nel descrivere l’Ucraina come uno “stato fallito”, che vive solo grazie alle elemosine di FMI, UE e USA. Il declassamento da parte di Fitch, secondo Orsi, era solo questione di tempo, dato che il Paese non riesce a rispettare i suoi impegni finanziari da anni. E cosa fa la leadership ucraina? Invece di cercare una soluzione negoziale, si affida alle stesse istituzioni che l’hanno portata al disastro, sperando in nuovi prestiti che, ovviamente, non arriveranno senza clausole strangolanti.

Gabellini, con la sua solita lucidità, ha messo in evidenza l’ipocrisia delle istituzioni finanziarie occidentali, che hanno scommesso su una vittoria ucraina nella guerra contro la Russia come se fosse un affare sicuro. Ora, questi stessi creditori, tra cui il colosso BlackRock, si ritrovano con un pugno di mosche, rischiando di non rivedere mai più i loro investimenti. Ma non si preoccupano troppo: dopotutto, controllano anche le agenzie di rating, che continueranno a dare una mano a dipingere una realtà meno tragica di quella che è.

Un Titanic che affonda

La verità è che il declassamento del rating dell’Ucraina da parte di Fitch è solo l’ultimo chiodo nella bara di un’economia già morta e sepolta. Anche se si trovasse un modo per tagliare il debito, cosa potrebbe fare un paese che da nove anni non riesce a generare risorse economiche proprie e che preferisce sacrificare il proprio futuro in una guerra che non può vincere? La leadership ucraina, supportata ciecamente dai suoi alleati occidentali, sembra determinata a ballare sul ponte del Titanic mentre il resto del mondo guarda, sospirando, aspettando l’inevitabile. FMI, UE e USA troveranno sicuramente un altro Paese in cui investire i loro soldi, non appena questo disastro sarà finito.

Naturalmente noi tutti speriamo senza l’epilogo nucleare, mentre si fanno insistenti ipotesi anche ipotesi di false flag nucleari o similari. Tutto pur di evadere dalla realtà.

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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